NFL ’24 wk9: i verdetti di metà stagione, Chiefs ed Eagles comandano

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Dopo nove delle diciotto giornate di regular season NFL, facciamo un giro d’orizzonte tra tutte le division, analizzando quanto fatto finora dalle franchigie e, soprattutto, le loro prospettive in ottica playoff.

AFC EAST
Comandano i Miami Dolphins (6-3), che in questa prima metà di stagione hanno confermato di essere una buona squadra ma, al tempo stesso, di non aver ancora compiuto quel salto di qualità verso il top. Non a caso, le loro tre sconfitte sono arrivate tutte contro squadre dal record positivo (Bills, Eagles e, domenica scorsa a Francoforte, Chiefs), mentre contro quelle di seconda fascia hanno dominato senza problemi. Sono i migliori della NFL nella red zone, con il 75% di segnature, e anche i numeri di Tagovailoa fanno impressione, si tratta solo di capire quando arriverà quel salto. Dietro di loro troviamo i Buffalo Bills (5-4), finora al di sotto delle aspettative: colpa degli infortuni e di una metà stagione storta per Josh Allen (9 intercetti), fatto sta che questi Bills non trovano pace né certezze, alternando prove brillanti ad assenze ingiustificate. Miracolosamente terzi i Jets (4-4), colpiti subito dalla sfortuna con l’infortunio ad Aaron Rodgers dopo un solo snap: si reggono in piedi grazie a una super difesa, ma l’attacco è una via crucis. Solo 8 td segnati in 8 partite (Miami ne ha segnati 10 in una sola, per capirci…), mai più di una meta segnata dall’attacco in una partita; hanno la giustificazione di aver perso la loro stella, ma anche con Zach Wilson in regia si potrebbe fare di più. Le loro prospettive di playoff sono legate alle voci di un miracoloso rientro di Rodgers in regular season, ma chi visse sperando sappiamo bene che fine fece. A chiudere la division troviamo i New England Patriots (2-7), squadra non così scarsa, nelle analisi precampionato, ma che si sta sciogliendo ogni settimana di più, pur tra le mani di Bill Belichick. La difesa ha perso per strada due pezzi importanti come Judon e Gonzalez, mentre l’attacco è il 31° del campionato come media punti a partita (solamente 15); con la linea falcidiata dagli infortuni e l’involuzione di Mac Jones, neppure un offensive coordinator esperto come Bill O’Brien può venirne fuori.

AFC NORTH
Division complessa da analizzare, finora dominata dai Baltimore Ravens (7-2), che non possono però permettersi il minimo calo, visto che dietro hanno tutto il resto del gruppo, Steelers, Browns e Bengals, tutte appaiate a 5-3. I Ravens sono a quattro vittorie consecutive (domenica scorsa hanno distrutto Seattle 37-3), hanno un Lamar Jackson con numeri da MVP e una difesa spettacolare, che concede solo 13.8 punti a partita agli avversari (la migliore in NFL) e che ha già messo a segno ben 35 sack (idem) con la sua pass rush. Jackson è il miglior qb della lega sia in percentuale di completi (71.5%) che nelle yard corse tra i suoi omologhi (440); se riesce a tenere questa forma fino alla fine, Baltimore è da titolo, non solo da playoff. Tra le loro inseguitrici, quella sulla carta più pericolosa e dotata è Cincinnati: dopo un avvio pieno di alti e bassi, molto legato alle condizioni fisiche di Burrow, ora i Bengals hanno cambiato marcia e sono a quattro successi consecutivi. Burrow sembra definitivamente guarito e nelle ultime quattro partite ha fatto registrare numeri da MVP, la difesa è quarta in campionato per forced fumble, un indicatore importante dello spessore del reparto. Accanto ai Bengals troviamo Cleveland, squadra imperniata su una grande difesa ma con troppi alti e bassi in attacco, legati soprattutto alle condizioni di Deshaun Watson. Il qb titolare dei Browns è stato a lungo fuori per problemi alla spalla di lancio, e solo ora sta tornando a riassaggiare progressivamente il campo, ma non è detto che sia già in condizione sufficiente da poter condurre la squadra ai playoff. Infine, ma sempre con un record di 5-3, ecco gli highlander della NFL, i Pittsburgh Steelers, una squadra che tira fuori il meglio di sé nelle situazioni disperate. Pickett & co. sono ormai specialisti in rimonte, e pur non avendo ambizioni di titolo, possono contare su una difesa fortissima e un attacco che, pur tra alti e bassi, sta trovando la propria identità, soprattutto con la palla a terra.

