
Il 26 luglio prenderà il via a Parigi la 33ma edizione dei Giochi Olimpici estivi, che segnano il ritorno dei cinque cerchi nella capitale francese dopo un secolo esatto, in Europa dopo dodici anni (Londra 2012) e la ripresa della regolare scadenza quadriennale, dopo la dolorosa eccezione di Tokyo a causa della pandemia.
Terza ed ultima puntata del nostro viaggio nel tempo per ricostruire i fatti principali delle precedenti trentadue edizioni dei Giochi Olimpici. Siamo ormai in piena epoca contemporanea, e nelle Olimpiadi compaiono quindi gli elementi dello sport degli ultimi anni: dalla pandemia al doping, dal business ai campioni più “mass mediatici” della storia.
7- DA SEOUL 1988 A SYDNEY 2000
XXIV Olimpiade, Seoul (KOR), 17 settembre – 2 ottobre 1988
Atleti: 8.454 (2.202 donne), 253 Italiani
Nazioni: 159
Gare: 237
Dichiarazione d’apertura: presidente della Repubblica della Corea del Sud Rho Tae-woo
Giuramento: Sohn Mi-na
Ultimo tedoforo: Chong Son-man
Medagliere: URSS 132, Italia 14
Alfiere italiano: Pietro Mennea
L’Olimpiade di Seoul riprende e amplifica la tendenza già manifestatasi a Los Angeles quattro anni prima, quella cioè di ammettere (finalmente) anche i professionisti alle gare. A beneficiarne immediatamente è, ad esempio, il tennis che dopo 64 anni vede al via i migliori giocatori del mondo. In omaggio alla Corea del Sud viene introdotto tra le discipline olimpiche il tennis tavolo, ma molte rappresentative avranno di che lamentarsi dell’eccessivo (in alcuni casi persino sfacciato) favore di cui godranno gli atleti coreani: uno dei casi più clamorosi capiterà al nostro pugile Vincenzo Nardiello, che dopo aver dominato l’incontro dei quarti di finale contro un atleta di casa, si vedrà togliere dai giudici la vittoria. L’evento più atteso di questi Giochi è la finale dei 100 metri piani maschili, con il canadese Ben Johnson che aspira al trono di Carl Lewis: Jonhson vincerà con un tempo strepitoso, 9”79, ma il giorno dopo verrà trovato positivo ai controlli antidoping post gara, per cui gli verranno cancellate sia la medaglia che la prestazione cronometrica. Nel volgere di pochi anni, la gara più attesa di questi Giochi si meriterà la poco piacevole definizione di “Dirtiest Race in History”, la corsa più sporca del mondo, visto che tutti i suoi partecipanti (ad eccezione di uno, Calvin Smith) verranno trovati positivi nel corso delle rispettive carriere. Ancora sul doping, sospetti (ma nulla più) si addenseranno anche sulla regina della velocità di queste Olimpiadi, la statunitense Florence Griffith Joyner, oro nei 100, 200 e nella staffetta 4×100, conditi dai primati mondiali nelle prime due gare (rispettivamente 10”49 e 21”34). I detrattori di Flo-Jo fanno notare gli impressionanti miglioramenti cronometrici fatti segnare dall’atleta nel 1988 rispetto a tutte le sue stagioni precedenti, e la decisione della Griffith di ritirarsi poche settimane dopo i Giochi certo non aiuterà a sgombrare il campo dai dubbi, ma resta il fatto che l’americana non risulterà mai positiva a nessuno dei molti controlli. Scomparirà improvvisamente nel 1998, a soli 38 anni, per una crisi epilettica che la coglierà nel sonno. Tornando ai Giochi di Seoul, merita di essere ricordato il primo oro olimpico della carriera di Sergei Bubka, allora in gara per l’URSS, nel salto con l’asta, mentre nel nuoto dominerà lo statunitense Matt Biondi, vincitore di 5 ori (50 e 100 stile libero, staffette 4×100 e 4×200 stile libero e staffetta 4×100 mista). L’Italia non brilla particolarmente, ma il suo momento di gloria arriva nell’ultimo giorno di gare, grazie al successo di Gelindo Bordin in una maratona massacrante, corsa in condizioni climatiche al limite. Ottanta anni dopo il dramma di Dorando Pietri, la maratona azzurra ha la sua rivincita.
