Ha parlato la nostra lingua il recente Draft NBA 2022 che permette alle franchigie della pallacanestro americano di scegliere i migliori talenti. Il 19enne Paolo Banchero è stato selezionato come prima scelta assoluta, in una notte dove ulteriori due talenti nostrani hanno trovato spazio, seguendo una lista ristretta di cestisti italiani già protagonisti oltre oceano.

Ci tocca sempre l’orgoglio sapere che cestisti italiani calcano i parquet di basket più famosi al mondo, ancor più se giovani e selezionati come prima scelta assoluta al draft.
È la favola di Paolo Banchero, nato a Seattle da papà italiano e mamma americana, che lo porterà a giocare con gli Orlando Magic in NBA, dove tutti i riflettori saranno puntati su di lui.
C’è di più, perché a Banchero si sono aggiunti anche l’appena ventenne Gabriele Procida (Detroit Pistons) messosi in luce tra Cantù e Fortitudo Bologna, ed il diciannovenne Matteo Spagnolo (Minnesota Timberwolves) che nonostante la giovanissima età, nel giro del Real Madrid e nazionale italiana maggiore ha disputato l’ultima ottima stagione con Cremona.
Scopriamo adesso uno ad uno tutti i cestisti italiani che nella storia, hanno giocato e ancora giocano in NBA.
Mike D’Antoni
Una figura leggendaria dello sport americano legatissimo all’Italia grazie ai suoi avi di Nocera Umbra, ha militato con i K.C. Kings dal 1973 al 1975, successivamente con Spirits of St. Louis (franchigie oggi scomparse) e San Antonio Spurs, prima di scrivere il suo nome nella storia dell’Olimpia Milano.
Con la nazionale italiana ha disputato 11 partite nel 1989, col quarto posto agli europei dello stesso anno. Oggi è tra i migliori allenatori nel panorama NBA.
Stefano Rusconi
Nel draft del 1990 venne selezionato dai Cleveland Cavaliers, che lo lasciarono ancora qualche anno in Italia (argento agli europei del 1991); nel 1995-96 decise il grande salto con i Phoenix Suns ma probabilmente la sua altezza (208 cm) rispetto alla possente struttura fisica degli avversari nello stesso ruolo di pivot, causò il mancato ambientamento alla nuova realtà interrottasi con sole sette presenze e pochi punti.
Personalmente vivo il ricordo di averlo visto a fine carriera sul parquet di Siracusa.
Vincenzo Esposito
Dopo il miracolo di Caserta e le ottime prestazioni alla Fortitudo Bologna, l’NBA bussò alla sua porta; firmò nel 1995 con i Toronto Raptors giocando in totale 30 partite e mettendo a segno 116 punti.
In Italia assieme a qualche parentesi estera è sempre stato protagonista, con la nazionale dal 1990 al 1995 conta ben 34 presenze, nel suo palmares il quinto posto agli europei del 1995 risultando il miglior marcatore della squadra.
Oggi è nel giro del basket nella veste di allenatore.
Andrea Bargnani
È stato il primo cestista del nuovo millennio ad essere chiamato, aprendo la strada americana ad una nuova generazioni di atleti italiani.
Giovanissimo, nella stagione 2005-06 vinse lo scudetto con la Benetton Treviso, dopo essersi consacrato come miglior giocatore under 22 in Eurolega, nel Draft 2006 venne scelto dai Toronto Raptors come prima scelta assoluta, diventando il primo italiano ed europeo a godere di tale prestigio, il secondo (dietro il cinese Yao Ming) a non essere cresciuto negli Stati Uniti.
Per lui tanti anni oltreoceano, dal 2006 al 2013 con Toronto (433 presenze e 6.581 punti), poi con i New York Knicks (71 presenze e 988 punti), infine nella stagione 2015-2016 con i Brooklyn Nets (46 presenze e 304 punti), prima di chiudere la carriera in Europa al Saski Baskonia.
Con la nazionale dal 2007 al 2016 conta 73 presenze e 1.129 punti.
Marco Belinelli
Dopo il compagno di nazionale Bargnani, i risultati di Bologna consacrarono Belinelli, scelto nel Draft 2007 dai Golden State Warrios con cui ha giocato fino al 2009, marcando 75 presenze e 467 punti.
Nel 2009-2010 con i Toronto Raptors (66 presenze e 469 punti), nel biennio 2010-12 con i New Orleans Hornets (146 presenze e 1.616 punti), poi il 2012-13 con la gloriosa e prestigiosa casacca dei Chicago Bulls (73 presenze e 702 punti), altro biennio 2013-15 con i San Antonio Spurs (142 presenze e 1.497 punti) culminato nel clamoroso 2014, con la vittoria del titolo NBA e nella gara dei tiri da tre punti dell’All Star Game.
