Primo Febbraio

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Una bomba di mercato-piloti è stata sganciata ieri, in questa fase solitamente contraddistinta dalla presentazione delle nuove monoposto 2024 cui seguiranno i test. Dopo le prime indiscrezioni, anche i diretti interessati hanno confermato la notizia, ed è tutto vero: Hamilton e la Ferrari si sono detti “si” dalla stagione 2025, con l’inglese che prenderà il posto di Carlos Sainz sulla Rossa.

All’inizio era un’indiscrezione, mica tanto vista la firma della notizia riportata da Daniele Sparisci e Giorgio Terruzzi sulle pagine del Corriere della Sera, poi il tam tam nei maggiori siti spagnoli (interessati per la sorte di Sainz) e inglesi a darne la conferma, addirittura la più importante società di telecomunicazioni inglese a seguirne la scia, una serie di rette parallele ma alla fine è tutto vero: Lewis Hamilton e la Ferrari hanno detto sì.
Succede di tutto in questa Formula 1 ancora con i semafori spenti in vista della prossima stagione, si guarda già al 2025, con la Ferrari evidentemente segnata anche fin troppo nell’orgoglio, tale da convincere il sette volte campione del mondo a sposare il progetto del dream team con Leclerc fresco di rinnovo.
Lo vuole fare, come dimostrato l’anno scorso, avendo dato carta bianca a Fred Vasseur ricordiamo subentrato nel periodo meno adatto, quando sembrava evidente la scollatura tra i reparti, forse una guerra di potere interna, sfociata in una monoposto scadente soprattutto all’inizio, salvo i successivi aggiornamenti che hanno attenuato la situazione.
Lo fa avendo blindato Leclerc, in passato anche maltrattato (diciamolo chiaramente) da strategie sbagliate e scelte controcorrente nonostante il monegasco abbia sempre giurato amore eterno alla rossa.
Lo fa puntando sul 39enne Hamilton (40 quando vestirà rosso) cui non servono le presentazioni, evidentemente affamato senza avere mai digerito i veleni di Abu Dhabi 2021 costatogli in quell’ultimo giro l’ottavo titolo del mondo, record (7) di campionati al momento condiviso con un tale chiamato Michael Schumacher che, soprattutto in Ferrari, rappresenta qualcosa più di una divinità.
Quali dinamiche e motivazioni?
Difficile pensare con la testa degli altri, ma proviamo a fare qualche riflessione partendo da Hamilton.
La sua straordinaria carriera è sotto gli occhi di tutti, certo avere la migliore macchina aiuta, ma quando è servito il suo talento ha sempre fatto la differenza.
Chissà, magari le proiezioni della nuova Mercedes non hanno soddisfatto la sua ambizione prima del ritiro dalle corse, adesso raggiungibile solo con la Ferrari, al momento dietro l’inarrivabile Red Bull.
Certo, dopo averne scritto la storia, rinunciare (immaginiamo) ad un ruolo di ambasciatore Mercedes è un gesto davvero di personalità che gli potrebbe andare contro.
Crederci, provarci e realizzare un sogno mai cestinato, questo ad evidenziare come il brand Ferrari resti al primo posto nonostante non si vinca un titolo (quello costruttori) dal 2008.
Una decisione dove la passione potrebbe avere prevalso su tutto, la scelta di lasciare una campana di vetro per intraprendere una sfida tutt’altro che semplice, legata comunque al desiderio di qualsiasi pilota, ovvero vestire la tuta rossa, percorrendo probabilmente ciò che sarebbe stato il desiderio di un altro pilota, purtroppo fermatosi nella tragedia d’Imola del 1994.
Dietro questa decisione, potrebbe esserci anche un fattore tecnico, come gli addii di alcune figure come l’ex Head of Vehicle Performance Loic Serra, in direzione Ferrari dopo aver effettuato il consueto periodo di gardening, ovvero un riposo forzato per non trasferire, da un giorno all’altro, soluzioni e materiale intellettualmente prodotto dagli sforzi di una scuderia ad un’altra, chiaramente tramite la memoria di chi vi ha lavorato.
Lo stesso Serra fu in disaccordo con Mike Eliott, direttore tecnico della Mercedes poi dimessosi lo scorso ottobre, per la direzione degli sviluppi intrapresi sulle W13 e W14, filosofia di progetto poi abbandonata per l’imminente W15.
Per questo motivo il trasferimento di Hamilton alla Ferrari potrebbe inaugurare una nuova stagione di appeal per quelle figure spesso impegnate dietro i tavoli aziendali, di fare lo stesso passo senza quella pressione che, inevitabilmente, pesa quando indossi la divisa del Cavallino Rampante.
Non mancarono i disappunti di Hamilton che adesso hanno una chiarezza maggiore: “Lo scorso anno (2022) ho esposto chiaramente i problemi con la vettura, penso solamente che parte del team dovrebbe prendersi la responsabilità e ammettere di non avermi ascoltato”.
Siamo d’accordo con chi, mediaticamente e non solo, paragona questo trasferimento con quello di quel Cristiano Ronaldo dal Real Madrid alla Juventus.
Un problema per la Mercedes, la quale sembrerebbe avere appreso la notizia dell’addio solamente poche ore prima, perché dopo moltissimi anni si troverà senza un pilota titolato, infatti Russell pur mostrando capacità sembra lontano da essere un campione. Un grattacapo l’altro sedile, perché il giovanissimo italiano Antonelli quest’anno esordirà in F2: lanciarlo per