XXV Olimpiade, Barcellona (ESP), 25 luglio –9 agosto 1992
Atleti: 9.385 (2.723 donne), 304 Italiani
Nazioni: 169
Gare: 257
Dichiarazione d’apertura: re Juan Carlos I di Spagna
Giuramento: Luis Doreste Blanco
Ultimo tedoforo: Antonio Rebollo
Medagliere: CSI 112, Italia 19
Alfiere italiano: Giuseppe Abbagnale
Per ospitare le Olimpiadi, Barcellona stanzia una cifra impressionante (9,3 miliardi di dollari): la città viene rimessa completamente a nuovo, vengono costruiti nuovi impianti, addirittura un nuovo porto, e uno splendido villaggio olimpico. Il successo la ripagherà però di tutto con gli interessi, facendola tornare ad essere una delle più belle ed efficienti città del mondo. Tra Seoul e Barcellona il mondo ha visto enormi cambiamenti geopolitici: il crollo del Muro di Berlino, la riunificazione della Germania e l’effetto domino sull’URSS, ormai dissolta. Le ex repubbliche sovietiche sfileranno sotto le loro bandiere e parteciperanno sotto l’insegna della CSI, Comunità degli Stati Indipendenti, che vincerà il medagliere. Per una Germania che torna unita bisogna però fare i conti con la frantumazione della Jugoslavia, dove è in pieno svolgimento una sanguinosa guerra civile, mentre viene riammesso il Sudafrica. La cerimonia d’apertura è emozionante, con l’ultimo tedoforo, l’arciere paraplegico Antonio Rebollo, che accende il braciere olimpico scagliando una freccia incendiaria dalla sua sedia a rotelle. Al centro della scena, stavolta, è il torneo di basket, dove gli USA schierano la squadra più forte di tutti i tempi, non a caso chiamata subito “Dream Team”, una corazzata ingiocabile che realizzerà oltre 117 punti di media a partita e che vedrà in campo, tra gli altri, leggende come Michael Jordan, Larry Bird, Magic Johnson, Charles Barkley, Scottie Pippen, Pat Ewing e David Robinson. I 100 metri vengono vinti a sorpresa dal britannico Linford Christie, mentre nel nuoto esplode la stella russa di Alexander Popov. Per l’Italia doppio oro per Giovanna Trillini, campionessa nel fioretto individuale e a squadre, e vittoria commovente della nazionale di pallanuoto, che in una finale interminabile piega i padroni di casa per 9-8, con rete decisiva di Nando Gandolfi addirittura al sesto tempo supplementare.
XXVI Olimpiade, Atlanta (USA), 20 luglio – 4 agosto 1996
Atleti: 10.328 (3.511 donne), 340 Italiani
Nazioni: 197
Gare: 271
Dichiarazione d’apertura: presidente degli Stati Uniti Bill Clinton
Giuramento: Teresa Edwards
Ultimo tedoforo: Muhammad Alì
Medagliere: USA 101, Italia 35
Alfiere italiano: Giovanna Trillini
Chi ha dato per scontato che l’Olimpiade del centenario si tenesse lì dove tutto era cominciato, ad Atene, non aveva fatto i conti con l’enorme potere, economico e mediatico, delle grandi multinazionali, potere cui neppure il CIO potrà rimanere indifferente. E così i Giochi del 1996 finiscono ad Atlanta, curiosamente sede della Coca Cola…
La cerimonia d’apertura è, come quattro anni prima, molto commovente: l’ultimo tedoforo è infatti Muhammad Ali, che accende il braciere olimpico pur mostrando al mondo gli evidenti segni del morbo di Parkinson. A Giochi iniziati scatta la paura per gli attentati, dopo che un ordigno rudimentale viene fatto esplodere durante un concerto all’Olympic Park, nella notte tra il 26 e il 27 luglio, causando un morto e un centinaio di feriti.
