Giornata piena zeppa di cose da raccontare, l’undicesima della NFL, con tre splendide partite e gerarchie più chiare in ottica playoff, dove Denver si riprende la vetta della AFC a discapito dei Chiefs non più imbattuti, mentre nella NFC Seattle e New Orleans si confermano prime della classe.
Partiamo dalla partita della settimana, quella tra Denver Broncos e Kansas City Chiefs, che metteva di fronte due squadre molto attrezzate che militano nella stessa division, il miglior attacco contro la miglior difesa della lega. Il risultato non lascia adito a dubbi: 27-17 per i Broncos, capaci di una prestazione corale davvero convincente e continua che ha tritato lentamente ma progressivamente gli avversari, che fino a quel momento avevano concesso solo 12,3 punti a partita. I Chiefs ce l’hanno messa tutta, ma la loro difesa si è scontrata contro una linea offensiva di Denver che ha protetto Manning in maniera perfetta, lasciandolo indisturbato dentro la tasca a tessere il suo gioco con la consueta classe (323 yards totali). In attacco Kansas City ha messo sul campo tanta grinta, ma in alcuni momenti decisivi Alex Smith è parso troppo solo, vista la latitanza di Charles al suo fianco. Il momento chiave della gara dei Chiefs è arrivato già nel primo quarto: sotto 3-0, la difesa recuperava un fumble nato da un pasticcio tra Manning e Ball, consegnando un’ottima posizione al proprio attacco, il quale però sbagliava subito sulla prima azione, riconsegnando immediatamente il pallone ai Broncos. Contro uno squadrone come Denver certe occasioni vanno sfruttate, se si vuole vincere, perché non ce ne saranno altre; così è stato, infatti, perché Manning ha trasformato in uno splendido td pass per Julius Thomas quel regalo insperato, passando a condurre 10-0 e instradando così la partita sui binari del Colorado. E’ ormai assodato come ogni speranza di battere Denver mettendo la museruola al suo attacco e mirando a una partita a basso punteggio sia pura utopia: i Chiefs hanno segnato solo 10 punti in 55 minuti di football (l’ultimo td di Fasano è arrivato quasi allo scadere), davvero troppo poco. Tra quindici giorni, per la rivincita davanti al loro pubblico, dovranno essere bravi a cambiare strategia, ma resta il fatto che Denver è davvero uno squadrone.
Partita splendidamente infuocata è stata quella tra Carolina Panthers e New England Patriots, vinta dai padroni di casa grazie a una tenacia incrollabile e alla classe di alcuni suoi elementi, Cam Newton (nella foto) in testa. I Patriots sono partiti piano, messi in difficoltà dalla straripante aggressività degli avversari e dal frastuono assordante dello stadio, ritrovandosi ben presto sotto 10-0. A quel punto però l’asse Brady-Gronkowski, qb e tight-end, ha preso in mano la squadra, confezionando dei drive davvero di altissimo livello tecnico: a 10′ dalla fine del terzo periodo è arrivato il pareggio, 10-10, spezzato però nuovamente dai Panthers con il touchdown del 17-10. Un Cam Newton sensazionale nei passaggi e nelle corse mandava letteralmente in delirio il pubblico e a quel punto per New England sembrava tirare aria di disfatta. Niente di più sbagliato: a 12′ dalla fine Brady tirava fuori un altro coniglio dal suo inesauribile cilindro, centrando la meta del pareggio, e 6 minuti dopo i Patriots gelavano lo stadio con un field goal che li portava addirittura in vantaggio per 20-17! I Panthers sembravano accusare il colpo con un paio di drive buttati alle ortiche ma, spinti ancora una volta da un pubblico eccezionale, si rimettevano in moto in tempo per riaggiustare le cose: un field goal avrebbe consentito loro di pareggiare e rimandare la questione ai supplementari, ma Newton non si accontentava e a un solo minuto dal termine mandava ancora una volta in end zone Ted Ginn jr per l’ennesimo sorpasso, 24-20. Sotto di 4 punti, New England era a quel punto obbligata al touchdown, ma aveva ancora a disposizione tutti e tre i timeout, quindi le speranze non erano affatto perdute. Il drive finale è stato caotico, ma straordinariamente appassionante: partito dalle proprie 20 dopo un touchback, a metà campo Brady è costretto a giocare un 4° down e 10 ma ne esce da campione completando sul solito onnipresente Gronkowski. I Patriots arrivano fino a una ventina di yard dalla meta del successo, ma non riescono a trovare il colpo finale, finendo per perdere, anche con aspre polemiche verso gli arbitri, colpevoli di non aver segnalato un’interferenza in end zone sull’ultimo gioco allo scadere. Partita fantastica, ripeto, e Panthers che, con questo mix di sfrontatezza e classe, possono davvero puntare in alto. I Patriots hanno pagato alla distanza le molte assenze per infortunio patite in difesa, ma sono una squadra tosta, un osso davvero duro da rodere, e ancor di più lo saranno nei playoff.
