ROAD TO PARIS ’24: LA GRANDE STORIA DELLE OLIMPIADI (2 di 3)

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Il 26 luglio prenderà il via a Parigi la 33ma edizione dei Giochi Olimpici estivi, che segnano il ritorno dei cinque cerchi nella capitale francese dopo un secolo esatto, in Europa dopo dodici anni (Londra 2012) e la ripresa della regolare scadenza quadriennale, dopo la dolorosa eccezione di Tokyo a causa della pandemia.

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rosegue il nostro viaggio a ritroso lungo tutte le 32 precedenti edizioni dei Giochi Olimpici estivi. Nella prima parte eravamo giunti fino a Londra 1908; ora si riparte da Stoccolma 1912 e, attraverso due guerre mondiali e mille altre traversie, giungiamo fino a Los Angeles 1984.

4- DA STOCCOLMA 1912 A LOS ANGELES 1932

V Olimpiade, Stoccolma (SWE), 5 maggio – 22 luglio 1912
Atleti: 2.379 (53 donne), 62 Italiani
Nazioni: 27
Gare 102
Dichiarazione d’apertura: re Gustavo V di Svezia
Medagliere: USA 63, Italia 6
Alfiere italiano: Alberto Braglia
È solo grazie al grande successo di questa edizione se i Giochi Olimpici riusciranno a sopravvivere all’imminente Prima Guerra Mondiale. Quelle di Stoccolma sono infatti le prime Olimpiadi “globali” della storia, con partecipanti provenienti da tutti e cinque i continenti. Viene inserito il nuoto femminile e De Coubertin inventa il pentathlon moderno, composto da 5 prove di discipline diverse anziché tutte di atletica. Viene inoltre introdotto per la prima volta il cronometraggio semiautomatico in sostituzione di quello manuale fin lì usato. Grandi protagonisti saranno il già citato statunitense Thorpe (pentathlon e decathlon), poi squalificato per professionismo, e il finlandese Kolehmainen, vincitore sia dei 5 mila che dei 10 mila metri piani. Per l’Italia arriva la grande conferma di Alberto Braglia nella ginnastica, con i successi sia nell’individuale che con la squadra.

VI Olimpiade (assegnata a Berlino) non disputata a causa della Prima Guerra Mondiale.

VII Olimpiade, Anversa (BEL), 23 aprile – 12 settembre 1920
Atleti: 2.663 (77 donne), 172 Italiani
Nazioni: 29
Gare 155
Dichiarazione d’apertura: re Alberto I del Belgio
Giuramento: Victor Boin
Medagliere: USA 95, Italia 23
Alfiere italiano: Nedo Nadi
Finito il primo conflitto mondiale, il CIO assegna la nuova Olimpiade ad Anversa, simbolo di quel Belgio uscito devastato dalla guerra. E in un solo anno Anversa organizza una manifestazione eccellente, che soffrirà però delle defezioni di molti Paesi europei, ancora alle prese con i ben più urgenti problemi della ricostruzione post bellica. Due importanti novità fanno la loro comparsa nel cerimoniale: la bandiera a cinque cerchi e la lettura del giuramento da parte di un atleta (il primo sarà lo schermidore belga Victor Boin). Per la prima volta uno dei grandi protagonisti dei Giochi è un atleta italiano, lo schermidore Nedo Nadi, capace di conquistare ben 5 ori tra individuale e squadra, nonché unico nella storia a trionfare in tutte e tre le armi nella stessa Olimpiade (fioretto, spada e sciabola). Non a caso, molti anni dopo, Nadi sarà celebrato dal CIO come il più forte schermidore di tutti i tempi. Ugo Frigerio è l’altra stella della spedizione italiana, vincitore a soli 19 anni di due ori nei 3 mila e nei 10 mila metri di marcia. Per la prima volta c’è anche una donna nella squadra azzurra, la tennista Rosa Gagliardi. A proposito di sport femminile, va ricordata la statunitense Ethelda Bleibtrey, vincitrice di 3 ori nel nuoto (100 e 300 stile libero e staffetta 4×100 stile libero).