Quella di Atlanta sarà però, soprattutto, un’Olimpiade di grandi personaggi: nell’atletica il canadese Donovan Bailey vince l’oro stabilendo il nuovo primato mondiale, 9”84, mentre Carl Lewis, 35enne, chiude la sua gloriosa carriera vincendo l’oro nel salto in lungo. Sulla velocità lunga è il momento di Michael Johnson, campione nei 400 metri piani e nei 200, dove riuscirà anche ad abbattere, con un sensazionale 19”32, il record mondiale di Pietro Mennea stabilito nel ’79. Anche l’atletica femminile avrà il suo Johnson, nella corsa ben più elegante della francese Marie-José Perec, campionessa anche lei nei 200 e 400 metri piani. Grandi campioni tra i professionisti iscrivono finalmente il loro nome anche nell’albo d’oro olimpico: è il caso di Miguel Indurain (vincitore di 5 Tour de France consecutivi) che si impone nella cronometro di ciclismo, e di Andre Agassi, che vince il torneo di singolare maschile nel tennis. L’Italia offre una prova superlativa, conquistando quasi il doppio delle medaglie rispetto a Barcellona, malgrado la cocente delusione della pallavolo maschile, dove la squadra guidata da Julio Velasco, dominatrice della scena mondiale ormai da anni, viene sconfitta in finale dall’Olanda al quinto set. Juri Chechi è il re degli anelli nella ginnastica, Antonio Rossi vince due ori nella canoa (il secondo in coppia con Scarpa), Paola Pezzo è la prima campionessa di una nuova disciplina, la mountain bike. A loro si aggiungono le conferme della vecchia guardia dell’atletica leggera, come Andrei, Cova e Dorio.
XXVII Olimpiade, Sydney (AUS), 13 settembre – 1 ottobre 2000
Atleti: 10.647 (4.068 donne), 361 Italiani
Nazioni: 200
Gare: 300
Dichiarazione d’apertura: governatore generale dell’Australia William Deane
Giuramento: Rechelle Hawkes
Ultimo tedoforo: Cathy Freeman
Medagliere: USA 97, Italia 34
Alfiere italiano: Carlton Myers
Dopo tanti boicottaggi e separazioni, le Olimpiadi di Sydney sono finalmente i Giochi della riappacificazione: la Germania è ormai una sola, la Russia e tutte le repubbliche ex sovietiche hanno trovato un loro equilibrio, il Sudafrica è ormai a tutti gli effetti riammesso nello sport mondiale e perfino le due Coree sfilano unite sotto un’unica bandiera. Il braciere olimpico viene acceso dall’aborigena Cathy Freeman, scelta come simbolo dell’uguaglianza razziale, che sarà poi splendida vincitrice dei 400 metri piani. Proprio nell’atletica femminile si ha la stella (o almeno presunta tale, all’epoca) di questi Giochi, la sprinter statunitense Marion Jones, vincitrice di 3 ori e 2 bronzi, medaglie che le saranno però tolte nel 2007, quando ammetterà di aver assunto sostanze dopanti. Meglio guardare al nuoto, allora, dove l’australiano Ian Thorpe e l’olandese Peter Van den Hoogenband dominano la scena: il primo vincerà 3 ori e un argento, il secondo 2 ori ma si toglierà la soddisfazione di battere il rivale nella finale dei 200 stile libero. Il nuoto parlerà anche italiano, grazie a Massimiliano Rosolino (oro nei 200 misti, argento nei 400 stile libero e bronzo nei 200 stile libero) e a Domenico Fioravanti, vincitore di 2 ori nei 100 e 200 metri rana. Dalla scherma arriva la consueta messe di medaglie: Valentina Vezzali è oro nel fioretto, sia individuale che a squadre, così come d’oro è la squadra di spada maschile. Di eccezionale significato tecnico e umano, per la vicenda personale che lo contraddistingue, è la vittoria di Maddaloni nel judo. Da segnalare, infine, la seconda vittoria consecutiva di una nazionale africana nel torneo di calcio, dopo la Nigeria a Barcellona, ora è la volta del Camerun.
