L’edizione appena conclusa della Coppa d’Africa è stata anche una vetrina per calciatori che aspirano al grande salto, in contrapposizione al ritorno alle radici per quegli atleti già affermati in Europa e occasione di popoli per vivere giorni entusiasmanti, dove non sono mancati episodi singolari. Vince in rimonta la Costa d’Avorio, ma questo è solo un dettaglio.

Per la terza volta nella sua storia, la Costa d’Avorio vince la Coppa d’Africa battendo in finale (ed in rimonta) la Nigeria di Osimhen che aveva assaporato la vittoria.
Una storia incredibile per “gli elefanti” che hanno ospitato la manifestazione, soprattutto dopo aver rischiato la clamorosa eliminazione già nella fase a gironi, poi ripescata come l’ultima tra le migliori terze nonostante una sola vittoria, due sconfitte ed una differenza reti di meno tre, a dimostrazione di come lo sport sia capace di regalare storie uniche, se pensiamo che la stessa Nigeria sempre nel girone, aveva già battuto la Costa d’Avorio.
Un percorso di singoli ostacoli, dove il primo incredibile episodio è avvenuto dopo la pesante sconfitta 4-0 nel girone contro la Guinea Equatoriale, dove la Federazione aveva esonerato l’allenatore convinta di non avere più speranza, puntualmente esaudite grazie ad un incrocio di risultati utili che l’hanno qualificate fino a vincere il torneo dove per la terza volta consecutiva vince una nazionale allenata da un tecnico locale, in questo caso Emerse Faè, ex calciatore francese naturalizzato ivoriano, c. t. ad interim dopo l’addio con Jean-Louis Gasset che di conseguenza, non può vantare statisticamente la vittoria né richiedere la medaglia, decisione della C.A.F. (Confederazione del Calcio Africano) che già prima della finale, aveva scontentato molti giocatori consapevoli del suo lavoro svolto.
La Costa d’Avorio ogni giorno ha scritto una pagina indelebile, battuto il Senegal agli ottavi ai calci di rigore, la successiva partita contro il Mali era da vietare ai deboli cuore, figuriamoci ai connazionali che hanno seguito le vicende.
Gli ivoriani in dieci uomini dal 43’ del primo tempo, dopo che il loro portiere aveva pure parato un rigore sullo 0-0, passati in svantaggio, hanno pareggiato nei minuti di recupero vincendo durante i tempi supplementari, per il Mali una grande occasione persa per provare a scrivere la storia e non rimanere un’eterna incompiuta del calcio africano.
Ma i treni, quelli giusti, passano una sola volta.
Lo sa bene Sebastian Haller, decisivo in semifinale contro la Repubblica Democratica del Congo come in finale, alle prese con la sua seconda vita dopo il calvario iniziato quasi due anni addietro, quando gli venne diagnosticato un tumore ai testicoli curato con due interventi chirurgici e sette mesi di chemioterapia.
La Coppa d’Africa continua ad essere terreno fertile di spunti paralleli al calcio giocato, episodi controversi ma anche avvenimenti che hanno lasciato un sorriso per la voglia di esserci nonostante tutto, la cui presenza al torneo è valsa quanto una vittoria.
Luogo anche di complessità e contraddizioni ancora prima dell’inizio, come la vicenda di Guelor Kanga (in realtà Kiaku-Kiaku Kanga?), 33enne centrocampista della nazionale del Gabon e dei serbi della Stella Rossa, alla cui richiesta dei documenti per potere essere iscritto alla competizione, il calciatore avrebbe esibito un passaporto con data di nascita del primo settembre 1990.
Nulla di strano fin qui, tranne la (presunta) nascita avvenuta anni dopo la morte della madre, ed inoltre l’ipotesi di un nome diverso tra l’altro nato nell’ottobre 1985 di origine nel Congo, vicenda che ha ricordato molto il caso Eriberto-Luciano ai tempi del Chievo Verona e più recentemente, quello di Silas Wamangituka, o meglio Silas Katompa, calciatore dello Stoccarda e della Repubblica Democratica del Congo al centro di una controversia nel giugno 2021, dopo aver giocato con documenti falsi perché vittima delle macchinazioni di un agente.
Tutt’altra vicenda invece, quella che ha coinvolto la nazionale del Gambia poco prima dell’esordio, sfiorata la tragedia aerea perché il charter che stava portando la comitiva in Costa d’Avorio si è depressurizzato, generando crisi respiratorie e costringendo il pilota all’atterraggio di emergenza.
