Il progetto della Super Lega sta destabilizzando l’equilibrio politico-economico del calcio europeo, con una guerra (per ora) a suon di social e comunicati. Il commento della vicenda a quattro mani di Gianluca Puzzo e Andrea La Rosa.

Il trascorso 18 aprile è stata una data che segnerà con ogni probabilità, uno spartiacque del calcio europeo per club e forse delle nazionali.
L’idea più che avanzata della Super Lega è un vero terremoto cui sono seguiti pesanti comunicati ufficiali, che tendono a destabilizzare e portare pesanti strascichi,
un progetto di quei club che da diverso tempo, intendono formare una nuova competizione alternativa alla Champions League cui sono solite partecipare.
Dodici le squadre pronte: Arsenal, Chelsea, Liverpool, Manchester City, Manchester United e Tottenham (INGHILTERRA), Milan, Inter e Juventus (ITALIA), Barcellona, Atletico Madrid e Real Madrid (SPAGNA).
Si prevede il contributo di altri tre club fondatori, ma al momento Paris Saint Germain (FRANCIA), Borussia Dortmund e Bayern Monaco (GERMANIA) sembrerebbero aver preferito non entrare nella Super Lega.
L’idea è quella di far partecipare venti club, quindici fondatori più cinque ammessi dall’andamento dei risultati nella stagione precedente, tutte le partite della singola giornata si giocherebbero nell’arco della stessa settimana, per una stagione che inizierebbe ad agosto.
Il format quello di due gironi da dieci quadra, con incontri di andata e ritorno, dove le prime tre qualificate dei rispettivi gironi sono ammesse ai quarti, mentre la quinta e la sesta classificata si giocherebbero il passaggio del turno con un play-off.
Tutti d’accordo? Per niente.
Durissima la Uefa che ha parlato di progetto cinico, minacciando ai club interessanti l’esclusione da qualsiasi competizione nazionale, europea o mondiale, provvedimento esteso anche i calciatori a cui, tra l’altro, verrebbe negata anche l’opportunità di indossare la maglia del proprio Paese.
Disapprovazione anche della Fifa, per uno strappo in piena regola, accelerato probabilmente dai problemi della pandemia che ha causato profonde perdite economiche ai top-club alle prese con importanti contratti e pesanti ingaggi, da far fronte rispetto alle ristrettezze economiche generate della pandemia.
Sul piano sportivo, la volontà di creare una Super Lega di alto livello in cui si sfidino solo i più forti, attraendo una buona quantità di sponsor maggiormente disposti ad investire su partite tutte di livello, rispetto a quelle della Champions League (non citiamo nemmeno l’Europa League), dove nella fase a gironi possono incontrarsi formazioni di terza o quarta fascia.
Da una parte l’Uefa, che oltre ad allargare il numero di partecipanti alla Champions League ha introdotto l’imminente Conference League, permettendo a tutte le federazioni nazionali che ne fanno parte la possibilità di giocare una competizione europea senza essere escluse nei primi turni preliminari, dall’altro lato i migliori club decisi a fare la loro parte alzando (e di molto) l’asticella.
È pur vero che la struttura con le giuste proporzioni rispetto al profilo economico, può prendere esempio dall’Eurolega di basket che da qualche anno, al netto dei palazzetti chiusi causa Covid, regala partite di altissimo livello, con undici squadre fisse fino al 2025 ed altre sette secondo i risultati nei campionati nazionali.
Un aspetto spietato per i romantici, meno per il lato aziendalista ed economico dei club, per una diatriba inevitabile dove, al posto delle minacce che potrebbero portare solamente all’inasprimento dei toni e a contenziosi legali a tanti zeri, servirà trovare la giusta mediazione per capire quale sia la soluzione migliore per tutti.
Difficile capire cosa accadrà, per un film destinato a produrre nuovi episodi.
(Andrea La Rosa)
L’FFP ha la colpa di aver reso i ricchi sempre più ricchi, chiudendo gli occhi sui trucchi per aggirarlo e mancando totalmente l’obiettivo di una redistribuzione della ricchezza (soprattutto quella derivante dai diritti tv) che avrebbe dovuto essere inversamente proporzionale ai risultati raggiunti (chi vince prende meno soldi di tutti perché è già forte, per capirci) e che invece è stata criminalmente proporzionale, col risultato di aprire sempre più la forbice tra ricchi e poveri del pallone, rendendo sempre più scontate e noiose le competizioni.
La Champions League, invece, è ormai un grande calderone, addirittura ampliato a 36 squadre per dare un contentino alle piccole federazioni (e quindi averne i voti); una contraddizione in termini, visto che, per meritarsi quel nome, dovrebbe essere aperta solamente ai campioni nazionali della stagione precedente, così come era la vecchia Coppa dei Campioni.
Stanti così le cose, era ovvio che i club più ricchi e potenti si sarebbero prima o poi stufati di un torneo in cui le prime partite di valore (e di appeal televisivo) arrivano ad aprile, dimenticando però che quell’appeal è dovuto proprio alla rarità degli eventi.