una sfida di tale portata (come fece Red Bull con Verstappen per intenderci) o andare verso l’usato sicuro che vorrebbe significare Fernando Alonso Sicuramente giovedì 1 febbraio non deve essere stata una giornata leggera nella sede di Brackley, una convocazione d’urgenza per un briefing cui avrebbero partecipato il boss Toto Wolff, il direttore tecnico James Allison insieme al membri del team per comunicare l’addio di Hamilton, a dimostrare un clima piuttosto teso e tutt’altro che pronto.
Passiamo alla Ferrari.
L’idea Hamilton certo non si concretizza dall’oggi al domani, questo in parte giustifica lo stallo relativo al prolungamento del contratto di Sainz, spesso accostato al team Audi che nel 2026 farà il suo ingresso in F1 avendo completato il passaggio delle quote Sauber, oltre a dinamiche che probabilmente non hanno mai fatto centro nel cuore della maggior parte dei ferraristi; un pilota sicuramente nel pieno della sua maturità, cui evidentemente non mancheranno le offerte di un sedile in altri team.
Quella di Sainz, a questo punto, potrebbe anche essere una grana visto che guiderebbe un 2024 praticamente da separato in casa, con tutta l’inerzia a favore di Leclerc, ipotesi che nella peggiore delle ipotesi potrebbe anche far anticipare il trasferimento. Tassello che andrebbe a scatenare una reazione domino, soprattutto pensando ad Albon (attualmente in Williams) alle prese con una seconda vita da pilota dopo l’addio dall’orbita Red Bull, e Stroll abbastanza deludente in Aston Martin il cui addio, qualora le cose non migliorassero, potrebbe essere tutt’altro che un’ipotesi.
Resta il cruciale dubbio: se lo spagnolo non è mai stato il secondo di Leclerc, come mai potrebbe esserlo Hamilton?
Col senno del poi, bastava osservare con attenzione la grafica di partnership tra la Ferrari ed una nota birra italiana, tra i gadget del foto-montaggio appare propria una macchina rossa col numero 44, quello di Hamilton.
Una giornata, sempre quella del primo di febbraio, dove tutti noi appassionati, di Formula 1 e motorsport in generale, siamo stati attratti dal potere emozionale della notizia più clamorosa della storia recente, ufficializzata in serata con i rispettivi comunicati dei diretti interessati, a cominciare dalle Frecce d’Argento: “Mercedes e Hamilton si separeranno alla fine della stagione 2024. Lewis ha attivato un’opzione rescissoria nel contratto annunciato lo scorso agosto e questa stagione sarà quindi la sua ultima alla guida delle Frecce d’Argento. La notizia pone fine a quello che attualmente è un rapporto di 17 anni in Formula 1 con Mercedes-Benz e una partnership di 11 anni con il team ufficiale.”
Queste le parole di Toto Wolff: “Nel contesto di una coppia pilota-squadra, il nostro rapporto con Lewis è diventato il rapporto di successo più grande che lo sport abbia mai visto e questo è qualcosa di cui possiamo essere orgogliosi. Lewis sarà sempre una parte importante della storia del Motorsport di Mercedes. Tuttavia, sapevamo che la nostra partnership sarebbe giunta a una naturale conclusione in qualche momento, e quel giorno è arrivato. Accettiamo la decisione di Lewis di cercare una nuova sfida, e le opportunità per il futuro sono entusiasmanti da contemplare. Ma abbiamo ancora una stagione da disputare e siamo concentrati sul correre per ottenere un grande risultato nel 2024”.
Così Hamilton: “Ho trascorso 11 anni incredibili con questa squadra e sono molto orgoglioso di ciò che abbiamo raggiunto insieme. La Mercedes fa parte della mia vita da quanto avevo 13 anni, è un posto in cui sono cresciuto, quindi la decisione di andarmene è stata una delle più difficili che abbia mai dovuto prendere, ma è arrivato il momento di fare questo passo e sono entusiasta di affrontare una nuova sfida. Sarò per sempre grato per l’incredibile supporto della mia famiglia Mercedes, in particolare di Toto per la sua amicizia e la sua leadership, e voglio concludere insieme la mia carriera con un risultato positivo. Mi impegno al 100% per fornire le migliori prestazioni possibili in questa stagione e per rendere il mio ultimo anno con le Frecce d’Argento, uno di quelli da ricordare.”
Anche Carlos Sainz, che vivrà l’ultima stagione con la Ferrari ha ufficializzato un messaggio: “Facendo seguito alle notizie di oggi, la Scuderia Ferrari ed io non continueremo insieme alla fine del 2024. Abbiamo ancora una lunga stagione davanti a noi e, come sempre, darò tutto per la squadra e per i tifosi di tutto il mondo. Annunceremo notizie sul mio futuro quando sarà il momento”.
Vasseur conosce bene entrambi, ma ad ogni modo, manca un dettaglio (mica tanto) che in queste lunghe righe abbiamo dimenticato, ovvero una macchina competitiva tale da essere strumento per entrambi i piloti.
Una sfida di personalità e pesi specifici, per una Ferrari che a breve presenterà la monoposto 2024 con lo sguardo già alla stagione successiva, la cui livrea immaginiamo resterà sempre a tinte rosse e nere, per una voglia del diavolo di tornare a vincere.

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Andrea La Rosa

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