Il punto della situazione sul graduale ritorno dei tifosi agli eventi sportivi, con i venti di positività in materia sanitaria che spingono favorevolmente; situazione globale purtroppo non omogena, anche allo sport.

La presenza di pubblico sugli spalti per il seguito di eventi sportivi va inevitabilmente di pari passo con la situazione sanitaria, che tra contagi, ricoveri e soprattutto l’avanzamento delle vaccinazioni migliora progressivamente.
Nella finale di Coppa Italia disputata lo scorso maggio presso lo stadio di Reggio Emilia, l’attenzione, oltre che al risultato sportivo, è stata rivolta al ritorno del pubblico sulle tribune, ridestando sensazioni sonore e visive alle quali non eravamo più abituati da diversi mesi, quasi un risveglio da un lungo letargo.
L’incontro è stato il primo di una serie di eventi con una presenza (seppur limitata) di tifosi, basti pensare alle semifinali e finali di basket italiano con l’ingresso consentito al 15% della capienza, mentre per le gare dopo il 1° giugno nel limite del 25%, comunque in deroga al limite di 500 persone.
Tutto questo dimostrando l’esecuzione di un tampone negativo nelle 48 ore precedenti all’evento, o in presenza di una certificazione che attesti la vaccinazione o la guarigione dal Covid-19 nei sei mesi prima.
Stessa procedura per la semifinale e finale del campionato di rugby, con l’accesso del pubblico consentito in misura non superiore ai 1000 spettatori, in deroga alla data del 1° giugno, ed in misura del 25% dell’impianto, superando il limite dei 1000 spettatori, per la finale.
Tornando all’ambito calcistico, al Mapei Stadium è stata consentita la presenza del 20% rispetto alla capienza, senza dimenticare lo svolgimento degli europe in rapporto al 25% della dispobilità dei posti, posizione che fa ben sperare in vista di settembre.
Parziale riapertura anche nelle ultime giornate della Premier League grazie all”avanzata campagna vaccinale, senza dimenticare la finale di Champions League disputata pochi giorni addietro a Porto che ha visto sfidarsi proprio due squadre inglesi, davanti a circa 16.000 spettattori rispetto alla capienza di circa 52.000, suscitando l’emozione di rivedere persone festose sulle tribune oltre al calore delle tifoserie, oltre a quella che sembrava una dimentica normalità della squadra vincitrice, nel condividere la festa con i propri beniamini, senza solamente quelle fredde comunicazioni virtuali.
I recenti Internazionali di tennis, che hanno visto l’ammissione di pubblico nella misura del 25% nei settori disponibili, prove di normalità anche dagli ultimi due turni della Premier League inglese col graduale rientro sulle tribune fino ad un massimo di 10mila spettatori.
Il globale calendario della Formula 1, rispecchia la situazione a macchia di leopardo, perchè se il Gran Premio di Monaco ha segnato il ritorno di 7.500 spettatori ovvero il 40% delle tribune, gli appuntamenti previsti in Canada e Turchia sono stati cancellati, altri posticipati per i rispettivi protocolli di quarantene oltre che alle misure di restringimento sociale.
Come non sintetizzare la situazione di caos della Copa America, campionato continentale delle nazionali sudamericane nel 2020 inizialmente previsto in Colombia-Argentina, poi rinviato di un anno per i fatti della pandemia che nel frattempo ha visto defilarsi la sede colombiana per interni problemi di ordine pubblico e senza più una sede a due settimane dal via per la rinuncia argentina alle prese con la drammatica fase pandemica ed in ultimo, la possibilità di ospitare la competizione in Brasile per una scelta piaciuta a pochissimi visto che la situazione non è certamente migliore.
Ovviamente in questo tema noi guardiamo al lato sportivo, ma l’aspetto sanitario resta prioritario.
Per non parlare delle Olimpiadi cui sarà consentito l’accesso al solo pubblico locale, ma anche qui non mancano malumori della popolazione.
Nell’aprile 2020 pubblicammo “E gli stadi diventarono ospedali”, focalizzando l’attenzione su come l’emergenza e lo stop di tutte le attività sportive, aveva costretto l’utilizzo degli impianti sportivi da convertire in strutture ospedaliere, alcuni dei quali oggi ancora impegnati ma come centri di vaccinazione.
In contrapposizione a quelle drammatiche settimane, dove l’Inno di Mameli suonava dai balconi, l’abbiamo cantato in occasione della cerimonia d’inaugurazione all’Olimpico di Roma di Euro 2020, bellissimo lo spettacolo offerto dagli organizzatori con la trascinante voce di Andrea Bocelli a cantare il Nessun Dorma di sfondo allo spettacolo pirotecnico, ma soprattutto il tifo dei sedicimila tornati sugli spalti a rappresentare un mondo intero.
Ma c’è di più, perché lo stadio di Wembley a partire dagli incontri degli ottavi di finale, potrebbe raddoppiare la capienza prevista per la fase a gironi consentendo l’ingresso a circa 45.000 spettatori, dove l’accesso all’impianto londinese avverrebbe sempre con l’esibizione di un tampone negativo effettuato nelle ventiquattro ore precedenti alla partita oppure la vaccinazione completa.
Dallo sport ancora una volta un messaggio, che va oltre il risultato in sé, immagini che passeranno alla storia come i tanti luoghi in questo momento riconvertiti a centri vaccinali utili per massimizzare il numero delle dosi a disposizione.
Ritornare al futuro, senza quelle orribili texture televisive utili a non fare percepire il vuoto sulle tribune, è certamente possibile.

