
Se la competizione in pista può dirsi al momento avara di sorprese, in maniera diametralmente opposta si rincorrono le notizie e scelte che vanno a comporre il prossimo mosaico dei piloti e personale tecnico nei singoli team, dove il trasferimento di Hamilton alla Ferrari e le crepe in casa Red Bull, hanno aperto scenari impensabili fino a poco tempo addietro.
Èun esercizio complicato quello di scrivere un’anteprima e/o commentare l’esito del weekend di gara senza considerare il fermento nel dietro le quinte, dove si corre un campionato parallelo a quello che in pista assegna trofei e statistiche, perché impegnato a posizionare tasselli, visto come in Formula 1 il futuro è sempre più importante del presente, indipendentemente dalle bacheche.
Andiamo per gradi quanto possibile, visto che le notizie sono aggiornate quotidianamente.
Lo scorso febbraio, quando nemmeno si era assaggiato l’antipasto del menù 2024, è arrivata senza preavviso la notizia del trasferimento di Hamilton alla Ferrari, di fatto spodestando Sainz del suo sedile senza ancora essere iniziato il campionato e gettando una doccia freddissima alla Mercedes impreparata nell’immediato, a dover gestire per la prima volta dopo molti anni, il vuoto emotivo e aziendale di un sette volte campione del mondo.
Un altro scossone ha riguardato le problematiche interne alla Red Bull, vicissitudini palesate da presunti comportamenti inappropriati nei confronti di una dipendente da parte del team principal (intoccabile per chi detiene la maggioranza delle azioni), poi sfociati in prese di posizione interne che hanno denotato indirettamente un clima tutt’altro che sereno, tale da rendere possibile ciò che era lontanamente pensabile mesi addietro.
Ovvero l’implosione e la possibile partenza di alcune figure chiave, tra cui Verstappen e lo stesso direttore tecnico Adrian Newey, padre di monoposto vincenti per generazioni intere.
In queste senso, il pomeriggio del 25 aprile è stato un via vai di notizie quelle aggiornate da Auto Motor und Sport e BBC Sport, che hanno anticipato tutti sul fine rapporto tra Newey e la Red Bull entro la fine della stagione, dal nostro punto di vista, ci piace avvertire circa quella che potrebbe essere l’eventuale narrativa della sua limitata influenza sulle ultime e dominanti RB19 e RB20, magari sminuendo il ruolo di colui che dal 2005 ha garantito i successi magari per attutire il colpo.
La stessa Red Bull si era espressa tramite un comunicato ufficiale che di fatto, come succede in questi casi, indirettamente ammette un po’ di verità: “Adrian Newey è sotto contratto almeno fino alla fine del 2025 e non siamo a conoscenza di un suo arrivo in altre squadre”.
Un dettaglio di non poco conto precisamente evidenziato, ovvero liberarsi e tramite un accordo poter lavorare sin da subito con la prossima squadra, oppure osservare il gardening, o in vista del 2026.
Tuttavia, ritengo che sia giunto il momento di passare il testimone ad altri e di cercare nuove sfide per me stesso.
Adrian Newey, direttore tecnico Red Bull (fino alla prima parte 2025)
In tutto ciò, lo scorso 1 maggio, proprio in occasione del trentennale della morte di Ayrton Senna, è arrivata l’ufficialità della separazione tra la Red Bull ed Horner, attraverso una nota che ha definito i termini della dipartita: “Oracle Red Bull Racing annuncia oggi che il Chief Technical Officer Adrian Newey lascerà il Red Bull Technology Group nel primo trimestre del 2025”.
Dunque un gardening ridotto ai minimi termini prima di legarsi ad un’altra squadra, compreso un regalo di addio che sarà costituito dalla prima hypercar targata Red Bull.
