La partita è molto deludente, ma il 13-3 finale consegna ai Patriots ed alla coppia Brady-Belichick il definitivo ingresso nella leggenda di questo sport.
Rams non pervenuti, stritolati dalla tensione e dalla difesa di New England,
premio MVP a Julian Edelman per le 141 yard ricevute.

Una stagione fin qui complessivamente deludente, costellata di brutte storie (Hunt), brutti infortuni (Smith) e brutti arbitraggi (basti solo ricordare cos’è successo nelle finali di Conference), attendeva il Super Bowl per risollevarsi, sperando in un atto finale palpitante e spettacolare, così come lo erano stati quelli degli ultimi due anni. Mai speranza fu più disattesa, invece, visto che dal cilindro del dio dello sport è venuta fuori una partita piatta, noiosissima, infarcita di errori da parte di entrambi gli attacchi: di sicuro il peggior Super Bowl della storia. Fino ai primi minuti dell’ultimo periodo Patriots e Rams erano ancora sul 3-3, con difese dominanti, kicker imprecisi e special team pressoché perfetti, che concedevano ai qb avversari sempre pessime posizioni di partenza per
i loro drive. Brady era partito con un intercetto, i Rams avevano mancato un field goal; queste le uniche emozioni in tre periodi di football, inframezzate da valanghe di punt, a sottolineare l’inconcludenza degli attacchi. A metà dell’ultimo quarto ecco il touchdown che spacca la partita, segnato su corsa dal solito Michel dopo un paio di bei completi di Brady su Gronkowski. 10-3 e Goff che, preso dall’ansia di pareggiare, si fa subito intercettare, consegnando di fatto le armi, prima del field goal del 13-3 finale. Ovvio che, in un tale deserto, le 141 yard ricevute da Edelman siano bastate a fargli avere un MVP che è più un premio alla carriera che altro. Di sicuro non si potevano premiare i due qb, che hanno chiuso con percentuali risibili (71.4 di passer rating di Brady e 57.9 di Goff). Curioso che nessuno abbia votato per un difensore dei Pats, come Hightower,


ma si sa che, nel football americano come nel calcio, per un attaccante sia più facile “rubare l’occhio” di chi guarda rispetto a un difensore. L’attacco dei Rams si è sciolto come neve al sole, con Gurley ed Anderson che non sono arrivati a correre 100 yard neppure insieme e Goff che è sembrato soffrire davvero tanto (troppo) la pressione della prima finale della sua carriera. La difesa dei Pats è stata fenomenale, sia chiaro, ma quasi al suo livello è stata quella di L.A.; la differenza l’ha fatta proprio la capacità dei veterani di Boston di non farsi schiacciare dalla pressione, dall’ansia delle giocate che non riuscivano e dalla paura di sbagliare. Brady & Co. hanno avuto soprattutto un grande merito, a mio parere: quello di capire subito (o comunque prima degli avversari) che tipo di partita stava nascendo, nuotandoci dentro con naturalezza e badando soprattutto a non commettere turnover fatali. Il resto, poi, è venuto da
sé, consegnando loro una vittoria che certifica anche nei numeri un dominio quasi ininterrotto iniziato oltre un decennio fa. Ed è davvero impressionante pensare che, in un gioco che brucia tanto velocemente i suoi protagonisti, vuoi per infortuni, vuoi per mancanza di motivazioni, ci siano un quarterback e un coach capaci di creare un sodalizio tanto roccioso quanto duraturo. Bill Belichick ha raggiunto Curly Lambeau in vetta ai titoli NFL vinti (6), ma è il numero uno in fatto di Super Bowl. Tom Brady è diventato il giocatore con più Super Bowl vinti nella storia, sempre con 6, indipendentemente dal ruolo, sorpassando l’Hall of Famer Charles Haley, leggendario linebacker di Dallas e San Francisco. Brady e Belichick, Belichick e Brady; finché giocherà l’uno, resisterà anche l’altro, perché ognuno è artefice di una parte della leggenda dell’altro. Potranno non essere simpatici a tutti, ma che coppia, ragazzi.