TROPPO ALCARAZ PER QUESTO SINNER, LO SPAGNOLO SI PRENDE NY E IL NUMERO 1

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Jannik Sinner viene sconfitto in quattro set da Carlos Alcaraz nell’attesissima finale degli US Open e cede allo spagnolo sia il titolo del torneo (l’italiano era campione uscente) sia il primo posto mondiale, dopo oltre un anno di regno.

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stato davvero ai limiti dell’illegalità tennistica, per lunghi tratti, questo Carlos Alcaraz, che a New York batte Jannik Sinner riprendendosi così, in un colpo solo, sia l’ultimo titolo Slam stagionale che lo scettro mondiale, dopo 65 settimane di ininterrotto regno sinneriano. Un primo e un terzo set dominati dallo spagnolo, un quarto in cui ha tremato un pochino solo nel game finale, con l’unico intermezzo del secondo parziale, vinto da Sinner con un break a zero al quarto gioco che è stato sufficiente all’italiano per condurre in porto il set della speranza.

Speranza vana, vista la grande differenza di rendimento oggi tra i due, con il nostro apparso molto più teso all’inizio e, in generale, molto più falloso del solito, soprattutto nei momenti cruciali, situazioni che normalmente rappresentano invece la specialità di casa Sinner. Nel primo Jannik incassa il break a freddo, ma il secondo, nel settimo game, lo regala con un banale errore in volee di rovescio sul 30-40. Pareggiato il conto dei set con un 6-3 nel secondo, arrivato come detto sfruttando l’unico vero passaggio a vuoto di Alcaraz, con un break a zero nel quarto gioco, Sinner viene poi letteralmente dominato nel terzo parziale, perso 6-1, quello in cui ci sarebbe invece stato bisogno di piegare il match dalla sua parte. Invece è lo spagnolo a mostrare tutto il suo enorme campionario tennistico, alternando colpi di inusitata violenza a tocchi d’infinita morbidezza, il tutto condito da una condizione atletica superba, che gli consente di arrivare dovunque, costringendo Sinner a giocare sempre e solo sulle righe, con tutti i rischi annessi e connessi.

La stagione degli Slam si conclude qui, con i due arcirivali, che attualmente fanno davvero corsa a sé nel tennis mondiale, che si spartiscono equamente i quattro titoli.

Il quarto set si apre con un game fiume di oltre 10 minuti, il tempo che Sinner impiega per tenere alfine il servizio dopo aver annullato due pericolosissime palle break. Jannik resta a galla con le unghie e coi denti, ma il divario di rendimento al servizio è enorme, sia in termini di quantità che di qualità delle prime palle; il break è nell’aria e arriva al quinto game, con la gentile complicità di Sinner, che sul 30 pari prima cade in un doppio fallo (ma non si può giocare sempre con le seconde) e poi sbaglia un dritto piuttosto comodo per lui. Da lì in poi Alcaraz migliora ulteriormente la sua prestazione al servizio e si arriva così al 5-4 per lo spagnolo, che si issa sul 40-15. Lì Sinner ha un ultimo sussulto di classe, annullando alla grande i due match point, ma sulla parità Alcaraz ritrova il servizio, cogliendo gli ultimi due punti per chiudere la partita.

La stagione degli Slam si conclude qui, con i due arcirivali, che attualmente fanno davvero corsa a sé nel tennis mondiale, che si spartiscono equamente i quattro titoli: Australia e Wimbledon per Sinner, Parigi e New York per Alcaraz. Ma se l’italiano, che ha avuto un’annata travagliata per il caso Closterbol e i relativi tre mesi di squalifica, ha mostrato un’incredibile capacità di rientrare subito al meglio dopo lo stop (finale a Roma, tre match ball sprecati in finale a Parigi, vittoria a Londra, tutto sempre contro Alcaraz), va dato atto allo spagnolo di aver dato il via ad un progresso tecnico e fisico inatteso, specie in così poco tempo. Il suo servizio è cresciuto esponenzialmente, passando da punto debole a freccia vincente, e la sua tenuta mentale ha cancellato, ormai da molti mesi, quei momenti di “buio” che spesso regalavano ai suoi avversari speranze inattese di riaprire il match. Ora, in questa corsa feroce quanto appassionante tra i due, sarà interessante vedere cosa farà Sinner, su quali miglioramenti lavorerà, per provare a ribaltare i numeri di questa rivalità e, magari, per riprendersi il primo posto mondiale.

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Gianluca Puzzo

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