Road to Rio 7: Seoul 1988 – Sydney 2000

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fioravanti-domenicoXXIV Olimpiade, Seoul (KOR), 17 settembre – 2 ottobre 1988
Atleti: 8.454 (2.202 donne), 253 Italiani
Nazioni: 159
Gare: 237
Dichiarazione d’apertura: presidente della Repubblica della Corea del Sud Rho Tae-woo
Giuramento: Sohn Mi-na
Ultimo tedoforo: Chong Son-man
Medagliere: URSS 132, Italia 14
Alfiere italiano: Pietro Mennea
L’Olimpiade di Seoul riprende e amplifica la tendenza già manifestatasi a Los Angeles quattro anni prima, quella cioè di ammettere (finalmente) anche i professionisti alle gare. A beneficiarne immediatamente è, ad esempio, il tennis che dopo 64 anni vede al via i migliori giocatori del mondo. In omaggio alla Corea del Sud viene introdotto tra le discipline olimpiche il tennis tavolo, ma molte rappresentative avranno di che lamentarsi dell’eccessivo (in alcuni casi persino sfacciato) favore di cui godranno gli atleti coreani: uno dei casi più clamorosi capiterà al nostro pugile Vincenzo Nardiello, che dopo aver dominato l’incontro dei quarti di finale contro un atleta di casa, si vedrà togliere dai giudici la vittoria. L’evento più atteso di questi Giochi è la finale dei 100 metri piani maschili, con il canadese Ben Johnson che aspira al trono di Carl Lewis: Jonhson vincerà con un tempo strepitoso, 9”79, ma il giorno dopo verrà trovato positivo ai controlli antidoping post gara, per cui gli verranno cancellate sia la medaglia che la prestazione cronometrica. Sospetti (ma nulla più) si addenseranno anche sulla regina della velocità di queste Olimpiadi, la statunitense Florence Griffith Joyner, oro nei 100, 200 e nella staffetta 4×100, conditi dai primati mondiali nelle prime due gare (rispettivamente 10”49 e 21”34). I detrattori di Flo-Jo fanno notare gli impressionanti miglioramenti cronometrici fatti segnare dall’atleta nel 1988 rispetto a tutte le sue stagioni precedenti, e la decisione della Griffith di ritirarsi poche settimane dopo i Giochi certo non aiuterà a sgombrare il campo dai dubbi, ma resta il fatto che l’americana non risulterà mai positiva a nessuno dei molti controlli. Scomparirà improvvisamente nel 1998, a soli 38 anni, per una crisi epilettica che la coglierà nel sonno. Tornando ai Giochi di Seoul, merita di essere ricordato il primo oro olimpico della carriera di Sergei Bubka, allora in gara per l’URSS, nel salto con l’asta, mentre nel nuoto dominerà lo statunitense Matt Biondi, vincitore di 5 ori (50 e 100 stile libero, staffette 4×100 e 4×200 stile libero e staffetta 4×100 mista). L’Italia non brilla particolarmente, ma il suo momento di gloria arriva nell’ultimo giorno di gare, grazie al successo di Gelindo Bordin in una maratona massacrante, corsa in condizioni climatiche al limite. Ottanta anni dopo il dramma di Dorando Pietri, la maratona azzurra ha la sua rivincita.

XXV Olimpiade, Barcellona (ESP), 25 luglio –9 agosto 1992
Atleti: 9.385 (2.723 donne), 304 Italiani
Nazioni: 169
Gare: 257
Dichiarazione d’apertura: re Juan Carlos I di Spagna
Giuramento: Luis Doreste Blanco
Ultimo tedoforo: Antonio Rebollo
Medagliere: CSI 112, Italia 19
Alfiere italiano: Giuseppe Abbagnale
Per ospitare le Olimpiadi, Barcellona stanzia una cifra impressionante (9,3 miliardi di dollari): la città viene rimessa completamente a nuovo, vengono costruiti nuovi impianti, addirittura un nuovo porto, e uno splendido villaggio olimpico. Il successo la ripagherà però di tutto con gli interessi, facendola tornare ad essere una delle più belle ed efficienti città del mondo. Tra Seoul e Barcellona il mondo ha visto enormi cambiamenti geopolitici: il crollo del Muro di Berlino, la riunificazione della Germania e l’effetto domino sull’URSS, ormai dissolta. Le ex repubbliche sovietiche sfileranno sotto le loro bandiere e parteciperanno sotto l’insegna della CSI, Comunità degli Stati Indipendenti, che vincerà il medagliere. Per una Germania che torna unita bisogna però fare i conti con la frantumazione della Jugoslavia, dove è in pieno svolgimento una sanguinosa guerra civile, mentre viene riammesso il Sudafrica. La cerimonia d’apertura è emozionante, con l’ultimo tedoforo, l’arciere paraplegico Antonio Rebollo, che accende il braciere olimpico scagliando una freccia incendiaria dalla sua sedia a rotelle. Al centro della scena, stavolta, è il torneo di basket, dove gli USA schierano la squadra più forte di tutti i tempi, non a caso chiamata subito “Dream Team”, una corazzata ingiocabile che realizzerà oltre 117 punti di media a partita e che vedrà in campo, tra gli altri, leggende come Michael Jordan, Larry Bird, Magic Johnson, Charles Barkley, Scottie Pippen, Pat Ewing e David Robinson. I 100 metri vengono vinti a sorpresa dal britannico Linford Christie, mentre nel nuoto esplode la stella russa di Alexander Popov. Per l’Italia doppio oro per Giovanna Trillini, campionessa nel fioretto individuale e a squadre, e vittoria commovente della nazionale di pallanuoto, che in una finale interminabile piega i padroni di casa per 9-8, con rete decisiva di Nando Gandolfi nel sesto tempo supplementare.

