
Scatta nella notte italiana tra sabato e domenica la post season 2025 della National Hockey League, che tra circa due mesi assegnerà la Stanley Cup. Eccoci quindi ai playoff più duri dell’intero sport mondiale, quattro turni tutti al meglio delle sette partite, una massacrante maratona che potrebbe richiedere fino a 28 partite per i vincitori, che giunge dopo una stagione regolare di 82 match a squadra, che ha eliminato metà delle contendenti (tra cui, per la prima volta nella storia, tutte le quattro statunitensi tra le Original Six).
Ci eravamo lasciati il 26 giugno dello scorso anno, con la commovente resa in gara 7 degli Edmonton Oilers di fronte ai Florida Panthers, bravi a ritrovarsi nella partita più importante della stagione dopo essere stati rimontati da McDavid e compagni da 3-0 a 3-3 nella serie. Ora, dopo una lunga offseason e una ancor più lunga regular season, rieccoci nuovamente con i playoff alle porte, una maratona con pattini e bastoni che inizierà domani e che potrebbe terminare, se si andasse nuovamente a gara 7 delle Finals, addirittura il 23 giugno. Quattro turni tutti al meglio delle sette partite, quindi ci si qualifica vincendone quattro, senza bye né scorciatoie, e con la storia a insegnarci quanto sia pericoloso già il primo turno per le squadre teoricamente favorite per la vittoria della coppa di Lord Stanley; chiedere a questo proposito ai Bruins e ai Lightnings, protagoniste in negativo di autentici drammi sportivi nelle ultime stagioni.
I Boston Bruins non ci saranno, per la prima volta dal 2016, e con loro tutte le altre franchigie statunitensi tra le cosiddette “Original Six”, cioè quelle che composero la prima NHL dal 1942 al ’67: New York Rangers, Chicago Blackhawks e Detroit Red Wings. È la prima volta che accade nella storia, e non è un caso, forse, che avvenga nel momento in cui le dichiarazioni del presidente Trump hanno riacceso l’orgoglio canadese, di cui abbiamo già avuto un assaggio nel recente torneo delle 4 Nazioni (USA, Canada, Svezia e Finlandia), vinto dai giocatori con la foglia d’acero al termine di una sentitissima finale contro gli odiati vicini per 3-2 in overtime. Da quel momento in poi abbiamo assistito a un grande ritorno delle franchigie canadesi, e anche qui non è un caso, forse, che per la prima volta dal 2017 siano ai playoff tutte le squadre dell’East Canada (Toronto, Montreal e Ottawa), cui vanno aggiunte Winnipeg ed Edmonton a Ovest. Per chiudere con i corsi e ricorsi storici, vale la pena sottolineare come il President Trophy, assegnato alla squadra con il miglior record della regular season, sia tornato, per la prima volta dal 2012, nelle mani canadesi (allora quelle di Vancouver, oggi quelle di Winnipeg), così come va ricordato l’exploit negativo degli ultimi vincitori del trofeo, i NY Rangers, passati in dodici mesi dalla prima testa di serie ad un malinconico quinto posto nella Metropolitan Division.
I Boston Bruins non ci saranno, per la prima volta dal 2016, e con loro tutte le altre franchigie statunitensi tra le cosiddette “Original Six”, cioè quelle che composero la prima NHL dal 1942 al ’67: New York Rangers, Chicago Blackhawks e Detroit Red Wings.
Da un punto di vista mediatico, è innegabile che quella appena conclusa sia stata la regular season di Alexander Ovechkin, che lo scorso 6 aprile ha superato uno dei record considerati “immortali” di Wayne Gretzky, quello dei gol totali segnati in carriera, segnando la sua rete numero 895 (poi finirà il campionato a 897). I suoi Capitals sono a caccia del bis del 2018 e vantano il miglior record a Est, che li metterà di fronte all’ultima delle wild card, i Montreal Canadiens, protagonisti di un eccellente finale di stagione e galvanizzati dal rookie russo Ivan Demidov, che a 19 anni ha già fatto segnare un gol e un assist all’esordio contro Chicago. La vincente affronterà la qualificata tra Carolina Hurricanes e New Jersey Devils, serie probabilmente lunga e molto equilibrata (sono seconda e terza della Metropolitan con soli otto punti di scarto e i precedenti in stagione sono 2-2). Di spessore superiore è l’altro quarto di tabellone a Est, con Toronto teoricamente favorita contro Ottawa (ma i Senators hanno vinto tutte e tre le sfide in stagione regolare) e la supersfida tra Florida e Tampa Bay, rivincita della serie vinta in cinque partite l’anno scorso dai Panthers che andranno poi ad aggiudicarsi la Stanley Cup. Sarà anche la sfida tra due straordinari cannonieri, Kucherov e Matthew Tkachuk, e tra due fenomenali portieri, Vasilevskiy e Bobrovsky; ci sono tutti gli elementi, insomma, per una serie lunga e spettacolare.
Anche a Ovest non mancano gli spunti d’interesse, a cominciare dall’atteso rematch tra i due portieri di USA (Hellebuyck) e Canada (Binnington) nell’ultimo 4 Nations, duello da vetrina nella serie tra Winnipeg e St. Louis. La vincente tra Jets e Blues se la vedrà con la migliore tra Dallas e Colorado, anche questo un rematch degli scorsi playoff, al secondo turno, quando gli Stars si imposero in sei partite. Gli Avalanche si sono aggiudicati due dei tre scontri di regular season, e possono contare sulla ritrovata vena del loro capitano, Nathan MacKinnon (116 punti con 32 gol e 84 assist), mentre tra gli Stars l’osservato speciale sarà un grande ex, il finlandese Mikko Rantanen, campione con Colorado nel 2022. Poco spazio ai dubbi, invece, nella serie tra Vegas e Minnesota, con i Golden Knights che hanno concluso la stagione regolare con 13 punti in più dei rivali e vincendo tutti e tre gli scontri diretti. Chiude il tabellone la serie tra L.A. ed Edmonton, divenuta ormai una classicissima dell’Ovest, visto che questo sarà il quarto incrocio consecutivo ai playoff. Gli Oilers hanno vinto tutti gli ultimi tre, nel 2024 in cinque partite, l’inizio della cavalcata che li avrebbe portati a sfiorare il titolo. I Kings hanno vinto tre dei quattro match stagionali e sembrano in grande crescita, ma di là ci sono sempre due fenomeni come McDavis e Draisaitl; anche qui ci sarà da divertirsi.