VIII Olimpiade, Parigi (FRA), 4 maggio – 27 luglio 1924
Atleti: 3.072 (135 donne), 202 Italiani
Nazioni: 44
Gare 126
Dichiarazione d’apertura: sindaco di Parigi Gaston Doumergue
Giuramento: Georges André
Medagliere: USA 99, Italia 16
Alfiere italiano: Ugo Frigerio
Parigi ce la mette tutta per far dimenticare la fallimentare edizione di 24 anni prima: viene costruito per la prima volta un villaggio olimpico destinato ad ospitare gli atleti, telegrafo e telefono vengono utilizzati per aggiornare in tempo reale spettatori e giornalisti, uno speaker intrattiene il pubblico nello stadio e fa il suo esordio la radio. La stella assoluta è il leggendario Paavo Nurmi, fondista finlandese che già ad Anversa aveva vinto 3 medaglie (2 ori nei 10 mila e nella corsa campestre, e un argento nei 5 mila) ma che qui a Parigi compie qualcosa di strabiliante, aggiudicandosi ben 5 ori tra cui quelli nei 1500 e nei 5 mila metri, vinti a 40 minuti di distanza. Un altro finlandese, Ritola, conquista 5 medaglie nel fondo (3 ori e 2 argenti), mentre nel nuoto brilla lo statunitense Johnny Weissmuller, 3 ori nei 100 e 400 stile libero e nella staffetta 4×100 stile libero, poi divenuto un celebre Tarzan del grande schermo. Il cinema attingerà dai Giochi di Parigi anche un’altra vicenda, quella dei due atleti britannici Abrahams e Liddell, oro rispettivamente nei 100 e 400 metri piani, con il film “Momenti di gloria”, che nel 1982 vincerà ben 4 Oscar.

IX Olimpiade, Amsterdam (NED), 17 maggio – 12 agosto 1928
Atleti: 2.868 (272 donne), 162 Italiani
Nazioni: 46
Gare 109
Dichiarazione d’apertura: principe Hendrik d’Olanda
Giuramento: Henri Dènis
Medagliere: USA 56, Italia 19
Alfiere italiano: Carlo Galimberti
Ad Amsterdam viene riammessa la Germania dopo le vicende della Prima Guerra Mondiale, ma la vera novità è la comparsa dell’atletica leggera femminile (la prima campionessa olimpica sarà la polacca Konopacka, vincitrice nel lancio del disco). Per la prima volta emergono con prepotenza le nazioni asiatiche (specialmente il Giappone nel nuoto), mentre gli USA, pur primeggiando come di consueto nel medagliere, non ottengono risultati di particolare rilievo. Le medaglie italiane arrivano da quattro delle nostre storiche fucine di successi: scherma, ciclismo, canottaggio e boxe.

X Olimpiade, Los Angeles (USA), 30 luglio – 14 agosto 1932
Atleti: 1.329 (126 donne), 102 Italiani
Nazioni: 37
Gare 117
Dichiarazione d’apertura: vicepresidente degli Stati Uniti Charles Curtis
Giuramento: George Calnan
Medagliere: USA 103, Italia 36
Alfiere italiano: Ugo Frigerio
Malgrado il Paese stia vivendo una paurosa recessione a seguito del celebre “venerdì nero” di Wall Street di tre anni prima, Los Angeles organizza ottimamente questa Olimpiade, lanciando anche alcune novità, come la presenza del podio per le premiazioni, l’illuminazione del Memorial Coliseum per la disputa di alcune gare serali e il cronometraggio completamente elettrico ed automatico per l’atletica leggera. Purtroppo l’enorme distanza dall’Europa scoraggia alcune rappresentative, ma il livello tecnico rimane altissimo, con ben 18 record mondiali migliorati. Gli USA tornano a dominare il medagliere ma dietro di loro, per la prima e unica volta nella storia, si piazza l’Italia, grazie agli ori di Neri e Guglielmetti nella ginnastica, di Beccali nei 1.500 metri piani, di Marci e Cornaggia Medici nella scherma e di Morigi nel tiro con la pistola. Da segnalare la conferma del Giappone al vertice del nuoto mondiale: nel settore maschile i nipponici si aggiudicano tutte le gare tranne una, i 400 stile libero.