XXVI Olimpiade, Atlanta (USA), 20 luglio – 4 agosto 1996
Atleti: 10.328 (3.511 donne), 340 Italiani
Nazioni: 197
Gare: 271
Dichiarazione d’apertura: presidente degli Stati Uniti Bill Clinton
Giuramento: Teresa Edwards
Ultimo tedoforo: Muhammad Alì
Medagliere: USA 101, Italia 35
Alfiere italiano: Giovanna Trillini
Chi ha dato per scontato che l’Olimpiade del centenario si tenesse lì dove tutto era cominciato, ad Atene, non aveva fatto i conti con l’enorme potere, economico e mediatico, delle grandi multinazionali, potere cui neppure il CIO potrà rimanere indifferente. E così i Giochi del 1996 finiscono ad Atlanta, curiosamente sede della Coca Cola…
La cerimonia d’apertura è, come quattro anni prima, molto commovente: l’ultimo tedoforo è infatti Muhammad Ali, che accende il braciere olimpico pur mostrando al mondo gli evidenti segni del morbo di Parkinson. A Giochi iniziati scatta la paura per gli attentati, dopo che un ordigno rudimentale viene fatto esplodere durante un concerto all’Olympic Park, nella notte tra il 26 e il 27 luglio, causando un morto e un centinaio di feriti.
Quella di Atlanta sarà però, soprattutto, un’Olimpiade di grandi personaggi: nell’atletica il canadese Donovan Bailey vince l’oro stabilendo il nuovo primato mondiale, 9”84, mentre Carl Lewis, 35enne, chiude la sua gloriosa carriera vincendo l’oro nel salto in lungo. Sulla velocità lunga è il momento di Michael Johnson, campione nei 400 metri piani e nei 200, dove riuscirà anche ad abbattere, con un sensazionale 19”32, il record mondiale di Pietro Mennea stabilito nel ’79. Anche l’atletica femminile avrà il suo Johnson, nella corsa ben più elegante della francese Marie-José Perec, campionessa anche lei nei 200 e 400 metri piani. Grandi campioni tra i professionisti iscrivono finalmente il loro nome anche nell’albo d’oro olimpico: è il caso di Miguel Indurain (vincitore di 5 Tour de France consecutivi) che si impone nella cronometro di ciclismo, e di Andre Agassi, che vince il torneo di singolare maschile nel tennis. L’Italia offre una prova superlativa, conquistando quasi il doppio delle medaglie rispetto a Barcellona, malgrado la cocente delusione della pallavolo maschile, dove la squadra guidata da Julio Velasco, dominatrice della scena mondiale ormai da anni, viene sconfitta in finale dall’Olanda al quinto set. Juri Chechi è il re degli anelli nella ginnastica, Antonio Rossi vince due ori nella canoa (il secondo in coppia con Scarpa), Paola Pezzo è la prima campionessa di una nuova disciplina, la mountain bike. A loro si aggiungono le conferme della vecchia guardia dell’atletica leggera, come Andrei, Cova e Dorio.

XXVII Olimpiade, Sydney (AUS), 13 settembre – 1 ottobre 2000
Atleti: 10.647 (4.068 donne), 361 Italiani
Nazioni: 200
Gare: 300
Dichiarazione d’apertura: governatore generale dell’Australia William Deane
Giuramento: Rechelle Hawkes
Ultimo tedoforo: Cathy Freeman
Medagliere: USA 97, Italia 34
Alfiere italiano: Carlton Myers
Dopo tanti boicottaggi e separazioni, le Olimpiadi di Sydney sono finalmente i Giochi della riappacificazione: la Germania è ormai una sola, la Russia e tutte le repubbliche ex sovietiche hanno trovato un loro equilibrio, il Sudafrica è ormai a tutti gli effetti riammesso nello sport mondiale e perfino le due Coree sfilano unite sotto un’unica bandiera. Il braciere olimpico viene acceso dall’aborigena Cathy Freeman, scelta come simbolo dell’uguaglianza razziale, che sarà poi splendida vincitrice dei 400 metri piani. Proprio nell’atletica femminile si ha la stella (o almeno presunta tale, all’epoca) di questi Giochi, la sprinter statunitense Marion Jones, vincitrice di 3 ori e 2 bronzi, medaglie che le saranno però tolte nel 2007, quando ammetterà di aver assunto sostanze dopanti. Meglio guardare al nuoto, allora, dove l’australiano Ian Thorpe e l’olandese Peter Van den Hoogenband dominano la scena: il primo vincerà 3 ori e un argento, il secondo 2 ori ma si toglierà la soddisfazione di battere il rivale nella finale dei 200 stile libero. Il nuoto parlerà anche italiano, grazie a Massimiliano Rosolino (oro nei 200 misti, argento nei 400 stile libero e bronzo nei 200 stile libero) e a Domenico Fioravanti (nella foto), vincitore di 2 ori nei 100 e 200 metri rana. Dalla scherma arriva la consueta messe di medaglie: Valentina Vezzali è oro nel fioretto, sia individuale che a squadre, così come d’oro è la squadra di spada maschile. Di eccezionale significato tecnico e umano, per la vicenda personale che lo contraddistingue, è la vittoria di Maddaloni nel judo. Da segnalare, infine, la seconda vittoria consecutiva di una nazionale africana nel torneo di calcio, dopo la Nigeria a Barcellona, ora è la volta del Camerun.

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Gianluca Puzzo

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