Altro finale palpitante a New Orleans, con i Saints che rimontano 6 punti ai 49ers e li sorpassano a soli 2 secondi dalla fine. Per tre quarti di gara, la difesa di San Francisco fa la voce grossa, visto che i primi 17 punti segnati dai calinforniani sono tutti frutto di turnover recuperati (fumble su punt return trasformato in td, touchback in field goal e intercetto di Brooks portato poi in end zone da Vernon Davis). I Saints non stanno a guardare, ma certo, dopo gli sfracelli della settimana precedente, Brees e compagni sembrano avere le polveri un po’ umide dopo il touchdown iniziale, segnando la seconda meta solo grazie a un sensazionale kick return da 82 yard, che piazza l’attacco a due passi dalla end zone. Alla fine del terzo quarto, i 49ers sono avanti 20-14, con la prospettiva concreta di una vittoria cruciale per la loro stagione fin qui abbastanza deludente, ma hanno fatto i conti senza l’oste: nell’ultimo periodo soccombono per 121 yard a -7 (avete letto bene, l’attacco di San Francisco ha totalizzato sette yard all’indietro) e subiscono i nove punti che ribaltano la situazione, fissando il 23-20 finale. Due le chiavi di volta, a mio parere: il calo di pressione della linea difensiva dei 49ers su Brees e il fallaccio di Brooks proprio su Brees. Sul 20-17 per i 49ers, il linebacker assesta al qb avversario un placcaggio pericolosissimo, tra mento e collo, facendolo stramazzare a terra. Gli arbitri fischiano il fallo personale a Brooks, “roughing the passer”, con relativa penalizzazione di 15 yard, ma i Saints temono per qualche attimo di perdere il loro faro offensivo. Così, per fortuna, non è: Brees si rialza più inferocito che mai e, con lui, tutta la squadra si galvanizza, dando il via al crescendo irresistibile che la porterà alla vittoria. I Saints sono davvero forti, e con la seconda vittoria su San Francisco hanno confermato di essere la seconda forza della NFC, un gradino dietro gli straripanti Seattle Seahawks, capaci di rifilare 41 punti ai malcapitati Vikings. Su San Francisco inutile ripetersi: l’attacco non funziona, è banale, scontato e spesso mal eseguito, e la difesa non può vincere le partite da sola.
A proposito di violenza, tra tante belle giocate il weekend NFL ha portato anche un altro paio di brutte scene, oltre a quella appena descritta di Brooks su Brees: durante la vittoria (molto bella, ancora una volta in rimonta) degli Indianapolis Colts sui Titans, un difensore di questi ultimi, Erik Walden, durante un battibecco con un avversario, ha pensato bene di rifilargli una testata col casco mentre l’altro era a volto nudo, procurandogli fortunatamente solo un piccolo taglio. In arrivo per lui squalifica e super multa. Pieno stile Far West, invece, tra Jaguars e Cardinals, dove al termine di una mischia come tante uno dei difensori di Jacksonville, Jason Babin, si è rialzato stringendo in mano una ciocca dell’ormai ex folta chioma del running back avversario, Andre Ellington, strappatagli inavvertitamente durante il placcaggio. Qui nessun fallo (chi tiene i capelli lunghi fuori dal casco lo fa a proprio rischio e pericolo), ma l’immagine dello “scalpo” gettato in mezzo al campo ha fatto ben presto il giro di tutti media americani.
Nel prossimo turno una partita domina la scena in modo assoluto, lo scontro diretto tra New England e Denver, Brady contro Manning e chi più ne ha più ne metta. Una rivalità ultradecennale tra due futuri Hall of Famer che promette ancora una volta scintille: Denver deve vincere per non farsi scavalcare nuovamente dai Chiefs (prevedibilmente vincitori sui Chargers), mentre i Patriots devono vincere per non rischiare il loro posto nei playoff. Nel resto del programma, i Saints dovrebbero passeggiare sui Falcons ad Atlanta, i Panthers non devono distrarsi contro i Dolphins, i redivivi Giants vanno alla caccia della quinta vittoria di fila contro Dallas e i Colts non dovrebbero trovare particolari ostacoli sul campo dei Cardinals. Riposano, tra le altre, Seattle e Philadelphia, mentre il Monday Night vedrà i 49ers obbligati alla vittoria sul campo dei Redskins.
E’ incredibile come questo sport riesca a riservare così tante sorprese. Grazie per come le descrivi.