Problemi di abbondanza a cominciare dall’intoccabile figura del team principal Christian Horner, che ha blindato il direttore tecnico Pierre Waché (ed Enrico Balbo) respingendo qualsiasi tentativo della concorrenza, di fatto per Newey un malumore accresciuto dopo essere stato relegato al progetto hypercar RB17 per questioni di budget cap, uno scenario poco suggestivo cui non mancano le offerte, Aston Martin e Ferrari tra tutte, ma crediamo che il ventaglio possa essere più ampio considerato la possibilità di denaro e strutture sufficienti per garantire il suo ingaggio.
La prima avrebbe messo sul piano un contratto faraonico grazie l’appoggio della compagnia saudita d’idrocarburi in partnership come title-sponsor, allettando il progettista inglese dalla possibilità di lavorare con Alonso ma soprattutto rimanere vicino casa.
A Maranello invece, la possibilità di chiudere la carriera coronando il sogno di stare al fianco di Lewis Hamilton, con un ingaggio comunque sostanzioso reso possibile non solo dallo stato di salute economica dell’azienda, ma anche dalla recente sinergia con HP per un’influenza, quella di Newey, che porterebbe con sé alcuni dei suoi più fidati giovani collaboratori allo scopo di formarli e dunque, un occhio al futuro anche più lontano.
Un ruolo quello alla Ferrari, di supervisore tecnico che gli garantirebbe tutta la libertà per lavorare al meglio delle sue capacità, fornendo un’importante vantaggio in vista del prossimo ciclo regolamentare.
Di mezzo l’importante parere di un giornalista navigato nella Formula 1 come Joe Savard, che in una diretta su You Tube aveva fatto capire come per Newey, i soldi non sono mai stati tutto, soprattutto focalizzando il suo stile di vita lontano dalle apparenze e vita mondana: “Mi risulta che Aston Martin, con il supporto di Aramco, abbia offerto a Newey una cifra esorbitante. Tuttavia, in base a quel che so, Adrian avrebbe rifiutato e bocciato anche quel tipo di approccio nei suoi confronti”.
Dunque per intenderci, un’offerta alla Cristiano Ronaldo quando lasciò il calcio europeo per trasferirsi in Arabia Saudita.
Col senno del poi, erano i primi giorni di marzo quando Hamilton, intervistato sul passaggio in rosso, dichiarò: “Adrian Newey? Il mio passaggio in Ferrari dimostra che tutto è possibile e sarà davvero interessante capire che cosa accadrà da qui ai prossimi sei mesi.”
Sul web impazzano i commenti, come la pagina wikipedia dedicato a Vasseur, team principal Ferrari, temporaneamente modificata nella biografia che lo descriveva come cuoco e gastronomo, ironicamente impegnato a cucinare dal suo arrivo, una squadra forte in ogni reparto, a cominciare dalla dichiarazione di quasi un anno addietro “i nuovi arrivi faranno rumore” quando il team poteva considerarsi a pezzi, reduce dal peggiore inizio negli ultimi anni, rasserenando l’ambiente e infondendo sicurezza ai reparti e alla pubblica opinione, prendendo per mano una squadra disastrata da tensioni interne con una predisposizione al sacrificio e un’organizzazione da top-team.
L’eventuale arrivo di Newey sarebbe il secondo colpo dopo quello di Hamilton, solamente il futuro dirà l’esito, ma sicuramente il “cuoco di Draveil” vuole entrare nella storia del Cavallino Rampante ma per farlo, serve vincere.
In questo mondo dove si corre fuori dai tracciati c’è la questione Verstappen, che nonostante avere ribadito più volte la sua serenità, potrebbe invece nascondere una strategia del non volere svelare, un segnale chiaro che segna il punto di non ritorno, è la lontananza del padre dal Gran Premio inaugurale in Bahrein, dove aveva espresso al mondo intero le fratture insanabili nel team.
Una strategia quella di Wolff e della Mercedes, che secondo F1 Insider, avrebbe offerto al campione olandese qualcosa come 150 milioni di euro a stagione, più la presenza del suo scopritore Helmut Marko, che recentemente si era detto irritato dalla lentezza della W15, facendosi gli affari degli altri e svestendo idealmente dai propri colori, quasi a non avere altre alternative di quello che potrebbe aspettarli nel futuro prossimo.
