Il 2020 di SportOne (4a parte)

I

Nel mese di giugno riprendono molte competizioni con rigidi protocolli di sicurezza, per contrastare l’emergenza sanitaria. Per la prima volta, assistiamo a scenari anonimi privi di pubblico, ma il segnale importante quello della ripresa.

Il Leganes ricorda sulle tribune i propri tifosi scomparsi per la pandemia

GIUGNO
E’ tempo di ripartenza per alcune importanti manifestazioni sportive.
Formula 1 e MotoGp annunciano l’accensione dei motori nel successivo mese, parte ufficialmente la stagione della IndyCar statunitense, dove debutta l’Aeroscreen, parabrezza protettivo per la testa dei piloti.
L’Nba, comunica il ritorno sul parquet da luglio con partite raggruppate in Florida al Disney World.
Riprendono molti campionati di calcio europei (ad eccezione di quello francese), incluso quello italiano che dopo tre mesi di lacrime e morte si riprende la scena.
Il Napoli in finale vince la Coppa Italia ai rigori contro la Juventus, ma è impressionante l’eco dello speaker che nel vuoto annuncia le formazioni, poi l’ingresso in campo degli arbitri e delle squadre a scaglioni, con una texture televisiva che simula la presenza di spettatori.
In precedenza prima delle partite di ritorno delle semifinali, è da pelle d’oca il minuto di raccoglimento dove gli atleti, si dispongono lungo il perimetro del cerchio di centrocampo ad applaudire tre addetti del personale sanitario posizionati nel mezzo, come ringraziamento a coloro che sono stati e continuano ad essere impegnati a salvare vite contro il Covid.
Una toccante storia viene dalla Spagna, dove il Leganes alla ripresa del campionato omaggia i propri tifosi abbonati morti nella pandemia, con un mazzo di fiori ed una maglietta col numero 12 posizionati laddove erano soliti sedere prima della pandemia.
Dal virus al calcio, è questo il messaggio realizzato con una toccante coreografia dai tifosi dello Zenit Pietroburgo alla Gazprom Arena: nella sfida contro il Krylya Sovetov compare la gigantografia di un uomo in maschera che maneggia il virus trasformato in pallone.
E’ tempo di primi verdetti: il Bayern Monaco vince la Bundesliga (trentesimo della storia e l’ottavo consecutivo), il Liverpool conquista dopo trent’anni la Premier League.
Il calcio femminile italiano dopo l’interruzione del campionato assegna lo scudetto la Juventus (il

terzo di fila), in testa con nove punti di vantaggio sulla seconda a sei gare dal termine; in Serie B fa festa il Benevento che dopo due anni torna nella massima serie. L’Uefa ufficializza date e modalità per concludere la stagione. Champions League con la formula della Final Eight a Lisbona ad agosto e gare ad eliminazione diretta, stesso criterio per l’Europa League da disputare in quattro città tedesche, con gara unica per Inter-Getafe e Roma-Siviglia, uniche partite degli ottavi di cui non è mai stata disputata l’andata, mentre per gli altri sei incontri viene prevista la disputa della gara di ritorno nella sede originaria.
Chiaramente lo scenario delle “porte chiuse” è avvilente per lo spettacolo, ma per comprendere quanto siano necessarie tali misure ci pensa (suo malgrado) il tennista Djokovic, positivo al virus insieme ad altri colleghi, dopo aver organizzato l’Adria Tour, torneo nei Balcani con fini benefici senza il rispetto del distanziamento sociale.
Cancellata la maratona di New York.
Ma la positiva scia di eventi che portano verso una parziale normalità, è squarciata dall’incidente di Alex Zanardi che, durante una staffetta di beneficenza, perde il controllo dell’handbike scontrandosi con un mezzo pesante; fiato sospeso per le gravi condizioni e gli interventi neurochirurgico e maxillo-facciale.
E’ un mese dove salutiamo diversi campioni.
Si spegne a 90 anni l’ex motociclista italiano Carlo Ubbiali, vincitore di nove titoli mondiali tra il 1949 ed il 1960, 39 gare vinte e 68 podi in 74 disputate.
Lutto nel mondo del calcio, per la scomparsa di Mario Corso, campione della grande Inter degli anni Sessanta. Se ne va anche Pierino Prati, campione europeo nel ’68 e vice campione del mondo due anni dopo, bomber del Milan (ma anche della Roma) che vinse la Coppa dei Campioni nel ’69 e della Coppa Intercontinentale nello stesso anno.
La pallanuoto piange il 47enne ungherese Tibor Benedek, tre medaglie d’oro olimpiche, cinque coppe dei campioni, sei campionati ungheresi e sette italiani con la Pro Recco, campione europeo e del mondo.

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Andrea La Rosa

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