Inauguro la mia collaborazione con SPORT ONE soffermando la mia attenzione su un talento già alla ribalta delle cronache calcistiche, ma che dopo la partita recente contro il Bruges nei preliminari della Champions League ha riacceso il mio interesse nei suoi confronti.
Memphis Depay nasce a Moordrecht nella provincia dell’Olanda meridionale e viene abbandonato a soli 4 anni dal padre, ghanese emigrato in Olanda, rendendo la sua vita ancor più complicata; il parallelo con Balotelli è abbastanza intuitivo anche se il talento è smisuratamente a favore del protagonista di questa storia.
Il destino di Memphis cambia rotta quando esordisce con la maglia del PSV in Coppa d’Olanda: 8-0 e partitona del ragazzino destinato al glorioso numero SETTE del Manchester United.
Continuità e costanza mancano ed in questo lento modellarsi della personalità si parte dallo Sparta Rotterdam, dove l’immenso talento fuma, spende denaro nei più disparati vizi e si butta via nel mezzo di risse violente, vivo il ricordo di Best e Cantona in questa direzione tutti accomunati dall’approdo ai “Diavoli Rossi” e dal numero di maglia che indossano come una seconda pelle. Ma il talento quando è più forte della sorte che vuole spazzarti via si fa riconoscere nel mezzo di una selva di gambe da una vecchia gloria del calcio olandese (Cocu) che si accorge di quella scheggia impazzita che salta gli avversari come birilli.
Depay indossa la maglia col nome in ricordo del padre (Memphis), quel padre che in fondo gli manca, non so fino a che punto la persona, mai conosciuta, o il ruolo che avrebbe dovuto e potuto assolvere.
Nel 2011, agli Europei Under 17 in Serbia, il terribile ragazzino conduce i suoi alla vittoria del titolo facendo impazzire la difesa tedesca dotata di uno tra i migliori settori giovanili al mondo, proverbiale arresto di palla con doppio passo alla velocità della luce e gol, l’Europa comincia ad accorgersi del ragazzino e prima del mondiale si muove l’Adidas per accaparrarsene l’immagine e alla mente arriva l’altro n. 7 (David Beckham) con il medesimo sodalizio pubblicitario. Sarà la Under Armour, società statunitense in grande ascesa, ad intercettare il talento olandese e a sfruttarne il passaggio allo United per sfondare nel mercato europeo.
Nella vita del ragazzo che si è fatto uomo entra un guru del calcio olandese: Van Gaal!
Qui la sorte ha ripreso le redini della vita di Memphis ed ha voluto che a capo del leggendario United ci fosse un olandese, l’olandese per eccellenza, maestro di calcio, “il professore” che lo guida e lo fa diventare grande fino a raggiungere la Nazionale che al Mondiale arriva terza e Depay diventa il più giovane giocatore olandese ad aver segnato in una Coppa del Mondo… roba da brividi.
La mancanza di continuità, il carattere ancora spigoloso e l’inesperienza sono i suoi peggiori nemici e lo si è visto nella prestazione scellerata alle qualificazioni ad Euro 2016 dove non ha inciso, come tutti i suoi illustri compagni, ma con la scusante che gli “Oranje” assomigliano sempre più ad un vero e proprio “OLANDESE VOLANTE”, che naviga senza un porto sicuro con giocatori (marinai) spettri di se stessi quando tornano a indossare la maglia della nazionale.