Successivamente nella stagione 2015-16 si trasferì a Sacramento con i Kings (68 presenze e 696 punti), ancora nel2016-17 con gli Charlotte Hornets (74 presenze e 780 punti), l’anno dopo con gli Atlanta Hawks (52 presenze e 591 punti), e ancora San Antonio Spurs 2018-20 (136 presenze e 1.190 punti) fino al ritorno nella sua Bologna sponda Virtus, in tempo per vincere l’anno scorso uno Scudetto e l’Eurocup al termine di questa stagione.
Una carriera unica, con la malinconia insieme ad altri importanti atleti della sua generazione che vedremo più avanti, di non avere sfruttato queste potenzialità con la nazionale italiana, con cui vanta, dal 2006 al 2019, ben 154 presenze e 2.258 punti.
Danilo Gallinari
Dopo essere stato nella stagione 2007-08 il migliore realizzatore italiano del campionato oltre a ricevere il premio di migliore giocatore under 22 dell’Eurolega, nel giugno 2008 venne ingaggiato come sesta scelta assoluta dai New York Knicks allenati da Mike D’Antoni, disputando fino alla stagione 2010-11 ben 157 partite e mettendo a segno 2.157 punti.
Dopo un provvisorio ritorno a Milano, dal 2011 al 2017 ha giocato con la maglia dei Denver Nuggets (315 partite e 5.049 punti), successivamente fino al 2019 con i Los Angeles Clippers (95 partite e 1.786 punti), 2019-20 con gli Oklahoma Thunder (69 partite e 1.264) mentre oggi è sotto contratto con gli Atlanta Haws (fin qui 140 partite e 1.731 punti).
Punto fermo della nazionale dal 2006 (67 partite e 971 punti) con cui ha disputato l’ultima Olimpiade conclusa ai quarti di finale, battuta dalla Francia.
Gigi Datome
Nella stagione 2013-14 i Detroit Pistons gli misero gli occhi addosso dopo le prestazioni con la Virtus Roma, in un biennio collezionò 37 presenze e 94 punti.
Nel 2005 ai Boston Celtics mise a referto 18 presenze e 94 punti, infine il ritorno nel vecchio continente al Fenerbahce col quale ha vinto da protagonista l’Eurolega 2016-17. Attualmente gioca per l’Olimpia Milano, con cui ha vinto l’ultimo scudetto. In nazionale dal 2007, conta 175 presenze e 1.579 punti.
Nicolò Melli
Dopo essersi messo in mostra con la Pallacanestro Reggiana e l’Olimpia Milano, nel luglio 2015 decise un progressivo salto, dapprima al Brose Bamberg e poi al Fenerbahce, fino ad essere ingaggiato nel giugno 2019 per un biennio dai New Orleans Pelicans segnando 82 presenze e 438 punti, nel campionato 2021 ai Dallas Mavericks il cui poco spazio (23 presenze e 91 punti), ha consigliato il ritorno a Milano dove oggi è capitano e fresco campione d’Italia.
Anche lui è una pedina importante della nazionale, dal 2011 ad oggi conta 88 presenze e 507 punti.
Nico Mannion
Classe 2001 italiano con cittadinanza statunitense, è figlio di Pace Mannion già professionista in Italia e Gaia Bianchi ex pallavolista.
Nel novembre 2020 venne scelto come numero 48 dai Golden State Warrios, collezionando nel campionato 30 presenze e 447 punti.
Tuttavia, dopo una sola stagione, ha lasciato l’NBA trasferendosi alla Virtus Bologna dove ha vissuto l’ultimo campionato contraddistinto da molti problemi fisici.
Nonostante la giovanissima età, è un punto fermo della nazionale italiana con cui gioca dal 2018
A questo elenco ci piace aggiungere altri atleti col passaporto italiano che, nonostante l’esperienza oltreoceano non sono mai stati nel giro della nazionale seniores, come Alex Maurice Acker (classe 1983) e Ryan Arcidiacono (classe 1994) che tuttavia vanta diverse presenze con quella sperimentale.
Altri giocatori italiani disponibili al Draft senza essere scelti, sono stati Dino Meneghin (anno 1970), Augusto Binelli (anno 1986), Riccardo Morandotti (anno 1987) e Alessandro Gentile (anno 2014).
Concludiamo evidenziando come la scelta di tre giovani cestisti italiani, rappresenti un’ottima notizia anche per la nostra nazionale, che guarda al futuro con positività per un mix tra veterani (alcuni già in NBA) e promesse della pallacanestro mondiale, spinti dall’entusiasmo di essere protagonisti e disponibili alle convocazioni nonostante la lunghissima stagione americana.