Certo, l’offerta sarebbe faraonica e la decisione di Newey potrebbe avere cambiato il tentennamento dell’attuale dominatore della scena, dove il fattore che più conta è avere un’auto vincente.
Dunque intrecci, flirt e dichiarazioni, con la Red Bull in questo caso, consapevole essere prossima alla rivoluzione, oltre ad avere entrambi i sedili traballanti considerando Perez essere stato sempre un gregario di Verstappen, tra queste l’attrazione sfumata di un tale Fernando Alonso confermato in Aston Martin, le cui prestazioni quasi falsificano l’anagrafica.
Non va dimenticata la Mercedes costretta a forzare un nuovo ciclo.
Un’opportunità per il giovanissimo Antonelli catapultato direttamente in Formula 2, recentemente dei test privati ad Imola e l’indiscrezione del possibile esordio con la Williams insoddisfatta del proprio pilota Sargeant, che usufruisce di una partnership (power-unit e altro) con la stessa Mercedes.
Uno scenario quello di Antonelli, che potrebbe sintetizzarsi con la storica e quanto mai veritiera frase del filosofo Seneca: “La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l’opportunità”.
Il filone più complicato è quello di Sainz, cestinato dalla Ferrari e autore di un maiuscolo avvio, corteggiato e tentato dall’avventura in Audi (dopo aver acquisito le quote Sauber) per un ruolo da primo pilota, con i dubbi di una competitività al momento abbastanza lontana dai primi.
La stessa Sauber (sempre supponiamo) prossima a sollevare gli attuali piloti Bottas e Zhou, ha ufficializzato Hulkenberg il quale come effetto domino, ha liberato il suo sedile in Haas adesso appetibile da Bearman, pilota della Ferrari Accademy che brillantemente aveva esordito in Arabia Saudita al posto dello stesso Sainz, operato d’urgenza di appendicite.
Una storia davvero incredibile per il quasi 37enne Nico Hulkenberg, che esordì nel lontano 2010 con tante speranze, poi accantonato salvo qualche sporadica apparizione nel 2020 in Racing Point (poi Aston Martin) e quando sembrava la sua carriera essere al lumicino, ripescato in Haas l’anno scorso con risultati di tutto rispetto che adesso vanno a coincidere col desiderio dell’entrante Audi, nel volere puntare ad un pilota della stessa nazionalità (presumiamo) anche sull’aspetto del marketing e soprattutto dell’enorme esperienza.
Dunque un tam tam settimanale, avvolte quotidiano che tiene gli appassionati con gli schermi accesi e aperte tante pagine web, molte tra queste attendibili che poi non hanno sbagliato le proprie indiscrezioni per una competizione, che corre anche dietro al box.
Questo perché il 2026 è dietro l’angolo, quando un nuovo ciclo regolamentare cambierà il volto delle attuali monoposto, un appuntamento con tante incognite, tra tutte il fattore delle prossime power-unit che spingeranno le monoposto, cui la Red Bull ha fortemente voluto una produzione autonoma che per processi e fattori di conoscenza, potrebbe avere molto da imparare rispetto a chi, Ferrari in primis, auto-genera i propulsori da sempre.
Una sfida che si preannuncia diversa e affascinante, già cominciata due anni prima e pertanto, occorre anticipare i tempi anche quando, la competizione in pista, assume quasi il ruolo di essere un dettaglio.
Senza considerare che rimane aperto il filone del team Andretti, desideroso di entrare in Formula 1 la cui domanda è stata respinta, presumibilmente per l’impraticabilità finanziaria rispetto alle scuderie già saldamente presenti da molti anni, rispetto alla spartizione economica dei diritti commerciali.
Il team americano non ha cestinato il progetto, al punto da inaugurare un nuovo impianto nelle sede europea di Silverstone, ovvero nella stessa valley britannica dove buona parte dei team hanno la loro fabbrica, in questo caso pronta ad accogliere gli addetti ai lavori impegnato nel motorsport per una faccenda, tutt’altro che chiusa.