AFC SOUTH
Una division che, in preseason, era considerata senza padroni, ora un padrone sembra averlo trovato: sono i sorprendenti Jacksonville Jaguars, giunti al traguardo di metà stagione con un record di 6-2 frutto di ben 5 vittorie consecutive. Il cuore della squadra è la difesa, prima in NFL per turnover e terza contro le corse, fattore ancor più impressionante se si considerano i molti titolari che, a turno, sono stati fuori per infortunio. L’attacco dei Jax sembra vivere una congiuntura astrale per cui molti uomini chiave stanno giocando la miglior stagione delle rispettive carriere, Etienne jr., Engram, Kirk, il tutto orchestrato da un Trevor Lawrence che sta riuscendo a rimanere alla larga dai molti errori del passato. L’efficienza in red zone è da migliorare (47%), soprattutto in ottica dei pressoché certi playoff. La seconda piazza è degli Houston Texans (4-4), protagonisti di molti titoli nelle ultime settimane grazie soprattutto al nuovo “golden boy” della NFL, il qb C.J. Stroud, seconda scelta assoluta all’ultimo draft, che ha finora mostrato una crescita stupefacente anche tra i professionisti (470 yard e 5 touchdown domenica scorsa contro Tampa, 283.8 yard di media a partita, terzo qb rating NFL a 102.9, un solo intercetto). I problemi di Houston arrivano soprattutto fuori casa, ma se Stroud continua così possono dire la loro nella corsa alla Wild Card. Jaguars e Texans non dovrebbero avere grandi necessità di guardarsi le spalle, visto il rendimento di Colts (4-5) e Titans (3-5). Indianapolis ha perso per l’intera stagione il rookie qb su cui aveva puntato, Anthony Richardson, cui si sono aggiunti infortuni pesanti nella secondaria difensiva, che hanno creato non pochi problemi a una squadra già originariamente pensata con trazione offensiva. Due delle quattro vittorie sono arrivate in modo rocambolesco, una in overtime sui Ravens con un calcio da 50 yard e quella di domenica scorsa sui derelitti Panthers grazie a due intercetti riportati in end zone da Moore, che da cornerback ha segnato più punti del suo attacco. Situazione differente, pur con record simili, quella dei Tennessee Titans, il cui problema principale è l’inconcludenza in attacco. L’efficienza in red zone è davvero mediocre (solo il 34.6% di segnature), e se si considera che quattro delle cinque sconfitte subite finora dai Titans sono arrivate con lo scarto di una segnatura o meno, è evidente l’importanza cruciale di quel dato.

AFC WEST
Qui non c’è bisogno di scervellarsi per scoprire chi vincerà la division, visto il solco che i Kansas City Chiefs (7-2), campioni in carica, hanno già scavato tra loro e le contendenti. Le due sconfitte arrivate finora (contro Detroit all’esordio e contro Denver due settimane fa) sono sembrate più degli scivoloni da “domenica storta” che non dei veri e propri cali problematici. La loro evoluzione nel tempo appare sensazionale: da squadra tutta attacco e talento per lo show, i Chiefs sono ora una squadra rocciosa, costretta a concedere più di 20 punti solo in due occasioni, con una difesa che sta ripagando tutti gli investimenti fatti nella offseason. L’attacco è sempre più catalizzato dalla coppia Mahomes-Kelce, anche per oggettiva mancanza di talento in molti dei loro compagni; è una scommessa rischiosa, in un gioco duro come il football, ma se arrivano entrambi sani fino alla fine le ambizioni da titolo sono più che legittime. Dietro di loro c’è davvero poco: i Los Angeles Chargers (4-4) vengono da due vittorie di fila e sono una discreta squadra offensiva, specialmente con la palla in aria (nelle corse sono 22mi), ma la difesa contro i passaggi è la peggiore della NFL (286 yard concesse in media a partita). Molto meglio contro le corse (sesta assoluta), ma è davvero poco per sperare in qualcosa di più di una Wild Card. Peggio di loro sono i Las Vegas Raiders (4-5), in piena ricostruzione sia sulla sideline (il nuovo coach, Pierce, ha preso il posto di McDaniels esordendo con una vittoria sui Giants) che sul gridiron, dove hanno finalmente (e giustamente) deciso di scommettere sul loro rookie qb Aidan O’Connell anziché insistere su Jimmy Garoppolo, certamente più affidabile nell’immediato ma di nessuna prospettiva, vista l’età e la lunga storia clinica. Quanto ai Denver Broncos (3-5), meriterebbero un post a parte, vista l’imprevedibilità del loro rendimento. In questa prima metà di stagione la squadra di Sean Payton è passata dall’epocale tracollo contro i Dolphins (70 punti incassati, 10 td, 726 yard totali di cui 350 su corsa) ai due match contro i Chiefs, uno dei quali vinto, in cui hanno concesso un solo touchdown ai campioni in carica. E poi c’è l’equivoco irrisolto dell’attacco, in cui i Broncos producono molto di più con le corse che affidando la palla a quella che, in teoria, dovrebbe essere la loro stella, il qb Russell Wilson. Un vero rompicapo per Payton, difficilmente risolvibile in poche settimane.

