Due vittorie esterne su quattro match, in questo turno di Divisional Round, ma se quella degli Steelers a Kansas City era prevista e prevedibile, molto meno scontata (ma molto più spettacolare) è stata quella dei Packers a Dallas, in casa della squadra più forte della regular season, dove i due rookie delle meraviglie si sono dovuti inchinare alle magie di Aaron Rodgers, ancora una volta autore di finali strabilianti. Per una vecchia guardia che ancora ruggisce, Rodgers, Brady e Roethlisberger, ce n’è però un’altra che segna il passo: duole dirlo, ma l’impressione è che i Falcons abbiano scritto la parola “fine” sulla prima generazione della “Legion of Boom” di Seattle. Non su Wilson, ma su diversi ricevitori, uomini di linea e linebacker che appaiono ormai logori e appesantiti di fronte ai più giovani avversari.
Tornando ai playoff, ecco quindi le Conference Finals in programma nel prossimo weekend: Patriots-Steelers nella AFC e Falcons-Packers nella NFC, due partite che mettono di fronte, se non le quattro squadre più mature della lega, sicuramente i quattro quarterback più forti della stagione e, nel caso di Brady e Rodgers, due più che certi Hall of Famers. Nei prossimi giorni le analizzeremo, intanto torniamo al Divisional Round per raccontarvi quel che è successo nelle quattro sfide giocate nello scorso weekend.
PATRIOTS – TEXANS: 34-16
Ci sono voluti i Patriots più distratti e pigri della stagione per tenere in corsa per un tempo dei buoni Texans, brillanti in difesa ma con la pesante tara di un mediocre quarterback in attacco. E pensare che la partenza era stata tutta di New England, prima con Brady che manda in end zone Ryan e poi con lo spettacolare ritorno di kick off in touchdown da 98 yard di Lewis. Nel secondo periodo, però, i Patriots peccano di sufficienza e si spengono: prima Brady si fa intercettare, poi Lewis causa un fumble recuperato dai Texans e addirittura Osweiler fa un td pass per il 14-13 New England. La linea di Brady soffre molto nei bloccaggi, e i Pats riescono ad andare al riposo con un minimo di margine solo grazie al field goal del 17-13 a 11″ dall’intervallo.
Le cose riprendono il loro giusto corso dopo la furibonda strigliata di Belichick negli spogliatoi: la difesa dei Patriots torna in campo con la bava alla bocca e intercetta tre volte Osweiler. Nei due periodi finali, Houston metterà a segno solo un field goal, mentre New England segnerà altri 17 punti, con White, Lewis e un calcio. Un buon allenamento o poco più, per Brady e compagni, ma contro Pittsburgh niente mollezze, o rischiano di pagarle carissime.
FALCONS – SEAHAWKS: 36-20
Purtroppo per Seattle, il nostro pronostico si è rivelato azzeccato in pieno: quella che solo due stagioni fa era una squadra ingiocabile, in attacco come in difesa, stavolta non sarebbe stata in grado di reggere una partita ad alto punteggio contro l’attacco stellare dei Falcons. Così è stato: i Seahawks sono partiti bene, mandando in td Jimmy Graham al primo drive, ma già al loro primo drive offensivo i Falcons hanno tritato lentamente ma inesorabilmente la difesa di Seattle, fino al td di Julio Jones per il 7-7 (la marcatura a uomo disposta da Carroll con Sherman su di lui non ha funzionato granché). Hawks ancora avanti col field goal del 7-10, poi la difesa costringe al punt Atlanta e lì succede il pasticcio che cambia il corso della partita: Wilson riceve lo snap sulle sue 3 yard ma inciampa nel piede del suo stesso centro e cade in end zone. I difensori di Atlanta lo toccano subito e realizzano così una safety: due punti, 9-10, e palla di nuovo ai Falcons, che mettono a segno poco dopo il field goal del sorpasso, 12-10.
Da qui ha inizio lo show offensivo dei Falcons, firmato non solo Matt Ryan (26/37 alla fine per lui, con 338 yard, 3 td e zero intercetti) ma da tutto lo sfavillante pacchetto di uomini che gli ruota intorno, da Freeman (45 yard corse e 80 ricevute) a Jones, Sanu sr. e Gabriel. Atlanta vola sul 19-10 a 53″ dall’intervallo, poi al ritorno in campo allarga ancora la forbice sul 26-10 con il rushing td di Freeman al termine di un lunghissimo drive d’apertura. Seattle prova a limitare il passivo, ma ottiene solo un field goal e soprattutto in difesa non riesce a spezzare l’ondata rossonera, che arriva fino al 36-13. Un fenomenale ritorno di kickoff da parte di Hester regala a Wilson una splendida posizione di partenza, che il qb trasforma subito in oro cogliendo Baldwin in end zone già al primo snap: 36-20, ma ormai mancano meno di tre minuti e mezzo e non ci sono più emozioni.