8- DA ATENE 2004 A LONDRA 2012
XXVIII Olimpiade, Atene (GRE), 13 – 29 agosto 2004
Atleti: 10.558 (4.301 donne), 364 Italiani
Nazioni: 201
Gare: 301
Dichiarazione d’apertura: presidente della Repubblica greca Kostis Stefanopoulos
Giuramento: Zoi Dimoschaki
Ultimo tedoforo: Nikolaos Kaklamanakis
Medagliere: USA 102, Italia 32
Alfiere italiano: Juri Chechi
Otto anni dopo la beffa di Atlanta, e facendo proprio leva sul torto subito, Atene si riprende i Giochi, organizzando un’edizione splendida, sia sotto il punto di vista sportivo che sotto quello politico. Per rendere possibile tutto questo, la Grecia spenderà una cifra enorme (circa 35 miliardi di euro) per rendere Atene e i suoi impianti all’altezza dell’evento, una spesa pazzesca che, secondo molti analisti, sarà il punto iniziale della crisi economica che la colpirà negli anni a seguire. I Giochi, comunque, saranno un successo sensazionale: dalla splendida cerimonia d’apertura (alla presenza di ben 95 capi di stato, con le Coree unite) fino all’ultima gara, la maratona, vinta dal nostro Stefano Baldini dopo una corsa disputata sullo storico percorso da Maratona ad Atene. L’unico vero momento di imbarazzo la Grecia lo vive per colpa di due delle sue stelle più attese, Kenteris e Thanou, rispettivamente campione nei 200 metri piani e vicecampionessa nei 100 a Sydney, che prima delle gare simulano un incidente stradale per evitare un controllo antidoping. I grandi protagonisti di questi Giochi, invece, si chiamano El Guerrouj, mezzofondista marocchino oro nei 1500 e nei 5000 metri, e Phelps, nuotatore statunitense che fallisce per un solo oro il record di 7 fatto segnare da Spitz a Monaco nel ’72, fermandosi a 6. È un’ottima edizione anche per l’Italia che conquista 32 medaglie e che, al di là dello storico successo di Baldini, lancia nuovi e promettenti campioni: Cassina vince un sensazionale oro alla sbarra nella ginnastica, Brugnetti trionfa nella 20 km di marcia, Montano è oro nella sciabola individuale e la Pellegrini si impone all’attenzione del nuoto mondiale conquistando l’argento nei 200 stile libero. Grandi soddisfazioni anche dalle nazionali azzurre negli sport di squadra: il “Setterosa” vince l’oro, mentre basket e volley maschile sono d’argento e il calcio torna a medaglia dopo 70 anni centrando un insperato bronzo.