5- DA BERLINO 1936 A TOKYO 1964

XI Olimpiade, Berlino (GER), 1°agosto – 16 agosto 1936
Atleti: 3.954 (329 donne), 182 Italiani
Nazioni: 49
Gare 129
Dichiarazione d’apertura: cancelliere tedesco Adolf Hitler
Giuramento: Rudolf Ismayr
Ultimo tedoforo: Fritz Schilgen
Medagliere: Germania 89, Italia 22
Alfiere italiano: Giulio Gaudini
È facile immaginare sotto quali polemiche politiche nasca quest’edizione dei Giochi, voluta da Hitler per mostrare al mondo la potenza della Germania nazista ma che vedrà a lungo in dubbio la partecipazione di nazioni di primo piano come Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Olanda, in aperta polemica con tutto ciò che quel Paese rappresenta. Sentendosi sotto osservazione del CIO e dei suoi delegati internazionali, Goebbels, ministro della cultura, dà ordine di sospendere ogni pubblicazione antisemita, evita di sostituire a capo del comitato organizzatore Theodor Lewald, di origini ebraiche, e più in generale tutta la macchina nazista dirada o cerca di nascondere i suoi aspetti più violenti e razzisti. Una volta partiti, i Giochi Olimpici di Berlino saranno una manifestazione di perfetta efficienza tedesca, facendo segnare alcune tappe storiche, prima tra tutte l’esordio della fiamma olimpica. Per la prima volta, infatti, la fiaccola parte da Olimpia per giungere nella città ospitante i Giochi; nel caso specifico, viene accesa il 20 luglio e consegnata a Konstantin Kondylis, il primo tedoforo della storia. In 12 giorni di viaggio attraverserà 8 Paesi per oltre 3 mila km, per essere infine consegnata all’ultimo tedoforo, Fritz Schlingen. Le Olimpiadi di Berlino faranno storia anche grazie a “Olympia”, il capolavoro documentaristico di Leni Riefenstahl che, pur tra l’inevitabile retorica esaltazione del regime, consegna a futura memoria i gesti atletici delle gare e rappresenta un kolossal per i canoni dell’epoca: girato con 14 cineprese, 38 operatori, 400 km di negativi, richiese alla regista 18 mesi per il montaggio, venendo infine proiettato per la prima volta a Berlino il 20 aprile 1938. Sempre nell’ottica della propaganda, il regime organizzerà addirittura la prima diffusione televisiva delle gare, con 140 ore di trasmissione proiettate su 25 maxischermi sparsi per la città.
Sotto il profilo agonistico, il generale predominio tedesco (primi nel medagliere) viene offuscato mediaticamente dalle imprese di Jesse Owens, statunitense vincitore di 4 ori nell’atletica, che Hitler si rifiuterà sempre di premiare, infastidito dai trionfi di un afroamericano in quella che sarebbe dovuta essere, nelle sue intenzioni, l’apoteosi della razza ariana. L’Italia conquista un buon bottino di medaglie, tra cui spiccano l’oro di Ondina Valla, prima campionessa olimpica azzurra, negli 80 metri ostacoli, quello della nazionale di calcio guidata da Vittorio Pozzo (2-1 sull’Austria in finale ai supplementari) e le tre medaglie conquistate da Giulio Gaudini nella scherma (oro individuale e a squadre nel fioretto, argento nella sciabola a squadre).

XII Olimpiade (assegnata a Tokyo) non disputata a causa della Seconda Guerra Mondiale.

XIII Olimpiade (assegnata a Helsinki) non disputata a causa della Seconda Guerra Mondiale.