NFC EAST
Solo la cabala, al momento, può fermare questi splendidi Philadelphia Eagles lungo la strada che conduce al Super Bowl: è dal 1974, infatti, che la squadra che perde la finale non riesce a farvi ritorno nella stagione seguente. Tutto il resto, invece, parla di una squadra robustissima, rodata, capace di gestire con freddezza ogni situazione di partita. L’attacco può contare su un trio delle meraviglie, formato dal qb Hurts (pur alle prese con problemi a un ginocchio) e dai due ricevitori A.J. Brown (già sopra le mille yard!) e DeVonta Smith. La linea offensiva è magnifica, così come quella difensiva. Qualche crepa s’intravede nelle secondarie, non a caso ventinovesime contro i passaggi, ma il rientro di alcuni infortunati e un paio di nuovi arrivi dal mercato dovrebbero rimettere a posto le cose. Dietro gli Eagles, gli unici con speranze di playoff sono i Cowboys, eterni incompiuti che anche quest’anno non trovano il salto di qualità. Le loro cinque vittorie sono arrivate contro squadre inferiori (record complessivo degli avversari 15-28), mentre hanno mancato nettamente i due appuntamenti top, perdendo malamente sia con i 49ers che con gli Eagles. La terza sconfitta è quella, inspiegabile, contro i Cardinals nella terza giornata; se alla fine dei giochi Dallas dovesse mancare la postseason per una vittoria, sapete in che direzione guardare. Alle spalle dei texani tengono un discreto passo i Washington Commanders, che sembrano aver trovato in Sam Howell un qb di prospettiva. Howell è secondo in yard lanciate (2.471) e settimo in td pass (14), ma è anche primo negli intercetti (10); deve crescere, com’è ovvio che sia, ma i numeri ci sono. Il vero problema è la sua linea offensiva, che ha concesso ben 44 sack in 9 partite alla pass rush avversaria, un’enormità, sack che hanno causato una perdita complessiva di 293 yard sul terreno. Con questi numeri, la vera notizia è che Howell sia ancora intero. Infine, sul fondo troviamo i malcapitati New York Giants (2-7) di questa stagione, con i primi due qb entrambi infortunati (Jones e Taylor) e con Saquon Barkley oramai prossimo al ritiro. Con soli 11.2 punti segnati a partita non c’è speranza di vittoria, meglio pensare alla prima scelta al prossimo draft.

NFC NORTH
Che bello vedere i Detroit Lions (6-2) nuovamente competitivi, in piena corsa per vincere il loro primo titolo divisionale dal 1993. Dopo anni passati sul fondo della classifica, è arrivato il tempo delle rivincite: merito principalmente di coach Campbell e di Jared Goff, mente e braccio di un attacco efficiente e bello da vedere. Non sono da titolo, ma se dovessero approdare alla post season con un record da match casalinghi diventerebbero pericolosi per chiunque. Dietro i Lions, troviamo un po’ a sorpresa i Minnesota Vikings, risollevatisi con quattro vittorie di fila da una partenza quasi disastrosa. Le prospettive non sono però particolarmente rosee, vista la situazione infortuni dell’attacco, che ha perso il qb titolare, Cousins, e il miglior ricevitore, Jefferson. Malgrado questo, però, i Vikings continuano a vincere, aggrappati a una difesa encomiabile (solo 17 punti concessi a partita) e ben diretta da Brian Flores, e ad un mix di quarteback, a partire da Dobbs, l’eroe di domenica scorsa ad Atlanta, che in qualche modo resta produttivo. La loro fortuna è che possono eventualmente permettersi qualche passo falso, vista la pochezza della concorrenza alle loro spalle. I Green Bay Packers (3-5) sono in piena tempesta da ricostruzione, come conferma anche la cessione del cornerback veterano Douglas ai Bills la settimana scorsa. Il qb scelto per il post Rodgers, Jordan Love, non sarà Brady ma è onestamente ingiudicabile, vista la pochezza tecnica dei ricevitori a sua disposizione e gli infortuni che hanno privato il suo reparto di due delle poche certezze della vigilia, il tackle sinistro Bakhtiari e il running back Aaron Jones. Ancor più pesante la situazione a Chicago, con i Bears (2-7) alle prese con infortuni (Justin Fields) e giocatori che chiedono di essere ceduti (Jaylon Johnson). Difficile che possa nascere qualcosa di buono in un’atmosfera così complicata; le speranze sono affidate al backup qb, il rookie Bagent, e al prossimo draft, che si spera possa portare l’uomo della svolta.