XXIX Olimpiade, Pechino (CHN), 8 – 24 agosto 2008
Atleti: 10.708 (4.386 donne), 346 Italiani
Nazioni: 204
Gare: 302
Dichiarazione d’apertura: presidente della Repubblica popolare cinese Hu Jintao
Giuramento: Zhang Yining
Ultimo tedoforo: Li Ning
Medagliere: USA 110, Italia 28
Alfiere italiano: Antonio Rossi
Quella di Pechino è l’edizione dei grandi paradossi: all’organizzazione perfetta fa da contraltare il soffocamento di ogni forma di dissidenza e la sopraffazione del Tibet, ai risultati sportivi stratosferici fanno seguito enormi perplessità sui controlli antidoping, poi confermati in tempi recenti grazie ai campioni congelati all’epoca. Molti capi di stato scelgono di non presenziare, in segno di protesta, alla cerimonia d’apertura, peraltro splendidamente creata da Zhang Yimou, regista di “Lanterne rosse”. La Cina ottiene risultati strabilianti, conquistando 51 ori, ma gli USA si tolgono la soddisfazione di primeggiare comunque nel medagliere, guidati ancora una volta da Michael Phelps, che vince addirittura 8 ori, superando Spitz e arrivando a 16 medaglie olimpiche complessive, conquistate in due sole edizioni. Ma Phelps è costretto a dividere la copertina di questi Giochi con un giamaicano, Usain Bolt, capace di vincere 3 ori (100 metri piani, 200 e staffetta 4×100) accompagnati tutti da sensazionali record mondiali: nei 100 ferma il cronometro a 9”69 pur rallentando vistosamente nel finale, nei 200 cancella il primato di Michael Johnson con il suo 19”30 a dispetto di un sensibile vento contrario, nella staffetta migliora di 30 centesimi il precedente record, facendo segnare 37”10 assieme ai suoi compagni Carter, Frater e Powell. L’Italia conquista 28 medaglie e un dignitoso nono posto nel medagliere: su tutti, spiccano gli ori di Federica Pellegrini nel nuoto e di Giulia Quintavalle nel judo, prime donne italiane della storia nelle rispettive discipline. La scherma porta due vittorie grazie a Tagliariol e Vezzali (al terzo titolo individuale!) e saluta la pluridecorata Trillini. Ori anche per Cainero nel tiro a volo, per Cammarelle nel pugilato, per Minguzzi nella lotta greco-romana e per Schwazer nella marcia.
XXX Olimpiade, Londra (ENG), 27 luglio – 12 agosto 2012
Atleti: 10.768 (4.776 donne), 290 Italiani
Nazioni: 204
Gare: 302
Dichiarazione d’apertura: regina Elisabetta II d’Inghilterra
Giuramento: Sarah Stevenson
Ultimo tedoforo: Callum Airlie
Medagliere: USA 104, Italia 28
Alfiere italiano: Valentina Vezzali
In questi Giochi la Gran Bretagna inserisce un nuovo tema, finora mai presente nelle Olimpiadi (e men che meno in quelle di Pechino): la sostenibilità. A fronte di ingenti spese, Londra centra l’obiettivo di riutilizzare molti impianti preesistenti e di costruire un enorme Olympic Park che sarà poi ridestinato a fiaccola spenta per l’edilizia abitativa e industriale. La cerimonia d’apertura, in verità piuttosto noiosa, è il primo evento della storia trasmesso in diretta mondiale con la tecnologia Ultra HD, e regala soprattutto l’ironia con cui la regina Elisabetta II si presta ad interpretare se stessa in un video con Daniel Craig-James Bond, che la accompagna fino a un surreale lancio col paracadute da un elicottero sopra l’Olympic Stadium. È l’inizio di un’edizione fastosa, organizzata in modo eccellente e che verrà ripagata da grandi risultati sportivi. Nell’atletica la Giamaica dimostra di non avere solo Usain Bolt, dominando la velocità: la stella di Pechino si conferma anche a Londra, bissando 100, 200 (primo nella storia a centrare la doppietta in due Olimpiadi) e staffetta 4×100 con record mondiale di 36”84 insieme a Carter, Frater e Yohan Blake. Proprio quest’ultimo coglierà anche due argenti (100 e 200), cui si aggiungerà il bronzo di Warren Weir per lo storico podio tutto giamaicano dei 200 maschili. Nella velocità femminile la Giamaica centra l’oro nei 100 e l’argento nei 200 con Shelly-Ann Fraser-Pryce, il bronzo nei 100 con Veronica Campbell-Brown, l’argento nella 4×100 (battuta solo dal 40”82 degli USA, nuovo record mondiale) e il bronzo nella 4×400. Da segnalare nell’atletica anche la splendida doppietta di Mo Farah, inglese di origine somala, campione nei 5000 e nei 10000 metri piani. Oltre a Bolt, il personaggio da copertina è ancora Michael Phelps, che entra definitivamente nella leggenda dello sport mondiale vincendo altri 4 ori e 2 argenti e portando così il suo palmares olimpico totale a 22 medaglie, quattro in più rispetto al precedente record di 18 della Latynina. Vincendo i 200 misti, inoltre, Phelps diventa il primo atleta della storia capace di vincere l’oro olimpico nella stessa specialità in tre Olimpiadi consecutive. A Londra, sui leggendari campi di Wimbledon, entrano definitivamente nella storia olimpica anche le sorelle Williams, Venus e Serena, che nel tennis vincono il terzo oro in doppio (dopo Sydney e Pechino); Serena, la minore, bisserà vincendo anche l’oro nel singolare (che Venus aveva vinto nel 2000). Nel singolare maschile, trionfo tutto inglese, con Andy Murray che in finale batte il favoritissimo Federer. I Giochi italiani sono nella media, 28 medaglie e nono posto nel medagliere, ma vengono segnati mediaticamente dalla vicenda di Alex Schwazer, campione a Pechino nella 50 km di marcia e punta di diamante della spedizione azzurra, che il 6 agosto, cinque giorni prima della sua gara, viene trovato positivo all’EPO. Il CONI lo esclude immediatamente dalla gara ma il danno ormai è fatto e la notizia arriva quasi a mettere in ombra sui media italiani le imprese degli altri atleti italiani, primi su tutti gli schermidori. Nel fioretto, infatti, l’Italia conquista il titolo a squadre sia maschile (Aspromonte, Avola, Baldini e Cassarà) che femminile (Di Francisca, Errigo, Vezzali e Salvatori), dominando nel femminile anche la competizione individuale, con un podio tutto tricolore composto da Di Francisca, Errigo e Vezzali (nona medaglia olimpica in carriera, tra cui 6 d’oro per la nostra portabandiera). A completare il ricchissimo bottino della scherma italiana contribuirà anche la sciabola, con l’argento individuale di Occhiuzzi e il bronzo a squadre. Gli altri ori arriveranno dalla squadra maschile di tiro con l’arco (Frangilli, Galiazzo e Nespoli), dalla giovanissima Jessica Rossi nel tiro a volo, da Niccolò Campriani nel tiro a segno, da Daniele Molmenti nella canoa slalom K1 e da Carlo Molfetta nel taekwondo. Dal retrogusto amaro i due argenti arrivati da Russo e Cammarelle nel pugilato; quest’ultimo, in particolare, già campione a Pechino nei supermassimi, si è visto togliere dalla giuria un successo meritatissimo in finale, in favore dell’atleta di casa Anthony Joshua. Due medaglie anche dagli sport di squadra, con l’argento del “Settebello”, battuto in finale 8-6 dalla Croazia, e il bronzo della pallavolo maschile. Da segnalare, infine, proprio nel volley maschile, l’incredibile impresa della Russia che, sotto di due set contro il favoritissimo Brasile, rimonterà fino a vincere al tie break.
