WORLD SERIES ’24: DODGERS AVANTI 2-0 CON SUPER FREEMAN E YAMAMOTO

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I Dodgers si aggiudicano entrambi i match casalinghi, il primo con una rimonta già passata agli annali grazie al primo walk off grand slam nella storia delle World Series, realizzato da Freddie Freeman all’extra inning, il secondo grazie soprattutto alla grande prova sul mound di Yamamoto. Ora la finale si sposta a New York per una gara 3 con gli Yankees già con le spalle al muro.

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e prime due notti delle World Series 2024 ci hanno confermato che i Dodgers sono complessivamente più forti, ma anche che gli Yankees (pur senza alcun contributo del loro capitano, finora) sanno lottare quasi alla pari. In gara 1 sono stati in vantaggio al sesto e, soprattutto, al decimo inning, cedendo solo sul filo di lana. Nel nono inning di gara 2, si sono costruiti una situazione perfetta quantomeno per pareggiare il match, se non vincerlo, riempiendo le basi con un solo out, ma l’hanno sprecata malamente. L.A. padrona delle World Series, quindi? Piano a definirla già con le mani sul titolo, perché NY vorrà rifarsi a tutti i costi davanti ai propri tifosi e perché l’infortunio di Ohtani potrebbe privare i Dodgers del loro campione almeno per un paio di partite. Certo, gli Yankees hanno solo 24 ore per ritrovarsi tutti, Judge su tutti (già 6 k in due partite…), perché Soto, Stanton, Torres e Chisholm non possono farcela da soli contro un lineup pericoloso dal primo all’ultimo slot.

GARA 1 – DODGERS-YANKEES: 6-3 (10°)

Partita già passata alla storia, al punto che la maglia di Freddie Freeman, il lineup e la mazza del fuoricampo decisivo sono già stati messi in bacheca a futura memoria. In 120 edizioni delle World Series, non era mai accaduto che un grand slam ribaltasse e chiudesse una partita: ci è riuscito Freddie Freeman, con la sua caviglia malconcia, nella riedizione del celeberrimo fuoricampo di Kirk Gibson del 1988, sempre in maglia Dodgers e sempre da semi infortunato. Ma ricostruiamo ciò che ha portato a questa emozionantissima conclusione, ad iniziare dal sontuoso duello tra starting pitcher, Flaherty e Cole, entrambi capaci di concedere solo briciole agli avversari per quasi cinque inning. Il punteggio si sblocca infatti solo nella parte bassa del quinto, quando L.A. passa a condurre con Kike Hernandez, che dopo un triplo viene portato a casa dalla volata di sacrificio di Smith. Passano pochi minuti e già ad inizio sesto NY risponde, con Soto che mette a segno una valida da leadoff e Stanton spara un hr da due punti che vale il sorpasso sull’1-2. Nell’ottavo arriva il pari dei padroni di casa, con Ohtani che contro Kahnle batte un doppio ma raggiunge la terza su un errore di Volpe; Boone manda sul mound Weaver, che chiuderà l’inning ma non senza concedere a Betts la sac fly per il 2-2 firmato Ohtani. Nel nono gli Yankees vanno vicini al colpaccio, con Torres e Soto in base con due out, ma Judge non trova nulla di meglio che una facile volata nell’infield. Weaver tiene a zero il nono attacco dei Dodger, e si va così agli extra inning. Nella parte alta del decimo arriva il nuovo sorpasso degli Yankees, con Chisholm che vola a casa dopo ben due rubate (2-3). C’è solo da chiudere l’ultimo attacco dei padroni di casa, per NY, ma Cousins concede valide sia a Lux che a Edman, con un solo out; sale in pedana Cortes, che elimina Ohtani grazie a una strepitosa presa al volo in foul di Verdugo, che sullo slancio finisce in tribuna. Con le prime due occupate e due out, Boone decide (giustamente) di dare una base intenzionale a Betts, scegliendo di giocarsi tutto su Freeman, malconcio a una caviglia e fin lì protagonista solo di un triplo al primo inning. Tutta teoria, perché Freeman sventola sul primo lancio di Cortes e lo spedisce fuori; partita ribaltata e conclusa in un attimo, e nella foto già iconica di Freddie che tiene in alto la mazza come una spada, c’è tutta l’eterna, meravigliosa crudeltà di questo gioco, e di tutto lo sport.

In 120 edizioni delle World Series, non era mai accaduto che un grand slam ribaltasse e chiudesse una partita: ci è riuscito Freddie Freeman, con la sua caviglia malconcia, nella riedizione del celeberrimo fuoricampo di Kirk Gibson del 1988…

GARA 2 – DODGERS-YANKEES: 4-2

I Dodgers raddoppiano, chiudendo con freddezza una gara 2 condotta sempre in testa ma che sul filo di lana hanno anche seriamente rischiato di perdere. Merito del miglior Yamamoto visto nella postseason (6 riprese e un terzo con un punto e una sola valida concessi) e di un’irresistibile fiammata del loro lineup nel terzo attacco. Judge non pervenuto (3 strikeout come in gara 1), e la panchina di Boone che si conferma di scarsa qualità, visto che nel momento chiave del match non aveva nulla di meglio di Jose Trevino (media battuta stagionale 215, arrivo in base 288) come pinch hitter. L.A. passa a condurre già nel secondo attacco, grazie al solo homer di Edman (che ha numeri pazzeschi contro i lanciatori mancini). Nel terzo pareggia NY con il solo homer di Soto, ma nella parte i Dodgers si prendono la partita con Teoscar Hernandez che realizza un hr da due punti (lui e Betts) e, subito dopo, Freeman, l’eroe di gara 1, piazza un’altra zampata con il solo homer che vale il 4-1. Succede poco fino al settimo attacco dei padroni di casa, quando Ohtani, dopo aver incassato una base su ball da Holmes, prova a rubare la seconda, venendo eliminato dall’assistenza di Wells per Volpe ma, cosa ben peggiore, facendosi male alla spalla sinistra nella scivolata. Le ultime emozioni di questa gara 2 sono tutte concentrate nell’ultimo attacco di NY, con il gelido Treinen sul mound: Soto piazza una valida da leadoff, sale poi in seconda su un wild pitch e vola a punto sulla linea violentissima di Stanton, che colpisce la terza base impennandosi nell’outfield. Le basi si riempiono, con un solo out, con la valida di Chisholm e Rizzo colpito, ma Volpe prende un k molto ingenuo e Vesia, salito in pedana al posto di Treinen, concede al mediocre Trevino nient’altro che una comoda volata all’esterno centro. Game over.

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Gianluca Puzzo

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