Modalità “Safety Car”

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Un commento sulle modalità con cui la Formula 1 sta affrontando la pandemia del Coronavirus. Restiamo a casa, ma pronti a ripartire.

Raccontare di sport in questo periodo può sembrare fuori luogo, la pandemia del Coronavirus non sta facendo sconti, i numeri dei contagi e delle persone decedute sono da bollettino di guerra. In gergo automobilistico, immaginiamo di stare dietro ad una Safety Car, vettura stradale di sicurezza che durante una gara, entra in pista in condizioni di pericolo come un incidente, una monoposto ferma in un tratto pericoloso, oppure in presenza di forte pioggia. Le monoposto si allineano con un’andatura lenta, ed i piloti con l’adrenalina in corpo non aspettano altro che di riprendere la competizione, tranne che non siano presenti delle condizioni meteorologiche avverse. In F1, dopo l’annullamento in extremis del Gran Premio d’Australia, è toccato anche ai successivi appuntamenti in Bahrein, Cina e Vietnam. Scorrendo il calendario, la quinta tappa dell’originario calendario 2020 è prevista in Olanda il 3 maggio, poi Spagna il 10 maggio e Montecarlo il 24 dello stesso mese. In molti pensano che le condizioni di normalità possano verificarsi dal mese di giugno, e quindi iniziare da Baku, ma in tutto questo il condizione è d’obbligo. A dimostrazione di come la situazione sia poco programmabile, ci ha pensato Ross Brawn (oggi direttore generale e responsabile sportivo della F1) a dichiarare la possibilità di un campionato a 17 o 18 gare, inserendo o recuperando delle gare nella pausa di agosto.

Calendario stravolto, quindi, così prende forma l’idea di organizzare più gare in week-end consecutivi, magari approfittando di quegli appuntamenti logisticamente più vicini, da svolgersi riducendo i giorni dei singoli appuntamenti tra prove, qualifiche e gara, da tre a due giorni. Nel frattempo, i team rientrati nelle rispettive sedi hanno continuato a lavorare, fino alla notizia diramata dai vertici della F1, i quali hanno deciso di anticipare la sosta estiva relativa alla chiusura delle fabbriche, proprio in questo periodo tra marzo ed aprile. Una scelta sensata, innanzitutto per allinearsi alle rigide misure di quarantena, ma ad ampio raggio l’idea è proprio quella di “riempire” la pausa che era prevista ad agosto. Questa decisione ha delle ripercussioni anche sulla competizione, poiché considerato che il regolamento sportivo, che fino al primo Gran Premio (ad oggi non disputato) lascia libertà di sviluppo su aerodinamica e power-unit, ora tende a conservare quei valori che avremmo visto a Melbourne, in quanto i team sono limitati nello sviluppo delle vetture nonostante una lunga pausa. Argomento che non riguarda solo i top-team, perché ad esempio tra i diretti interessati c’è la Racing Point che, disponendo di una vettura praticamente simile alla Mercedes della passata stagione, nella parte iniziale puntava a sfruttare questo fattore, anche in considerazione del lavoro in ottica 2021, che ad un certo punto metterà i tutti di fronte ad un bivio; argomento (anche questo) che potrebbe indurre a spostare la prevista rivoluzione tecnica al 2022.

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Andrea La Rosa

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