XIV Olimpiade, Londra (ENG), 29 luglio – 14 agosto 1948
Atleti: 4.071 (393 donne), 183 Italiani
Nazioni: 59
Gare: 136
Dichiarazione d’apertura: re Giorgio VI d’Inghilterra
Giuramento: Donald Finlay
Ultimo tedoforo: John Mark
Medagliere: USA 84, Italia 27
Alfiere italiano: Giovanni Rocca
Con il mondo devastato dalla Seconda Guerra Mondiale appena conclusa, non è facile per il CIO (sotto la nuova presidenza dello svedese Edstrom) trovare una città disposta ad assumersi l’onere di ospitare i Giochi Olimpici. Alla fine la scelta cade su Londra, luogo ancora una volta carico di significati simbolici: la capitale inglese ha subito pesanti bombardamenti, interi quartieri sono stati devastati, ma ha resistito, come tutta l’Inghilterra, rappresentando il primo e più incrollabile baluardo all’espansionismo nazista. L’organizzazione è ovviamente improntata al massimo risparmio, viste la disastrosa condizione in cui versa l’economia post bellica europea: gli alloggi sono sistemati nelle caserme, molti impianti sono ricavati in qualche modo da strutture militari e non c’è illuminazione per le gare serali, ma per la prima volta (dopo l’esperimento in chiave cittadina fatto a Berlino) le competizioni vengono trasmesse in televisione dalla BBC. Grande protagonista di questi Giochi è l’olandese Fanny Blankers-Koen, vincitrice di 4 ori nei 100 e 200 metri piani, negli 80 ostacoli e nella staffetta 4×100. Nel decathlon maschile lo statunitense Bob Mathias vince l’oro a soli 17 anni, divenendo il più giovane campione olimpico della storia. Tra le 27 medaglie italiane, 8 sono d’oro ma due spiccano in modo particolare: quella nella pallanuoto maschile, dopo aver battuto in finale la favoritissima Ungheria, e quella di Adolfo Consolini nel lancio del disco.

XV Olimpiade, Helsinki (FIN), 19 luglio – 3 agosto 1952
Atleti: 4.931 (521 donne), 231 Italiani
Nazioni: 69
Gare: 149
Dichiarazione d’apertura: presidente della Repubblica finlandese Juho Paasikivi
Giuramento: Heikki Savolainen
Ultimo tedoforo: Paavo Nurmi
Medagliere: USA 76, Italia 21
Alfiere italiano: Miranda Cicognani
A Helsinki c’è un esordio importante: quello dell’Unione Sovietica. L’URSS, entrata nel CIO solo l’anno precedente, giunge subito seconda nel medagliere dietro gli USA, dominando soprattutto nella ginnastica. I problemi politico-organizzativi arrivano più che altro da Cina e Germania: la prima giunge in Finlandia a Giochi ampiamente iniziati, riuscendo a iscrivere un unico atleta, mentre la Germania Est rifiuta di comporre una squadra unica con l’Ovest, che alla fine sarà l’unica ammessa alle gare dal CIO. Ma quelli di Helsinki diventano soprattutto i Giochi di Emil Zatopek, fondista cecoslovacco autore di un’impresa sensazionale e irripetibile: vincere 5 mila metri, 10 mila e maratona. L’Italia, pur nella crescente concorrenza, si difende bene: nella scherma i fratelli Mangiarotti raccolgono con pieno merito l’eredita dei fratelli Nadi, mentre Dordoni compie un’impresa sensazionale vincendo la 50 km di marcia.

XVI Olimpiade, Melbourne (AUS), 22 novembre – 8 dicembre 1956
Atleti: 3.345 (383 donne), 135 Italiani
Nazioni: 72
Gare: 149
Dichiarazione d’apertura: principe Filippo di Edimburgo
Giuramento: John Landy
Ultimo tedoforo: Ron Clarke
Medagliere: URSS 98, Italia 25
Alfiere italiano: Edoardo Mangiarotti
I Giochi di Melbourne sono i primi nella storia disputati nell’emisfero australe e riescono nell’impresa di riunire sotto un’unica bandiera le due Germanie, ma risentono delle enormi tensioni politiche presenti nel mondo: Egitto, Libano e Iraq boicottano l’Olimpiade per la crisi di Suez e per la presenza della squadra israeliana. In più, Olanda, Spagna, Svizzera e altri Paesi non partecipano per protesta contro l’invasione sovietica dell’Ungheria, che sarà motivo di fortissime tensioni contro gli atleti sovietici anche durante le gare. L’esempio più eclatante sarà la finale di pallanuoto, proprio tra Ungheria e URSS, in cui sarà necessario l’intervento della polizia australiana dapprima per sedare una colossale rissa tra le due squadre e poi per evitare che i 5500 spettatori scendano dagli spalti per aggredire i sovietici. Gli atleti ungheresi sono già a Melbourne quando il loro Paese viene invaso; al termine dei Giochi, molti di loro chiederanno asilo politico in Australia. Al di là delle questioni politiche, la scelta di organizzare le Olimpiadi in Australia ha un prezzo da pagare anche in termini organizzativi: le immagini televisive possono essere diffuse solo all’interno del Paese, le telefonate intercontinentali sono praticamente impossibili e i giornalisti devono inviare gli articoli via cablo, che impiega due ore per arrivare in Europa. L’aspetto sportivo è, ancora una volta, quello migliore: i padroni di casa festeggiano i trionfi di Cuthbert, Rose e, soprattutto, della diciannovenne Dawn Fraser, destinata a diventare una delle più grandi nuotatrici di tutti i tempi. Gli Stati Uniti dominano la velocità con Morrow e il torneo di basket, ma vengono scalzati dalla cima del medagliere dall’URSS. L’Italia si conferma prima nel medagliere tra le nazioni dell’Europa occidentale: da ricordare l’oro di Ercole Baldini nella prova su strada di ciclismo.

