
Scattano domani con gara 1 a Sunrise, Florida, le Stanley Cup Finals 2024, ultimo atto della lunghissima stagione dell’hockey e di una postseason piena di sorprese. A giocarsi la leggendaria coppa di Lord Stanley saranno i Florida Panthers, finalisti anche nel 2023, e gli Edmonton Oilers, che non arrivavano all’ultimo atto dal 2006.
Iniziamo dal più curioso dei record di queste Stanley Cup Finals edizione 2024: quelle che vanno in scena a partire da stanotte saranno le finali con la maggior distanza tra le due città ospitanti, ben 4.089 km. Tanti infatti ne passano tra Edmonton, Canada, e Sunrise, Florida, quartieri generali di Oilers e Panthers, giunti fin qui dopo vicende abbastanza comuni nei playoff ma con modi molto diversi di interpretare il gioco: più fisico e potente quello dei Panthers, più tecnico e verticale quello degli Oilers. Il loro percorso nella postseason, dicevamo, ha molte similitudini: un primo turno piuttosto agevole chiuso in cinque partite, un secondo step molto più impegnativo (Florida ha eliminato in 6 partite Boston nel remake della supersfida del 2023, Edmonton in 7 gare Vancouver in un bellissimo derby canadese), ed infine due finali di Conference vinte in rimonta, con tre successi consecutivi a ribaltare le serie inizialmente appannaggio di Stars e Rangers.
Da un punto di vista tattico, Florida è sempre rimasta uguale a sé stessa, con un hockey fatto di ritmo, impatto fisico e grande lavoro sotto la porta avversaria. Un gioco imperniato innanzitutto su un portiere strepitoso, probabilmente il più forte al mondo in questo momento, quel Sergej Bobrovsky che, pur senza numeri stratosferici, ha dimostrato di sapersi superare nei momenti che contano. Davanti, le stelle si chiamano Verhaeghe (puntualmente trasformatosi nei playoff, come l’anno scorso), Barkov (il capitano), Tkachuk e Reinhart, punte di diamante di quattro linee comunque molto uniformi, cui probabilmente manca la superstar ma che compensano questa carenza con una grande continuità di ritmo e di spessore atletico, senza drastici cali nei passaggi dall’una all’altra.
Il problema, per i canadesi, si pone al cambio delle linee, offensive e difensive, visto che le retrovie non assicurano neppure lontanamente la qualità delle prime due.
Chi invece ha mostrato di saper cambiare sono gli Oilers, squadra senza rivali da metà campo in su per talento e qualità col bastone e sui pattini ma che riusciva puntualmente a complicarsi la vita con amnesie difensive che pagava a caro prezzo. Nelle ultime due partite della Eastern Conference Final contro NY, invece, abbiamo visto (con nostra grande sorpresa) una squadra quasi sparagnina, che una volta guadagnato il vantaggio ha badato quasi esclusivamente a non prenderle, ad iniziare dal penalty killing (28 consecutivi senza subire reti, oramai sfiora il 94% di positività), divenuto una certezza al pari del power play (al 37,3%, sempre il migliore dei playoff). Questa capacità camaleontica non dovrà però snaturare il dna degli Oilers, poiché è impensabile vincere quattro partite esclusivamente con quel piano tattico contro una squadra come Florida, che fa della salda occupazione del terzo offensivo una delle sue caratteristiche peculiari.
Il problema, per i canadesi, si pone al cambio delle linee, offensive e difensive, visto che le retrovie non assicurano neppure lontanamente la qualità delle prime due, in cima a tutte le classifiche di rendimento con i suoi cosiddetti “Fab Four”: Connor McDavid (5 gol e 26 assist), Leon Draisaitl (10 gol e 18 assist), Zach Hyman (14 reti e 4 assist) e il difensore Evan Bouchard (6 gol e 21 assist). Quanto al portiere, Stuart Skinner è chiamato a un confronto impari con il suo dirimpettaio, ma se vorrà tenere a galla i suoi dovrà inevitabilmente superarsi, migliorando i numeri piuttosto modesti fatti segnare finora (.897 di parate e due gol e mezzo subiti a partita), anche se non certo per sua esclusiva colpa.
Pronostico Sport One: Florida Panthers 4-2