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Commento sulla recente vicenda che ha visto la penalizzazione alla Racing Point (da molti ritenuta troppo morbida) dopo la protesta della Renault.

Confronto tra la Mercedes W10 (2019) e la Racing Point RP 20 (2020)

Se in pista non c’è gara, considerata la manifesta superiorità delle Mercedes, è molto calda la situazione al di fuori dell’asfalto, perché oltre a celebrare il 70° anniversario della F1 il secondo weekend di Silverstone verrà ricordato anche per il verdetto sulla Racing Point dopo il reclamo della Renault. Sintetizzando l’istruttoria, fin dai test di inizio stagione (pre-pandemia) sembrava palese, secondo tutti gli addetti ai lavori, la somiglianza della Racing Point alla Mercedes W10 che l’anno scorso ha vinto il titolo costruttori e quello piloti con Hamilton. La Renault al secondo Gran Premio (Stiria) ha presentato un reclamo per vederci chiaro, focalizzando l’attenzione sulle prese d’aria dell’impianto frenante, elemento non replicabile tramite una fotografia, per quanto dettagliata possibile, ma per cui è necessario essere in possesso dei disegni. Ad alimentare le polemiche è stata anche la dichiarazione del responsabile tecnico FIA, Nicholas Tombazis, riportata su sport.sky.it il 18 luglio (visibile QUI), nella quale ammetteva che “prima del GP d’Australia siamo andati nella loro sede, dopo aver ricevuto diversi reclami. Ci siamo concentrati sulla monoposto, senza verificare le prese d’aria dei freni. Da quei controlli non ci fu nulla di irregolare, anche se la vettura era simile alla Mercedes”.
C’è da dire che le frizioni tra Racing Point e Renault erano iniziate già nel Gran Premio del Giappone a Suzuka nel 2019, quando le monoposto francesi furono squalificate (su reclamo Racing Point) per un dispositivo che modificava in maniera autonoma il bilanciamento della frenata.
Lo scorso venerdì mattina è arrivata la sanzione che penalizza di 15 punti la classifica costruttori della Racing Point (salvi quelli dei piloti) e commina 400 mila dollari di multa riferita al solo Gp di Stiria, con reprimenda per gli altri appuntamenti dove la scuderia britannica ha montato lo stesso dispositivo. Ci sono alcuni aspetti che sembrano evidenti, il disegno dei Brake Ducts da considerarsi della Mercedes, la sanzione considera l’infrazione al regolamento sportivo

e non quello tecnico, motivo che non squalifica le monoposto. La sensazione è che si tratti di un verdetto a dir poco morbido, destinato a fare giurisprudenza.
Il caso è spinoso, per la comprensione potrebbe essere opportuno fare riferimento ad un precedente come la spy-story tra Ferrari e McLaren durante la tiratissima annata 2007, terminata con la sentenza del consiglio della FIA del 13 settembre con la scuderia inglese pesantemente penalizzata con l’azzeramento del punteggio nella classifica costruttori e 100 milioni di euro come ammenda.
Ricordiamo quanto sia importante una posizione rispetto ad un’altra nella classifica costruttori, perché oltre al risultato sportivo genera degli importanti premi economici.
Qui invece, la vicenda sembrerebbe assumere dei contorni paradossali e verrebbe da chiedersi: come mai chi è stato copiato non si è lamentato? Copiato e contento?
Gli intrecci aumentano visto che, dalla prossima stagione, la Racing Point diventerà Aston Martin e Toto Wolff (attuale direttore esecutivo della scuderia Mercedes), come riportato da Andrea Cremonesi su gazzetta.it lo scorso 18 aprile, sembra avere acquistato azioni (per un minimo valore) del capitale dell’Aston Martin.
Inevitabilmente la faccenda non è per nulla finita qui, visto che alcuni team vogliono appellarsi, come la stessa Racing Point e la Ferrari.
Ricordiamo come i chiarimenti alle direttive della power-unit abbiano fortemente ridimensionato le Rosse riguardo alla monoposto già predisposta, dove ogni area è strettamente legata all’altra, con la Ferrari penalizzata che punta a riaprire un ciclo dal 2022, stagione in cui esordirà una nuova concezione di vetture.
Una vicenda che complessivamente si presume abbia anche dei riflessi politici visto il tema (altrettanto caldo) del nuovo Patto della Concordia, uno scontro totale che in un campionato già monopolizzato nelle zone alte della classifica, rischia di allontanare anche quei pochi appassionati che ripensano alle gare degli anni ’90, cestinando le giovani generazioni di tifosi.

Autore

Andrea La Rosa

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