XVII Olimpiade, Roma (ITA), 25 agosto – 11 settembre 1960
Atleti: 5.346 (612 donne), 280 Italiani
Nazioni: 83
Gare: 150
Dichiarazione d’apertura: presidente della Repubblica italiana Giovanni Gronchi
Giuramento: Adolfo Consolini
Ultimo tedoforo: Giancarlo Peris
Medagliere: URSS 103, Italia 36
Alfiere italiano: Edoardo Mangiarotti
Dopo la rinuncia del 1908 e la forzata cancellazione del 1944, questa è la volta buona per Roma, che supera la temibile concorrenza di Losanna, città sede del CIO, ed ospita finalmente i Giochi Olimpici. L’impegno è imponente e la città viene rimodernata nelle infrastrutture e negli impianti: su progetto di Pierluigi Nervi e Marcello Piacentini viene costruito all’EUR il nuovo Palazzo dello Sport, su progetto sempre di Nervi e di Annibale Vitellozzi si realizza il Palazzetto dello Sport, poi lo Stadio del Nuoto e il Velodromo (Vitellozzi ed Enrico Del Debbio), e anche lo Stadio Olimpico e il Flaminio vengono rimodernati. Alcune discipline vengono ospitate all’interno di luoghi storici mai aperti prima allo sport moderno (lotta e ginnastica nella basilica di Massenzio e nelle terme di Caracalla, l’arrivo della maratona nei Fori Imperiali, la scherma nel Palazzo dei Congressi all’EUR) o di sensazionali scenografie naturali, come le gare di canottaggio sul lago di Castelgandolfo o quelle di vela nel golfo di Napoli. Vengono stipulati i primi sostanziosi contratti di cessione dei diritti televisivi (Eurovisione e CBS per un totale di oltre mezzo milione di dollari). La Germania si presenta ancora unita, la Cina Popolare non iscrive i propri atleti in segno di protesta per la presenza di Taiwan, mentre per l’ultima volta viene ammesso il Sudafrica (sarà poi escluso per le sue politiche di discriminazione razziale). Dal punto di vista sportivo, nasce a Roma la stella di Cassius Clay (non ancora Muhammad Ali), diciottenne dominatore dei pesi massimi, ma la vera regina sarà Wilma Rudoplh, vincitrice di 3 ori (100, 200 e staffetta 4×100) con margini siderali su tutte le avversarie. Per la prima volta si affaccia prepotentemente alla ribalta internazionale il fondo africano grazie all’etiope Abebe Bikila, vincitore della maratona (corsa a piedi scalzi). L’Italia sfrutta al meglio il fattore casalingo e conquista 36 medaglie, tra cui spiccano gli ori di Livio Berruti, Nino Benvenuti, Raimondo D’Inzeo, degli spadisti e della squadra di pallanuoto.