L’impressione è che i soci fondatori della Super Lega l’abbiano sparata subito grossa per poi avere spazio di manovra, una volta sedutisi all’inevitabile tavolo delle trattative con l’UEFA. La confederazione europea e molte federazioni nazionali hanno già fatto la voce grossa, ma sanno anche loro di non aver alcun appiglio legale per punire i “rivoltosi” già nella stagione in corso e, per il futuro, sanno che le loro competizioni morirebbero, se venissero private dei top team. Immaginate una serie A senza Juve, Milan e Inter: più del 50% del pubblico (cioè i tifosi di quelle tre squadre) non la seguirebbe più, il valore dei diritti tv e delle sponsorizzazioni crollerebbe verticalmente e a quel punto le migliori tra le escluse farebbero di tutto pur di ramazzare le briciole della Super Lega. Che poi Florentino Perez venga a parlare di salvataggio del calcio è davvero risibile: la Super Lega rappresenterebbe un salvataggio per loro e loro soltanto, visto che il suo Real ha un indebitamento di 1,2 miliardi (sì, miliardi) di euro, ed è in buona compagnia, dall’1,5 del Chelsea, all’1,3 del Tottenham, fino all’1,1 del Barcellona. Per tacere della pericolosa operazione Ronaldo della Juve (che avrebbe vinto quello che ha vinto anche senza caricarsi una spesa del genere) e della situazione dell’Inter, prossima allo scudetto ma con un presidente introvabile e che paga con molto ritardo gli stipendi. Questi pseudo manager sono stati incapaci di gestire correttamente i loro club, di calmierare i prezzi dei giocatori uscendo da aste folli messe in moto dai procuratori, di provare a costruirsi in casa qualche campione; ora la loro unica speranza di evitare la bancarotta è quella di vendersi a un ricchissimo circo Barnum che scimmiotta le leghe statunitensi senza averne nulla in comune. Pensavano di tenere in piedi la baracca all’infinito a suon di plusvalenze fittizie e di diritti tv, ma è bastato un anno di Covid per spalancare le crepe di una cattiva gestione. Non si può essere al vertice sempre; le squadre hanno i loro cicli, e quando un ciclo vincente finisce si deve ricostruire con tempo e investimenti lungimiranti, spiegando ai tifosi in che ottica si sta lavorando. Se si buttano sul piatto 500 milioni di euro in una sola sessione di calciomercato, per ricostruire subito una squadra vincente, vuol dire scherzare col fuoco finendo per bruciarsi. Ora dicono di essere pronti a partire già ad agosto: ma con quali regole, quale planning, quali arbitri, quali organi di giustizia sportiva, quali contratti tv? Tutte domande senza risposta. La Super Lega, a mio parere, può avere un senso se intesa come spallata al potere assoluto, inscalfibile e autoreferenziale di FIFA, UEFA e federazioni nazionali, tutt’altro che limpide negli anni nella gestione del calcio (vedi scandali Blatter, Platini, Calciopoli e Mondiali in Qatar), ma se vorrà sopravvivere non potrà creare un sistema calcio alternativo, uscendo completamente da quello attuale. Un compromesso è necessario, inevitabile e perfino auspicabile, ma certo scordiamoci che lo facciano nell’interesse di un calcio più aperto e imprevedibile.
(Gianluca Puzzo)


Di fronte a follie del genere non si può restare in silenzio e bene avete fatto a far sentire la vostra voce, forte, determinata e circostanziata, anche a nome di milioni di appassionati. Grazie.
Dire che è tutto un immenso schifo è riduttivo! Grazie per l’articolo, avevo letto di questa Superlega ma senza approfondire e, alla fine, non avevo capito nulla. Nel primo articolo si parla di 12 squadre ma ne sono menzionate 11, una svista o sono veramente 11? Al di là di questo mi chiedo se può essere veramente interessante un torneo in cui il 75% dei partecipanti è sempre il medesimo; non stuferà a lungo andare? Altra perplessità: il tutto sarebbe a gestione privata, non si creerebbero enormi conflitti di interesse fra fondatori/gestori/partecipanti al torneo? Già mi immagino cosa.potrebbe accadere ai primi errori arbitrali…
Se l’Uefa decidesse veramente di estromettere le squadre partecipanti alla Superlega dalle altre competizioni, sarebbe difficile racimolare l’altro 25% di partecipanti al torneo: una squadra ci penserebbe due volte prima di partecipare sapendo che, a fine torneo, si troverebbe estromessa da altre competizioni. Insomma mi pare che ci siano tantissime questioni da risolvere e che stiano iniziando a soffiare forti venti di “guerra” e, al momento, mi pare che l’unico richiamo su cui possa far leva la Superlega sia quello economico che è sicuramente forte ma sarà durissima mantenerlo su alti livelli.
Ciao, innanzitutto grazie per il tuo commento, molto attento e certamente condivisibile. Quella delle 11 squadre è una svista, manca l’Atletico Madrid, ora correggiamo anche il post. Sulla ripetitività delle stesse partite hai perfettamente ragione; come ho scritto, le grandi sfide sono tali anche per la loro periodicità. Se si giocasse tutte le settimane, anche un derby o Italia-Brasile non interesserebbe più. Sulla gestione privata ci sarebbero enormi conflitti d’interesse, a cominciare da chi designa gli arbitri, chi nomina il giudice sportivo ecc. ecc. Non è un caso che le leghe professionistiche Usa abbiano tutte a capo un Commissioner super partes (in passato lo sono stati perfino rettori universitari) e dotato di pieni poteri che non deve rendere conto a nessun proprietario ma solo ai regolamenti e alle leggi. È chiaro che l’unico vero richiamo della Super Lega sarebbe il vil denaro, per i presidenti e per i giocatori, ed è questa la cosa che sta facendo infuriare un po’ tutti i tifosi d’Europa. Uefa, Fifa e federazioni nazionali non sono certo perfette, ma almeno sono basate su un concetto inclusivo dello sport, e non elitario. Un saluto.