Nelle parole social del giocatore tra Saidy Janko, tra i più rappresentativi tesserato con gli svizzeri dello Young Boys, la paura di quei momenti: “Dopo aver viaggiato per 32 ore in totale dall’Arabia Saudita al
Gambia con lunghe soste a Istanbul e Casablanca, oggi avremmo dovuto volare dal Gambia alla Costa d’Avorio per la Coppa d’Africa. Appena saliti sul piccolo aereo noleggiato per trasportarci abbiamo notato il caldo immenso che ci faceva sudare. L’equipaggio ci ha assicurato che l’aria condizionata si sarebbe attivata una volta in cielo. Il caldo disumano combinato con la mancanza di ossigeno ha lasciato molte persone con forti mal di testa e vertigini estreme. Inoltre, tanti hanno iniziato ad addormentarsi profondamente pochi minuti dopo il decollo. Durante il volo, la situazione è peggiorata, lasciando il pilota senza altra scelta se non quella di avviare un atterraggio di emergenza all’aeroporto di Banjul, appena nove minuti dopo il decollo. Cosa che è avvenuta con successo. Se non fosse stato per questo, le conseguenze sarebbero potute essere molto peggiori. Sapendo cosa sarebbe potuto succedere se fossimo stati esposti più a lungo a quella situazione. Siamo grati che tutti stiano bene, ma questa è una situazione che deve essere affrontata. Tutto ciò è inaccettabile e deve cessare con effetto immediato”.
Nel rettangolo verde non sono mancate le sorprese, a cominciare dalle partite d’esordio dove soprattutto in questa competizione, un calciatore che gioca in Europa può individualmente fare la differenza, ma in campo vanno soprattutto le motivazioni ricordando che si gioca undici contro undici.
Infatti durante la fase a gironi, è stato clamoroso il pareggio del Mozambico (tutti calciatori militanti nel campionato locale) contro il ben più quotato Egitto.
Sono tornate a ricongiungersi le strade di Onana e del Camerun, con l’ex portiere dell’Inter adesso al Manchester United, che dopo l’ultimo mondiale aveva annunciato l’addio alla nazionale dopo la cacciata anticipata di quella stessa spedizione, salvo poi la riconciliazione tuttavia non presente all’esordio contro la Guinea, perché le condizioni meteo non hanno permesso l’atterraggio del suo jet privato dopo una partita col suo club.
Tantissime l’emozioni nell’ultimo turno dei gironi, in un Gambia-Camerun che ha lasciato i tifosi col fiato sospeso fino al triplice fischio, con ben quattro gol segnati dopo l’85’.
Certamente clamorosa l’immediata eliminazione dell’Algeria, addirittura ultima nel proprio girone e caduta all’ultima giornata contro la Mauritania che prima di quella sera, non aveva mai vinto una partita in Coppa d’Africa, riuscendo addirittura a strappare una tra le migliori terze posizioni valsa la storica qualificazione agli ottavi di finale.
A proposito del Camerun, a dir poco deludente l’esperienza vista l’eliminazione agli ottavi contro la Nigeria, per i “leoni indomabili” evidentemente una fase transitoria nonostante l’illustre passato, al terzo posto nell’edizione precedente e addirittura vincitori nel 2017.
A dir poco imprudente invece, l’esperienza di Emam Ashour centrocampista dell’Egitto, che ha rischiato la vita dopo una capriola acrobatica in allenamento, goliardia che poteva costargli la vita per avere sbattuto la testa tanto da riportare una commozione cerebrale saltando le partite dopo aver superato la fase a gironi.
Sempre ai quarti di finale, è stato eroico il portiere sudafricano Ronwen Williams, capace di parare quattro rigori e mandare la sua nazionale in semifinale, decisivo anche nella finalina valsa il terzo posto contro la Repubblica Democratica del Congo, i cui calciatori hanno approfittato della visibilità mediatica poco prima della semifinale, protestando durante l’inno nel mimare la pistola alla tempia e coprendo la bocca, simboleggiando le violenze e atrocità in corso tra l’esercito governativo e i ribelli dell’M23 nella zona del Nord Kivu, nel silenzio dei media internazionali maggiormente impegnati a documentare i fatti a seguito dell’invasione russa in Ucraina e la crisi sulla Striscia di Gaza quasi dimenticando tutto il resto; dappertutto è guerra come dovrebbe essere la pace.
Prossimo appuntamento in Marocco nel 2025 con la grande sfida di giocare in estate, per la gioia dei club europei che non dovranno privarsi in piena stagione dei propri calciatori anche se il calcio giocato, quando si parla di Coppa d’Africa, è solo un dettaglio.


La sua vittoria è clamorosa e inaspettata. Il calcio è bello perché contempla anche la possibilità di invertire i pronostici. Grazie per l’ampio commento.