XVIII Olimpiade, Tokyo (JPN), 10-24 ottobre 1964
Atleti: 5.137 (680 donne), 169 Italiani
Nazioni: 93
Gare: 163
Dichiarazione d’apertura: imperatore del Giappone Hirohito
Giuramento: Takashi Ono
Ultimo tedoforo: Yoshinori Sakai
Medagliere: USA 90, Italia 27
Alfiere italiano: Giuseppe Delfino
Le prime Olimpiadi disputate in Asia regalano un’edizione dall’organizzazione impeccabile, in impianti nuovi di zecca e con importanti novità nel programma come il judo e la pallavolo. Fortemente simbolica la scelta dell’ultimo tedoforo, un ragazzo nato a Hiroshima un’ora dopo l’esplosione della prima bomba atomica, il 6 agosto 1945. Gli USA si riprendono la vetta del medagliere grazie anche alla velocità sulla pista d’atletica (Hayes e Carr vincono 100 e 200 maschili) e alla boxe, dove nei massimi, quattro anni dopo Cassius Clay, lanciano un’altra futura leggenda, Joe Frazier, che di Clay sarà proprio il più irriducibile rivale. I padroni di casa ottengono un ottimo terzo posto nel medagliere, vincendo tra l’altro l’oro nella pallavolo femminile, ma devono anche fare i conti con una cocente delusione nel judo: nella categoria più prestigiosa, quella senza limiti di peso, l’idolo di casa Akio Kaminaga dovrà infatti inchinarsi in finale all’olandese Geesink, nello sconforto generale del pubblico. L’Italia conferma la sua generale competitività e sopperisce al momentaneo ricambio generazionale della scherma con nuovi protagonisti, come Abdon Pamich campione nella 50 km di marcia e Gianfranco Menichelli nella ginnastica (oro nel corpo libero e argento negli anelli a causa di una decisione smaccatamente casalinga dei giudici in favore di un atleta nipponico).

6- DA CITTÀ DEL MESSICO 1968 A LOS ANGELES 1984

XIX Olimpiade, Città del Messico (MEX), 12-24 ottobre 1968
Atleti: 5.555 (784 donne), 167 Italiani
Nazioni: 112
Gare: 172
Dichiarazione d’apertura: presidente della Repubblica messicana Gustavo Diaz Ordaz
Giuramento: Pablo Garrido Lugo
Ultimo tedoforo: Enriqueta Basilio
Medagliere: USA 107, Italia 16
Alfiere italiano: Raimondo D’Inzeo
Al momento dell’assegnazione dei Giochi a Città del Messico le maggiori perplessità sono legate all’altitudine (2.250 m), ma in realtà i problemi arriveranno dalla contestazione studentesca e dalla conseguente, violenta repressione attuata da polizia ed esercito, sfociata nel “massacro di Tlatelolco”, avvenuto solo 10 giorni prima dell’apertura delle Olimpiadi, dove circa 300 giovani manifestanti vengono uccisi. L’intera organizzazione vacilla sul da farsi, ma i Giochi si terranno senza ulteriori problemi e, anzi, sarà proprio lo spirito olimpico a ricomporre la frattura sociale con una cerimonia di chiusura commovente ed unica nel suo genere, in cui pubblico e atleti festeggeranno insieme sul prato dello stadio. L’altitudine, dal canto suo, contribuisce alla realizzazione di record epocali, specialmente nell’atletica leggera: valga su tutti il poderoso salto in lungo di Bob Beamon, che con 8 metri e 90 centimetri supererà di oltre mezzo metro il primato precedente, stabilendo una misura che necessiterà di oltre 20 anni per essere battuta. Impressiona Dick Fosbury, che si aggiudica l’oro nel salto in alto con la sua personalissima tecnica dorsale, che in brevissimo tempo soppianterà lo scavalcamento ventrale fin lì utilizzato in tutto il mondo. L’immagine simbolo di questi Giochi, però, arriva alla premiazione dei 200 metri piani, quando due atleti afroamericani, Tommie Smith (oro) e John Carlos (bronzo) sollevano il pugno con un guanto nero, tenendo la testa china e rifiutandosi di guardare la bandiera a stelle e strisce issata sul pennone dello stadio. Il loro è un gesto di protesta clamoroso, una fortissima protesta contro la discriminazione che la loro razza è ancora costretta a subire negli USA, malgrado le dichiarazioni di facciata. Il bottino dell’Italia è magro, stavolta: solo 16 medaglie e, peggio ancora, solo 3 ori. Per un Klaus Dibiasi che esplode a livello mondiale nei tuffi, perdiamo Menichelli nella ginnastica, vittima di un grave infortunio al tendine d’Achille che ne comprometterà la carriera.

