Sentenza City, l’ultima puntata della farsa FFP

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Pochi giorni fa il TAS di Losanna ha accolto il ricorso dei “Citizens”, dapprima squalificati per due anni dalle coppe europee (più 30 milioni di multa) e che ora se la cavano con un buffetto da 10 milioni. Una sconfitta per l’UEFA e una pietra tombale sulla credibilità del Financial Fair Play.

Delle due l’una: o le accuse degli investigatori dell’UEFA che avevano portato alla condanna del Manchester City lo scorso febbraio erano completamente inesistenti, oppure questi mesi hanno fatto riflettere le alte sfere del calcio europeo sul rischio di perdere gli ingentissimi finanziamenti arabi, via Manchester e Parigi. Non si spiega altrimenti questo testacoda della giustizia sportiva, che prima esclude per due anni dalle coppe europee il City per gravi violazioni alle regole del fair play finanziario e per aver ostacolato il corso delle indagini, e dopo soli cinque mesi dichiara che le suddette violazioni non erano in realtà tali (o che comunque erano prescritte) e che i bastoni tra le ruote messi agli investigatori dell’UEFA valgono solo una tiratina d’orecchie da 10 milioni di euro. Bilanci truccati, entrate gonfiate, sponsorizzazioni con valori fuori scala da altre aziende di famiglia della proprietà per mascherare iniezioni dirette di denaro nelle casse del club da parte dell’azionista di controllo, pagamenti effettuati da società offshore satelliti

per aumentare gli utili del club e rientrare nei parametri del FFP: tutto falso, tutto inventato o, al massimo, tutto vecchio, anche considerando che lo stesso club era recidivo, avendo patteggiato e pagato 60 milioni nel 2014. Ora attendiamo di leggere le motivazioni di entrambe le sentenze (anche quelle di febbraio non sono state diffuse visto che era pendente il ricorso), ma una certezza l’abbiamo già: da oggi tutte le società di primo livello (quella spaccatura creata proprio dal fair play e dalla mancata redistribuzione degli introiti) potranno seguire la virtuosa strada segnata da City e PSG, vincendo campionati e coppe alla faccia di chi invece i bilanci cerca di farli quadrare senza troppi artifizi. Alla faccia di quei fessi del Milan che si sono fatti squalificare per un anno. Alla faccia di Inter, Roma e tanti altri club europei che per far tornare i conti hanno dovuto spesso cedere i loro pezzi pregiati (sempre a squadre di primo livello, guarda caso) e lavorare solo con i prestiti. Da oggi “è coffee break, signori”, come gridava Renè Ferretti, da oggi liberi tutti, altro che fair play: basterà chiedere lumi al primo sceicco di passaggio.

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Gianluca Puzzo

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