COWBOYS – PACKERS: 31-34
Una di quelle partite che ti fanno innamorare del football, ben giocata da entrambe le squadre, piena di gesti tecnici e atletici eclatanti, con sorpassi e contro sorpassi fin sotto lo striscione del traguardo. Vincono i Packers, ma i Cowboys escono a testa altissima e con la convinzione di poter puntare davvero il loro futuro più immediato su Prescott e Elliott (e non è un caso che oggi Romo sia già sul mercato…). Dall’altra parte, però, c’era un mago più grande di loro, un prestigiatore che, una volta di più, ha fatto apparire e scomparire il pallone a suo piacimento, un uomo dal fisico più che normale in un mondo di muscoli ipertrofici, ma dallo sguardo acuto e dal braccio preciso come un raggio laser: Aaron Rodgers.
La partenza è tutta di Green Bay, che vola sul 3-21 a metà del secondo periodo grazie a Rodgers ma grazie anche a Ty Montgomery, autore di 2 td, schierato sia da ricevitore che da running back con ottimi risultati. Il finale di primo tempo segna però la riscossa dei padroni di casa: Dez Bryant completa in end zone una ricezione da 40 yard (10-21) e allo scadere un field goal di Bailey manda tutti al riposo sul 13-21 per gli ospiti. Dallas e i suoi tifosi ci credono, ma Rodgers e Cook li gelano subito nel terzo periodo, con il td del 13-28, prima che sia Prescott che Rodgers vengano intercettati. I Cowboys sembrano nervosi, cadono in molte penalità piuttosto sciocche, ma all’inizio del quarto trovano finalmente modo di scrollarsi di dosso la tensione: Elliott conquista un down dopo l’altro e Prescott trova prima Witten e poi Bryant in end zone, e trasforma egli stesso il doppio extra point: 28-28 a 4′ 08″ dalla fine!
Il successivo drive dei Packers è farraginoso ma le corse di Montgomery fermano il pallone a 56 yard dai pali con 1’44” da giocare: qui McCarthy fa una scelta coraggiosa, scegliendo di andare per i pali anziché accontentarsi del punt, e Crosby lo ripaga con i 3 punti del sorpasso ospite, 28-31. Dallas ha un solo timeout, ma Prescott completa tre lanci da veterano portando il suo kicker a 52 yard dai pali con 40″ sul cronometro: anche Bailey non tradisce e sigla il 31-31! La palla torna a Green Bay, ma il drive nasce già in salita: Montgomery corre fino alle proprie 42 yard, ma un violento sack su Rodgers ributta indietro di 10 yard l’attacco dei Packers, che a 18″ dalla fine è ancora ben fuori dal raggio di portata del proprio kicker. Dopo un altro incompleto, Aaron Rodgers si ritrova tra le mani uno scottante terzo e 20 con soli 12″ sul cronometro e lì compie la sua magia più grande: evita la pressione, sfugge a un paio di placcaggi, esce dalla tasca e lancia verso la linea laterale, cogliendo millimetricamente Jared Cook posizionato 36 yard più avanti! Cook esce dalla linea con soli 3 secondi da giocare, ma tanto basta a Crosby per centrare i pali da 51 yard e regalare a Green Bay la gioia immensa del 31-34 finale.
CHIEFS – STEELERS: 16-18
Sono bastati sei field goal, senza neppure un touchdown, a Pittsburgh per sbancare Kansas City, confermando il pronostico che voleva i Chiefs non abbastanza forti per una Conference Final. Partita dura, a tratti anche noiosa, largamente dominata dalle due difese, e pervasa da quel latente senso di immancabile sconfitta a carico dei Chiefs. Due delle tre stelle di Pittsburgh, Bell e Brown, dominano la scena, il primo correndo per 170 yard e il secondo ricevendone 108, con il solo Big Ben Roethlisberger un po’ più limitato all’ordinaria amministrazione. Dall’altra parte, sarebbe ingiusto addossare ad Alex Smith tutte le responsabilità di un attacco asfittico, ma certo è che, quando è chiamato a caricarsi la squadra sulle spalle, questo giocatore delude sempre.
Tranne pochi minuti del primo quarto, Pittsburgh è sempre stata avanti, così come è avanti in tutte le principali statistiche: dalle yard totali (389-227) ai primi down conquistati (20-16) fino ai terzi down trasformati (46% contro 22%). Il fatto che il suo migliore (e unico) marcatore sia stato il kicker Chris Boswell è in fondo la logica conseguenza di questo poco appariscente ma molto netto dominio. Ora gli Steelers andranno nel New England, per affrontare i Patriots in un’attesissima sfida per un posto nel Superbowl. Partita difficile ma non impossibile, specie se Big Ben saprà reggere il confronto con Brady.