XX Olimpiade, Monaco (BRD), 26 agosto – 11 settembre 1972
Atleti: 7.113 (1.059 donne), 224 Italiani
Nazioni: 122
Gare: 195
Dichiarazione d’apertura: presidente della Repubblica federale tedesca Gustav Heinemann
Giuramento: Heidi Schuller
Ultimo tedoforo: Gunter Zahn
Medagliere: URSS 99, Italia 18
Alfiere italiano: Abdon Pamich
Su questa edizione ce n’è fin troppe da raccontare, nel bene e nel male. Cominciando dalle cose belle, non si può non iniziare dal campione che legherà per sempre il suo nome alle Olimpiadi di Monaco: Mark Spitz. Il nuotatore statunitense vince 7 medaglie d’oro (100 e 200 stile libero, 100 e 200 farfalla e le tre staffette), stabilendo il record mondiale in ognuna delle gare a cui prende parte. Arriva poi il primo dei tre ori consecutivi della carriera di Teofilo Stevenson, leggendario peso massimo cubano, mentre nella finale di basket si assiste alla contestatissima vittoria sulla sirena dell’URSS contro gli USA. Tra le 18 medaglie italiane, da segnalare le tre conquistate da Novella Calligaris, due argenti e un bronzo, le prime azzurre nel nuoto. E nei 200 metri piani vince a sorpresa il bronzo un certo Pietro Mennea, che tante soddisfazioni regalerà in futuro allo sport italiano. Passando agli aspetti di gran lunga meno felici di questa edizione dei Giochi, dapprima viene rifiutata la partecipazione della Rhodesia, accusata di discriminazione razziale dalla maggior parte dei Paesi africani, una questione che avrà strascichi fino a Montreal, quattro anni dopo. In piene Olimpiadi, però, avviene il fatto più drammatico: nella notte tra il 4 e il 5 settembre un commando di terroristi palestinesi del gruppo “Settembre nero” sequestra la squadra israeliana nei suoi appartamenti del villaggio olimpico, uccidendo 2 atleti. Dopo febbrili trattative, i sequestratori ottengono di essere portati in elicottero all’aeroporto per essere imbarcati su un aereo che li porti in un paese arabo, ma la polizia tedesca è lì ad aspettarli. Ne nasce un conflitto a fuoco e il tragico bilancio finale è di 17 morti (11 atleti israeliani, 5 palestinesi e un poliziotto). Tutti i caduti verranno celebrati con una commemorazione funebre il 6 settembre, nello stadio Olimpico, ma i Giochi verranno portati a termine.

XXI Olimpiade, Montreal (CAN), 17 luglio – 1° agosto 1976
Atleti: 6.074 (1.262 donne), 211 Italiani
Nazioni: 92
Gare: 198
Dichiarazione d’apertura: regina Elisabetta II d’Inghilterra
Giuramento: Pierre Saint-Jean
Ultimo tedoforo: Stephane Prefontaine
Medagliere: URSS 125, Italia 13
Alfiere italiano: Klaus Dibiasi
Le Olimpiadi di Montreal si aprono con il primo di tre boicottaggi consecutivi, quello degli stati africani (ad eccezione di Senegal e Costa d’Avorio), per protesta contro la decisione avversa del CIO alla loro richiesta di esclusione della Nuova Zelanda, colpevole di aver inviato gli All Blacks in Sudafrica (nazione espulsa dal CIO per l’apartheid). Per i padroni di casa non è un’edizione positiva, sia in senso sportivo (non vinceranno neppure un oro) che in quello organizzativo (la manifestazione chiuderà con un notevole passivo di bilancio). In più, si inizia a parlare di “doping di stato”, sulla scorta dei clamorosi successi della Germania Est, vincitrice di ben 40 ori e seconda nel medagliere dietro l’URSS. Nelle gare, Montreal regala al mondo lo show personale della più grande ginnasta di tutti i tempi, la romena Nadia Comaneci (al tempo neppure quindicenne): vince 3 ori (generale individuale, parallele asimmetriche e trave), un argento a squadre e un bronzo nel corpo libero, e per ben 7 volte la giuria le riconosce il voto massimo. Nell’atletica leggera il personaggio da copertina è un cubano, Danger Juantorena, atleta dotato di un’enorme falcata che gli varrà il soprannome di “el caballo”, vincitore dei 400 e degli 800 metri piani. Per l’Italia solo due ori: Fabio Dal Zotto, diciannovenne, trionfa a sorpresa nel fioretto individuale, mentre si conferma Klaus Dibiasi nei tuffi dalla piattaforma. Argento per una giovane Sara Simeoni nel salto in alto.