9- DA RIO DE JANEIRO 2016 A TOKYO 2020-21
XXXI Olimpiade, Rio de Janeiro (BRA), 5 agosto – 21 agosto 2016
Atleti: 11.180 (5.034 donne), 314 Italiani
Nazioni: 207
Gare: 306
Dichiarazione d’apertura: presidente della Repubblica Federale del Brasile Michel Temer
Giuramento: Robert Scheidt
Ultimo tedoforo: Venderlei de Lima
Medagliere: USA 121, Italia 28
Alfiere italiano: Federica Pellegrini
Tocca al Brasile e a Rio de Janeiro ospitare i primi Giochi della storia tenutisi in Sud America, in un’edizione in cui ai grandi traguardi sportivi ottenuti sul campo dagli atleti fanno da contraltare le feroci polemiche della vigilia in tema di corruzione, inquinamento e impatto sociale. I tifosi brasiliani assiepano rumorosamente gli spalti di tutte le discipline, ma si esaltano ovviamente con i loro beniamini, che li ripagano con i due ori più attesi, nel calcio (guidati dalla stella Neymar) e nella pallavolo maschile, che si risolleva dopo la drammatica sconfitta di quattro anni prima. A fare razzia di prime pagine sono però due statunitensi e un giamaicano: Michael Phelps, Simone Biles e Usain Bolt. Quest’ultimo domina ancora una volta la scena della velocità nell’atletica leggera, mettendo a segno per la terza volta (primo atleta nella storia) la tripletta dei 100 (9″81 su Gatlin) e 200 metri piani (19″78 davanti a De Grasse) e della staffetta 4×100 (facendo segnare 37″27, quarto tempo di sempre); la Giamaica domina anche la velocità al femminile, grazie ad Elaine Thompson-Herah, che sfiora anche lei la tripletta (argento nella staffetta 4×100 dopo gli ori nei 100 e 200 piani). Non sono da meno le imprese dello statunitense Phelps nel nuoto, che si mette al collo altri 5 ori (200 farfalla, 200 misti, 4×100 stile, 4×200 stile e 4×100 misti) e un argento, portando così il suo totale personale all’incredibile quota di 28 medaglie olimpiche, di cui 23 d’oro, record di tutti i tempi anche considerando lo sport femminile e i Giochi invernali. Nella ginnastica il mondo scopre definitivamente il talento assoluto della statunitense Simone Biles, 142 cm di esplosività allo stato puro, che dopo i dieci titoli mondiali conquistati negli anni precedenti si presenta a Rio da superstar e non delude le attese, conquistando quattro ori (all-around individuale, gara a squadre, volteggio e corpo libero) e un bronzo nella trave. Nel tennis maschile, da ricordare il bis olimpico dell’inglese Andy Murray, che si aggiudica il secondo oro consecutivo superando in finale l’argentino Del Potro. La spedizione italiana raccoglie un bottino pressoché identico a quello di Londra, con 8 ori, 28 medaglie totali e il nono posto nel medagliere, ma a cambiare sono i protagonisti, con il tiro che per la prima volta conquista ben quattro ori, due grazie al fenomenale Niccolò Campriani (nel tiro a segno con carabina da 10 e 50 metri, dopo l’oro e l’argento centrati a Londra) e uno a testa con Diana Bacosi e Gabriele Rossetti nello skeet. La scherma, storico serbatoio di medaglie per il nostro sport, fa incetta di argenti, ben 3, ma l’unico oro arriva dal fioretto maschile, vinto da Daniele Garozzo. Dal judo arriva l’oro di Fabio Basile, nei 66 kg, dal ciclismo su pista quello di Elia Viviani nell’omnium e dal nuoto, nei 1.500 metri stile libero, quello di Gregorio Paltrinieri. Negli sport di squadra chiudiamo con un bottino di tutto rispetto, grazie allo storico argento di Lupo-Nicolai nel beach volley maschile, della nazionale maschile di pallavolo e del Setterosa di pallanuoto, mentre il Settebello si fermerà al bronzo.