NFC SOUTH
Division ancora senza padroni, se si pensa che al momento, in testa, ci sono i New Orleans Saints (5-4), che di perfetto hanno ben poco, specialmente in attacco. La difesa, soprattutto la secondaria, è ottima, e con 12 intercetti è in cima alla NFL, ma il reparto offensivo ha davvero numeri preoccupanti: 28° per efficienza in red zone, 29° nelle yard per corsa, 18° nelle yard a partita. In un’altra division non sarebbero certo in testa, e invece eccoli a guidare il gruppo, con buone possibilità di playoff. La prima inseguitrice è Atlanta, pur con un record negativo (4-5) e il dilemma irrisolto del qb titolare, visto che sia Ridder che Heinicke hanno alternato lampi di classe a momenti di sconfortante mediocrità. In attacco sono altri i playmaker per i Falcons, ad iniziare dal running back, il rookie Drake London, già a quota 714 yard dallo scrimmage, proseguendo poi con Bijan Robinson, pregiato wide receiver. La difesa è stata rinforzata col mercato, ma se nessuno dei qb matura in fretta, è difficile che arrivino alla Wild Card. Alla terza piazza della division troviamo i Tampa Bay Buccaneers, reduci da un mese da incubo, foriero di quattro sconfitte consecutive che hanno fatto precipitare il loro record da 3-1 all’attuale 3-5. La responsabilità di questo crollo è da addossarsi principalmente alla difesa, passata dalle 318 yard a partita, concesse fino alla quarta giornata, alle 426 di media odierna. In questo quadro si incastra perfettamente la sconfitta di domenica scorsa contro i Texans, 39-37, subita nell’unica occasione in cui l’attacco dei Falcons era riuscito ad andare oltre i 30 punti segnati. Sul fondo della division troviamo, prevedibilmente, i Carolina Panthers (1-7); anche qui, un po’ come a Green Bay, tutti a puntare il dito sulle responsabilità del rookie qb Bryce Young, quando invece si prende poco in considerazione la pochezza qualitativa del materiale umano che gli è stato messo intorno. La stagione è andata, ma in queste condizioni non si può pretendere che sia un giocatore appena arrivato tra i professionisti a risollevare la baracca.

NFC WEST
Ormai li conosciamo bene, questi 49ers (5-3): a pieno organico sono una squadra da titolo, in grado di giocarsela testa a testa con chiunque. Ma appena iniziano a perdere qualche pezzo del mosaico, nel caso specifico Trent Williams e Deebo Samuel, ecco venire meno le certezze e l’efficienza. In queste situazioni non aiuta avere un qb sostanzialmente ancora inesperto come Purdy, il cui qb rating, dato molto interessante, crolla di 30 punti quando San Francisco è in svantaggio. Reduce da tre sconfitte consecutive dopo aver vinto le prime cinque, i 49ers hanno appena usufruito del loro turno di riposo; rientreranno domenica a Jacksonville, in un match che potrebbe darci risposte cruciali sul loro futuro. Alle loro spalle, ma solo per differenza punti visto che hanno lo stesso record, troviamo a sorpresa i Seattle Seahawks, forse avvantaggiati da un calendario favorevole. Per Pete Carroll & co. l’ora della verità si avvicina, visto che dalla 12ma alla 15ma giornata affronteranno due volte i 49ers e poi Eagles e Cowboys. Non devono guardarsi le spalle nella division, ma con questo calendario la corsa alla Wild Card è in salita. Sul fondo della division troviamo prima i Los Angeles Rams (3-6), che hanno scelto di puntare su rookie di talento (Nacua, Avila, Young) rinunciando ovviamente a qualcosa in termini di rendimento presente. I giovani stanno andando benissimo, e ricordiamo che al draft 2024 i Rams avranno la possibilità di una prima scelta, per aggiungere ulteriore talento giovane al loro roster. Sull’oggi non sono competitivi, ma il loro futuro è roseo. Chiude la division Arizona (1-8), dove alle difficoltà già previste in preseason se ne sono aggiunte di ulteriori, sotto forma di infortuni a catena. L’unica buona notizia è l’ormai imminente rientro in campo di Kyler Murray, qb irrinunciabile per questa squadra, con un playbook costruito praticamente su misura per lui. Anche perché i suoi sostituti, Dobbs (ceduto a Minnesota) e Tune, non hanno fatto nulla di che. Ovviamente per salvare la stagione è tardi, ma Murray può almeno rendere più interessante la seconda parte della regular season, anche per dare nuove motivazioni a una difesa che in alcuni momenti è sembrata davvero competitiva.

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Gianluca Puzzo

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