XXII Olimpiade, Mosca (URSS), 19 luglio – 3 agosto 1980
Atleti: 5.254 (1.120 donne), 159 Italiani
Nazioni: 80
Gare: 203
Dichiarazione d’apertura: segretario generale del Partito comunista sovietico Leonid Breznev
Giuramento: Nicolaj Andrianov
Ultimo tedoforo: Sergej Belov
Medagliere: URSS 195, Italia 15
Il secondo boicottaggio olimpico è ben più importante di quello di Montreal, visto che coinvolge Stati Uniti, Germania Ovest, Cina e diversi altri Paesi. La causa scatenante è l’invasione dell’Afghanistan da parte dell’URSS, padrone di casa, avvenuta pochi mesi prima dei Giochi. Altre nazioni, come l’Italia e la Gran Bretagna, scelgono una via intermedia: sfileranno sotto la bandiera olimpica (quella del CONI, nel nostro caso), senza inviare atleti appartenenti ai corpi militari. Quella di Mosca sarà comunque un’edizione con diversi momenti d’interesse, ma certo le assenze, una su tutte quella dello squadrone americano, falseranno in qualche maniera la scala dei valori in campo. Ne beneficerà in primis l’URSS, che sfiorerà le 200 medaglie, e, soprattutto nell’atletica leggera, anche l’Italia, con gli ori di Mennea nei 200 metri, della Simeoni nell’alto e di Damilano nei 20 km di marcia. Storico l’oro di Ezio Gamba nel judo, il primo dell’Italia in questa disciplina, e l’argento della nazionale di pallacanestro. I veri personaggi da copertina sono però due atleti inglesi, Sebastian Coe e Steve Ovett, grandi rivali che si spartiranno gli ori negli 800 (Ovett) e nei 1500 (Coe) metri piani.

XXIII Olimpiade, Los Angeles (USA), 28 luglio – 12 agosto 1984
Atleti: 6.796 (1.570 donne), 270 Italiani
Nazioni: 140
Gare: 221
Dichiarazione d’apertura: presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan
Giuramento: Edwin Moses
Ultimo tedoforo: Rafer Johnson
Medagliere: USA 175, Italia 32
Alfiere italiano: Sara Simeoni
È fin troppo facile prevedere che l’URSS renderà pan per focaccia agli Stati Uniti, boicottando la loro Olimpiade casalinga quattro anni dopo quella di Mosca, ed è ciò che puntualmente avviene. Gli unici stati comunisti presenti ai Giochi saranno Romania e Jugoslavia, mentre l’URSS, Cuba e tutti gli alti Paesi del Patto di Varsavia non andranno in California. Quella di Los Angeles è la prima edizione in cui i Giochi divengono un vero e proprio business; l’organizzazione viene affidata completamente a un uomo d’affari, Peter Ueberroth, che saprà ricavarne profitti stellari (circa 250 milioni di dollari), soprattutto grazie alla sopraggiunta libertà di contrattazione dei diritti televisivi, concessagli dal nuovo presidente del CIO, lo spagnolo Juan Antonio Samaranch (a patto che la metà dell’introito finisse nelle casse del CIO stesso). Sui campi di gara, gli USA ripetono quello che avevano fatto i sovietici quattro anni prima, approfittando della scarsa concorrenza per dominare in tutte le discipline: la stella si chiama Carl Lewis, non a caso soprannominato “il figlio del vento”, vincitore di 100, 200 metri piani, staffetta 4×100 e salto in lungo. L’Africa vince il primo oro femminile della storia grazie alla marocchina Nawal el-Moutawakel, campionessa nei 400 ostacoli. L’Italia approfitta delle assenze facendo incetta di ori in discipline altrimenti dominate dagli atleti dell’Est: Oberburger nel sollevamento pesi, Andrei nel lancio del peso, Maenza nella lotta greco-romana e Maurizio Stecca nella boxe. A far loro da contorno le prestigiose affermazioni di Gabriella Dorio nei 1500 metri piani e di Alberto Cova nei 10 mila. Sara Simeoni conquista la terza medaglia olimpica della sua strepitosa carriera, con un argento (2 metri al primo tentativo) che a lungo sembrerà essere un oro. La supererà solo la Meyfarth, a 2,02.

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Gianluca Puzzo

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