XXXII Olimpiade, Tokyo (JPN), 23 luglio – 8 agosto 2021
Atleti: 11.483 (5.498 donne), 381 Italiani
Nazioni: 205
Gare: 339
Dichiarazione d’apertura: Imperatore Naruhito
Giuramento: Ryota Yamagata, Kasumi Ishikawa, Kosei Inoue, Reika Utsugi
Ultimo tedoforo: Naomi Osaka
Medagliere: USA 113, Italia 40
Alfieri italiani: Elia Viviani e Jessica Rossi
La seconda edizione dei Giochi ospitata da Tokyo, dopo quella del 1964, verrà per sempre ricordata come “l’Olimpiade del Covid”. A causa del dilagare della pandemia, infatti, la 32ma Olimpiade, inizialmente prevista nel 2020, verrà posticipata di un anno e disputata nell’estate del 2021, pur mantenendo, per ragioni di calendarizzazione e di marketing, la definizione di Tokyo 2020. Il timore che il Villaggio Olimpico possa divenire un focolaio di contagio rende ossessiva la sicurezza e i controlli da parte degli organizzatori, eliminando quasi del tutto la tipica atmosfera cosmopolita che si respira normalmente in ambito olimpico; un prezzo inevitabile da pagare, a fronte del rischio di un contagio incontrollato. A tutto ciò, come se non bastasse, si aggiungono le feroci polemiche per la squalifica della Russia, riconosciuta colpevole di “doping di Stato”; si troverà una mediazione in extremis, consentendo agli atleti russi in regola con il passaporto biologico di partecipare senza bandiera né inno nazionale, sotto l’egida del CIO. Per l’Italia quella nipponica è un’edizione da record, che si conclude con ben 40 medaglie complessive, più di Germania, Francia e Paesi Bassi, che ci sorpassano però nel medagliere per il maggior numero di argenti; per la prima volta nella nostra storia, vinciamo almeno una medaglia in tutte le giornate di gara. Gli ori italiani sono dieci, e cinque di questi provengono, incredibile a dirsi, dall’atletica leggera, disciplina che solo quattro anni prima non aveva conquistato neppure una medaglia. Resta scolpita nella nostra storia soprattutto la giornata del 1° agosto in cui, a pochi minuti l’uno dall’altro, prima Marcell Jacobs si aggiudica la finale dei 100 metri piani e poi Gianmarco Tamberi quella del salto in alto. Storia nella storia, da ricordare il perfetto spirito olimpico con cui Tamberi e il qatariota Mutaz Essa Barshim, primi ex aequo a 2,37, decidono di condividere l’oro anziché continuare a sfidarsi fino all’eliminazione del rivale; il loro abbraccio, avvolti nelle rispettive bandiere, resterà una delle immagini simbolo di questi Giochi. Gli altri ori dell’atletica arriveranno ancora da Jacobs, che insieme a Patta, Desalu e Tortu vincerà anche la staffetta 4×100, e dalla marcia, che con Massimo Stano e Antonella Palmisano si aggiudicherà le 20 km maschile e femminile. Appassionante l’oro nell’inseguimento a squadre maschile di ciclismo, vinto sul filo di lana dopo una rimonta incredibile da Consonni, Lamon, Milan e Ganna, mentre gli altri titoli olimpici saranno firmati da Vito Dell’Aquila (taekwondo 58 kg), Luigi Busà (karate 75 kg), Federica Cesarini e Valentina Rodini (canottaggio, 2 di coppia pesi leggeri), Caterina Banti e Ruggero Tita (vela, classe Nacra 17). Le uniche note negative della spedizione italiana a Tokyo vengono dalla scherma, che tra mille polemiche interne finirà con 2 argenti e 3 bronzi, mancando l’oro olimpico per la prima volta dopo 41 anni, e dagli sport di squadra, tutti eliminati prima delle semifinali (non accadeva dal 1932). Al di là delle vicende italiche, ad illuminare questa edizione olimpica ci pensano le imprese dell’erede di Phelps, Caeleb Dressel, capace di conquistare sei ori in vasca (50 e 100 stile, 100 farfalla, 4×100 stile e 4×100 misti), e della grande riconferma di Elaine Thompson-Herah nella velocità dell’atletica leggera femminile. La giamaicana centra infatti la seconda doppietta 100-200 metri, come già a Rio, cui aggiungerà anche l’oro nella 4×100; da ricordare, infine, la storica tripletta giamaicana nei 100 metri piani femminili, con Thompson-Herah, Fraser-Pryce e Jackson per un podio tutto caraibico.
Ci hai fatto rivivere l’emozione della grande storia delle olimpiadi. Grazie.