FORZA E SPERANZA: SEMPLICEMENTE ZANARDI

F

Un personale pensiero su Alessandro Zanardi, nato da un autografo pervenutomi tramite un altro campione, Salvatore Nitto.

U

na bella esperienza, un tuffo nel passato con un sorriso, inatteso, inaspettato, fuoriprogramma.
Sono trascorsi molti anni e non ricordavo un prezioso autografo di Alessandro Zanardi, grazie al tramite di Salvatore Nitto, atleta paralimpico nonché mio compagno di classe al tempo delle Superiori che, sapendo il mio interesse per il motosport e più in particolare verso la Formula 1, indirettamente mi fece partecipe del loro casuale incontro nel Centro Protesi Inail di Vigoroso di Budrio in Provincia di Bologna.
Una calligrafia che tramanda la carriera sempre al limite, mai prevista come la sua storia.
Dopo le buone prestazioni nelle categorie minori, la grande opportunità della F1 avviene ad inizio degli anni ’90.
È la stagione 1991 quando la Jordan gli affida un sedile per le ultime tre gare, l’anno successivo altrettante volte con la Minardi, poi il biennio in Lotus dove raccoglie il suo primo punto nel 1993 nel Gp del Brasile prima del terribile incidente di Spa-Francorshamps ad oltre 240 km/h orari sulle barriere del Raidillon, la cui forza d’impatto fu tale da allungargli la schiena.
La svolta quando passa alle corse americane a quel tempo orfana della classe regina, è in Formula Cart che assapora i migliori successi e la notorietà, collezionando in 67 Gp, 15 vittorie, 27 podi, 10 pole e 17 giri veloci, che gli fruttano ben due titoli mondiali diventando l’idolo della categoria.
Nel 1999 il ritorno in F1 alla Williams, purtroppo lontana parente dalla competitività degli anni precedenti, per un esperienza che si rivelò non entusiasmante.
Ancora il ritorno nella Cart ed il tremendo incidente del 15 settembre 2001 nell’appuntamento europeo del Lausitzring, dove Zanardi all’uscita dal box perse il controllo attraversando la pista, mentre sopraggiungeva Alex Tagliani che lo centrò ad altissima velocità colpendo la monoposto perpendicolarmente all’altezza del muso, spezzandola con una violenza inaudita e amputando istantaneamente le gambe del pilota italiano.
In quel momento le condizioni di Zanardi erano subito apparse disperate col rischio di morire dissanguato, ma dopo mesi di coma e molte operazioni, l’inizio di una seconda vita.
Tanto che nel dicembre dello stesso anno fu presente alla premiazione dei Caschi d’oro promossa dalla rivista Autosprint, su una sedia a rotelle, alzandosi per la prima volta sulle protesi coperte dai pantaloni, per nulla demoralizzato ed emozionato tanto da strappare un sorriso con umore: “mi tremano le gambe”.
Dopo la riabilitazione affrontata con grande forza di volontà, manifestò la volontà di rientrare nel mondo delle corse, così nel maggio 2003 percorse sempre al Lausitzring, quei 13 giri che rimanevano per concludere la gara, con una monoposto preparata con i comandi sul volante.
Successivamente partecipò al Mondiale Turismo grazie ai comandi appositamente predisposti alla sua guida, nel 2005 vince con una BMW 320 WTCC del team Italy-Spain la seconda gara del Gp di Germania e nello stesso anno, conquista il Campionato Italiano Superturismo.
Nell’ottobre del 2005 va vicino al Campionato Europeo Superturismo, poi nel 2006 ancora con la BMW al Campionato Italiano Superturismo e al WTCC, dove vince ad Istanbul e tre anni dopo gara 1 a Brno.
Nel 2014 fu presente alla Blancpain Sprint Series, nel 2015 alla 24 Ore di Spa e nel 2016 nell’ultima gara del Campionato Italiano Gran Turismo 2016, vincendo gara 2 al Mugello.
Ancora motori nell’agosto 2018 per la tappa italiana del campionato DTM a Misano, giungendo tredicesimo in gara 1 e quinto posto in gara 2, ancora nel gennaio 2019 partecipando alla 24 Ore di Daytona.
In tutto questo c’è una carriera parallela, quella dello sport paralimpico con grandissimi successi nei mondiali su strada, in linea, crono e staffetta, impreziositi da quattro medaglie d’oro e due d’argento alle olimpiadi di Londra 2012 e Rio de Janeiro 2016.
Tanto impegno sociale e come se non bastasse, un nuovo incidente nel giugno 2020 durante un percorso con la sua handbike finendo contro un camion che procedeva nella corsia opposta.
Ancora condizioni disperate, susseguite da notizie incoraggianti fino agli attuali mesi di silenzio, frammenti e intuizioni senza mai, ad oggi, essere apparso il pubblico per una protezione (giusta) sulla scia di quella decisa dai familiari di Michael Schumacher.

Autore

Andrea La Rosa

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