EXTREMA RATIO

E

È iniziata l’avventura di Gennaro Gattuso come c.t. della nazionale italiana che rischia di rimanere fuori dal terzo mondiale consecutivo, una scelta probabilmente caratteriale per dare un’impronta e identità alla maglia che merita fedeltà e rispetto, da onorare indipendentemente dal tasso tecnico.

S

ono lontanissimi i tempi in cui l’abbondanza di talento, qualità ed esperienza, mettevano di fronte gli italiani a dibattiti (anche accesi) su chi lasciare fuori o mandare in campo.
Penso a Francia ’98 e la staffetta Baggio-Del Piero, ma anche calciatori che nel corso della loro carriera, avrebbero meritato essere maggiormente protagonisti con l’Italia, come per esempio Gianfranco Zola o Enrico Chiesa.
Fattori e circostanze che fanno luce sul passo dei tempi, come nazionali con calciatori di seconda generazione rispetto l’originaria nazionalità, capaci di garantire un livello alto per ancora tanti anni come la Spagna tra tutte, al contrario purtroppo l’Italia è drammaticamente alle prese con un ricambio mai effettivamente sbocciato e avvenuto, con troppi pochi calciatori non solo di talento ma con esperienza e tanti partite da protagonisti in Champions League.
Per qualche anno, in mezzo al campo è stato Jorginho a garantire qualità, poi l’esperienza di un’ormai defunto blocco Juventus, lontanissimo l’exploit europeo giunto come un assurdo ma festoso allineamento di pianeti, con tutti i calciatori pronti al momento giusto delle loro carriere.
Una scelta quella di Gattuso, su cui mi trovo perfettamente d’accordo per una nazionale a cui adesso, non serve il vestito pulito e costoso, quanto la veste operaia e cinica per non farci sfuggire il terzo mondiale consecutivo e relegarci definitamente, tra le squadre di seconda e forse, terza fascia.
Una storia lunghissima quella di Gattuso in azzurro, iniziata nel 1995 con l’europeo under 18 in Grecia, nel 2000 fu Tardelli a chiamarlo per vincere quello under 21 e disputare le Olimpiadi di Sydney, nello stesso anno l’esordio nella nazionale maggiore con Zoff c.t. in amichevole contro la Svezia, quello da titolare il successivo 15 novembre con Trapattoni in panchina, nella sfida all’Inghilterra vinta proprio grazie ad un suo gol, tra l’altro unico nelle 73 presenze.
Ha partecipato al mondiale 2002, per intenderci quello di Byron Moreno, poi l’europeo 2004 e la svolta con Lippi, protagonista assoluto della cavalcata conclusa a Berlino nel luglio 2006.
Ancora europei del 2008 con Donadoni che nella Confederations Cup del 2009 gli affidò la fascia di capitano, ancora mondiali del 2010 con Lippi e quella carriera conclusa proprio nella triste sconfitta contro la Slovacchia.
Senza considerare il lungo e prestigioso palmares, soprattutto col Milan.
Adesso per l’ennesima volta, tocca rimboccarsi le maniche e in assenza di qualità, si gioca sul carattere, sull’identità, sulla voglia di esserci e sulla grinta che in mezzo al campo, ha sempre caratterizzato il Gennaro Gattuso calciatore.
Sempre schietto, senza peli sulla lingua, non troppo fortunato nelle pregresse esperienze ma comunque consapevole di aver dato tutto.
A questo punto, senza nulla da perdere.

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Andrea La Rosa

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